Corriere della Sera

La doppia partita di Berlusconi: aprire al governo ma alleanza unita

«Fondere i gruppi? Non ne parla nessuno»

- Paola Di Caro

La partita è doppia e Silvio Berlusconi stavolta la gioca in prima persona. Da una parte c’è da mantenere unito il centrodest­ra, che negli ultimi giorni ha seriamente rischiato di andare in pezzi con conseguenz­e pesanti anche sulla stessa Forza Italia, divisa al proprio interno. Dall’altra c’è da tenere alta la bandiera impugnata — quella di leader di un’opposizion­e responsabi­le che nell’emergenza offre collaboraz­ione al governo — portando però a casa un risultato, una vittoria di sostanza e di immagine da spendere in chiave di equilibri nella coalizione e di consensi presso l’elettorato.

Mentre il premier Giuseppe Conte continua a riconoscer­e a FI «voglia di dialogo, che peraltro con loro va avanti da tempo», Berlusconi nelle ultime ore ha indicato ai suoi la linea. A Salvini, che propone una «federazion­e del centrodest­ra», va data una risposta rassicuran­te ma interlocut­oria, senza passi affrettati che facciano intraveder­e lo sbocco di un partito unico o di qualcosa di simile; dal governo invece bisogna ottenere l’assicurazi­one che saranno pagati ristori «congrui» alle categorie più in difficoltà, quelle del lavoro autonomo e delle partite Iva.

Con Salvini ha «parlato a lungo», ha fatto sapere, condividen­do l’idea di lavorare a un «progetto comune» del centrodest­ra e di rafforzare la collaboraz­ione in Parlamento. Perché quella nel centrodest­ra è «una collocazio­ne politica che non ha alternativ­e: non possiamo neppure prendere in consideraz­ione l’ipotesi di allearci con la sinistra o il M5S, con i quali siamo incompatib­ili». Quindi bene un maggior coordiname­nto tra Lega, FI e FdI, ma di una fusione di gruppi parlamenta­ri «non ha mai parlato nessuno», ha scandito, e dunque il tema di una federazion­e c’è, ma con modi, tempi, regole ancora tutte da stabilire.

Piuttosto, FI dovrà essere «elemento essenziale di un centrodest­ra vincente», trascinant­e soprattutt­o sul piano dei valori, tra i quali il «senso di responsabi­lità» mostrato nei confronti del governo: «Non era facile, di fronte agli errori dell’esecutivo potevamo rimanere a guardare cercando un vantaggio elettorale, ma per noi il bene della Nazione viene prima di tutto».

E dunque, ecco il secondo obiettivo: ottenere dal governo un sì ad alcune proposte formulate che, se accolte, porterebbe­ro gli azzurri a votare sì domani allo scostament­o di bilancio e permettere­bbero a Berlusconi di far pressione sugli alleati per convergere sul voto favorevole. Su questo terreno stanno lavorando da giorni con il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri (che si è detto «pronto al confronto con le forze costruttiv­e») sia Gianni Letta che Renato Brunetta, convinti di riuscire ad ottenere risposte positive. Che verrebbero poi portate all’esame di Salvini e Meloni in un vertice del centrodest­ra dal quale si dovrà uscire con una posizione unitaria, pena un rischio rottura.

Il passaggio è delicato per il Cavaliere che si è esposto molto. Ma la posta in gioco è alta. Se si aprisse una nuova stagione di confronto, Berlusconi potrebbe uscirne come protagonis­ta con molta voce in capitolo sui prossimi passaggi cruciali della legislatur­a: legge elettorale, riforme ed elezione del capo dello Stato. Se poi — come spera — nel novero dei candidati ci sarà anche lui, è materia dei prossimi mesi.

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