«Per Rousseau problemi di budget»
Casaleggio: mancano 175 mila euro, altre strade per autofinanziarci. Lascia il M5S la deputata Siragusa
La difficoltà del M5S si rispecchia anche nei numeri, che continuano a non tornare. Il bollettino pentastellato deve infatti registrare un altro campanello d’allarme: i conti di Rousseau sono sempre più in rosso. Non è una novità. Ma ieri il bilancio lo ha stilato in pubblico Davide Casaleggio, fondatore del braccio operativo che nella testa del fondatore Gianroberto avrebbe dovuto essere lo strumento per concretizzare la «democrazia diretta». Continuano a essere troppi i parlamentari e i consiglieri regionali che non versano a Rousseau i 300 euro mensili previsti dagli accordi nel Movimento. La lista dei morosi è sempre più lunga e dimostra una certa disaffezione al progetto.
«Mancano 175 mila euro rispetto al budget che avevo immaginato — ammette Casaleggio presentando il piano 2020-2021 dell’associazione —, dobbiamo pensare al rilancio del progetto Rousseau. Abbiamo deciso di proporre un piano con attività e progetti che alimenti un autofinanziamento che possa compensare i gravi e mancati introiti previsti e aggregare i contributi necessari». Che in pratica significa che Rousseau dovrà cercare finanziatori anche fuori dagli eletti del Movimento.
Le difficoltà ci sono, ma il presidente di Rousseau rilancia: «Il M5S è riuscito a mantenere efficienza restituendo anche allo Stato — aggiunge Casaleggio —. Quindi Movimento e Rousseau, assieme, hanno mantenuto un’efficienza di costi amministrativi ineguagliata nel contesto dei partiti italiani».
Ma ieri, a rendere fosco il quadro, è arrivato l’ennesimo addio al gruppo pentastellato di Montecitorio: Elisa Siragusa è la ventisettesima deputata a lasciare da inizio legislatura. «I Cinque Stelle hanno venduto l’anima», è stato il suo sfogo.
Sul fronte prettamente politico è il leader reggente Vito Crimi ad annunciare che il
Movimento dovrà «dotarsi di organizzazione e regole all’altezza». La necessità di avviare una ricostruzione è contenuta nel documento di sintesi finale degli Stati generali, che sarà votato dagli attivisti, che sono però ancora in attesa dei risultati dettagliati del congresso (virtuale) pentastellato appena concluso. Ma il punto chiave, come noto, sarà l’istituzione di un organo collegiale che sostituirà la figura monocratica del capo politico: «Si avvia questa profonda riforma — scrive il deputato “ortodosso” Luigi Gallo —: finisce l’epoca dell’uomo solo al comando».