Corriere della Sera

La ragazza (e gli altri figli) sull’auto per i genitori

- (ha collaborat­o Anna Campaniell­o) di Andrea Galli

Nell’assolutism­o di una fotografia simbolica, quale è questa ambientata a Como — e da subito fra le icone che rimarranno —, nulla è casuale. Non lo è la genesi dell’immagine stessa, una figlia sulla cappotta della macchina per avvicinars­i alla finestra del reparto della madre ricoverata: un residente ha visto, scattato con il cellulare e postato su Facebook. Non è casuale il luogo: siamo lungo il perimetro dell’ospedale Valduce, tra i più gravati dall’emergenza; la strada è in leggero pendio e l’altitudine permette una visuale più ravvicinat­a. Altre figlie e nipoti, dicono i medici, lo hanno fatto in un passato recente; altri, dopo questa fotografia, lo faranno nei prossimi giorni.

Le verifiche del Corriere hanno permesso di appurare che l’azione della figlia non è stata un tentativo privo di elementi concreti. Nella misura in cui la stanza in questione, collocata al primo piano, ospita trentuno persone, tutte malate di Covid, e divise in due parti. In quella più interna, a ridosso dello spazio degli infermieri, ci sono i malati più gravi; nella parte più esterna, ovvero verso la finestra, riposano i casi al momento meno critici, pur nella generale drammatici­tà. Non che la situazione della mamma non sia preoccupan­te. Al contrario. Nel rispetto della privacy, diciamo che ha un’età compresa tra i sessanta e i settant’anni, e che, se ne ha le forze, può per brevi istanti alzarsi dal letto. Non è dunque escluso che abbia visto la figlia, la cui permanenza sulla cappotta, ha scritto su Facebook quel residente, è proseguita per ore. Lei ferma, immobile, sul tetto della Land Rover, nonostante il freddo.

In quest’ospedale, l’altroieri, se non fossero riusciti a trovare posti letto disponibil­i, e recuperati nella ex Fiera a Milano e in Valtellina, tre pazienti sarebbero forse deceduti. Como e Varese sono le terre devastate dalla seconda ondata. Oltre che irrispetto­so per tutti, definire le zone le «nuove Bergamo e Brescia», ripetono i medesimi medici, non aiuta a inquadrare lo scenario. Come abbia potuto la sanità nazionale e lombarda non trarre lezione dalla scorsa primavera e «permetters­i» altri errori, lasciando dilagare il virus in Lombardia senza approntare piani alla vigilia, sarà un lungo dibattito futuro. Tra il Valduce e l’altro ospedale comasco, il Sant’Anna, interi reparti sono stati trasferiti in provincia (cardiologi­a) e chiusi (pediatria). Il numero di dottori e infermieri contagiati è alto. Se è vero che escono i dimessi, è vero che lo spazio viene subito occupato da nuovi malati.

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Sul tettuccio La giovane, in piedi sul tetto dell’auto, alla ricerca della mamma ricoverata per Covid a Como

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