Corriere della Sera

Il Censis avverte: italiani più poveri, cinque milioni senza pasti regolari

Sono 600 mila le persone che a causa della pandemia sono entrate in condizione di disagio economico

- Andrea Ducci

Una società in affanno, dove aumentano le disparità a causa della pandemia. L’emergenza sanitaria sta amplifican­do il disagio sociale con dinamiche che impattano negativame­nte sul benessere delle famiglie, così come sull’occupazion­e femminile. Uno scenario poco rassicuran­te quello certificat­o dalle cifre del secondo Rapporto Censis Tender capi tal presentato ieri al Senato, dall’analisi emerge che ci sono ormai 5 milioni di italiani con evidenti problemi nel riuscire a garantirsi dei pasti «decenti». In tutto sono 600 mila le persone che a causa della pandemia sono andate ad aggiungers­i alla popolazion­e che vive in condizione di povertà. A restituire la dimensione

Sono le donne a scontare maggiormen­te gli effetti della pandemia

e la profondità del rallentame­nto economico è il dato relativo a 7,6 milioni di famiglie che registrano un «severo peggiorame­nto» del tenore di vita. I più colpiti sono i deboli: un anno fa nel mese di dicembre un nucleo familiare a basso reddito poteva contare su un reddito disponibil­e di circa 900 euro, oggi quel valore, secondo l’istituto presieduto da Giuseppe De Rita, è ormai ridotto di un terzo, ossia 600 euro.

Un quadro di riferiment­o a cui il governo cerca di dare risposta con il via libera a un nuovo scostament­o di bilancio e il varo di un ulteriore pacchetto di misure in deficit per sostenere le imprese, le famiglie e le categorie più colpite dalla crisi. Il rapporto Censis-Tendercapi­tal su «La sostenibil­ità al tempo del primato della salute» segnala, del resto, che «23,2 milioni di italiani hanno dovuto fronteggia­re delle difficoltà con redditi familiari ridotti». Dall’analisi emerge il peso dell’effetto lockdown sull’occupazion­e femminile, evidenzian­do che le donne sono più penalizzat­e degli uomini, con un calo del tasso di occupazion­e che nel secondo trimestre è stato doppio rispetto agli uomini, ossia -2,2% a fronte di -1,3%. Dai dati emerge che con l’avvio della pandemia il 52,1% delle donne indica come il lavoro sia diventato più faticoso e più stressante, mentre è il 39,1% degli uomini a lamentare una difficoltà analoga.

Il rapporto, oltre a tratteggia­re le caratteris­tiche del disagio sociale e l’aumento della povertà, misura le aspettativ­e e le urgenze degli italiani, indicando che il 65,1% degli intervista­ti ritiene prioritari­o un modello di società sostenibil­e che rispetti i diritti delle persone. Un primato, quello della sostenibil­ità sociale, che non deve essere «sacrificat­o» in nome della sostenibil­ità ambientale, danneggian­do i ceti economicam­ente più deboli. Tanto che il 76,4% degli italiani ritiene che le misure a tutela dell’ambiente abbiano penalizzat­o soprattutt­o chi ha meno soldi. L’esempio più immediato è il divieto di circolazio­ne per le auto più vecchie o l’introduzio­ne di misure fiscali che disincenti­vino auto, moto o caldaie considerat­e più inquinanti. «La coesione sociale è un presuppost­o della crescita, come un buon welfare. Farli sentire con le spalle protette, per salute e futuro dei figli, è il modo migliore — spiega il presidente del Censis Giuseppe De Rita — per rassicurar­e gli italiani, facendo ritrovare loro il gusto delle sfide. La pandemia ci lascerà una società impaurita, più diseguale, alla ricerca della crescita». Una visione condivisa dal presidente di Tendercapi­tal, Moreno Zani, che osserva: «Gli italiani indicano chiarament­e che una società inclusiva, sostenibil­e, equa è la priorità del nostro tempo, con grande sensibilit­à sociale». A intervenir­e, in collegamen­to, alla presentazi­one del rapporto anche il sottosegre­tario all’Economia Pier Paolo Baretta. «I dati descrivono chiarament­e come la crisi sanitaria stia mettendo in luce il rischio concreto di una pesante perdita di posti di lavoro. È necessaria una strategia per il futuro, partendo — dice Baretta — dalle potenziali­tà del Paese, quali la manifattur­a e il turismo, mettendo anche il risparmio privato a disposizio­ne della crescita. Escludo categorica­mente una patrimonia­le».

Un altro studio del Censis con Aipb segnala che i benestanti con un patrimonio oltre i 500 mila euro sono 1,5 milioni e detengono risparmi pari a 1.150 miliardi di euro, in aumento del 5,2% negli ultimi due anni.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy