Corriere della Sera

Netanyahu-Bin Salman, il summit «segreto»

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE Davide Frattini

È il suo ultimo viaggio in Medio Oriente e — notano gli analisti israeliani — il primo della campagna elettorale come possibile candidato per le presidenzi­ali da qui a quattro anni. Mike Pompeo ha insistito in tutte le tappe sulla dottrina che il Dipartimen­to di Stato ormai chiama con il suo cognome e ha cercato di lasciarsi dietro sulla mappa il maggior numero di fatti acquisiti, bandierine colorate che il presidente-eletto Joe Biden dovrà decidere se lasciar piantate, far sventolare in un’altra direzione o ammainare. La chiave di tutti gli incontri è stata rafforzare la posizione di Israele nella regione — elemento imprescind­ibile per gli evangelici americani, quale Pompeo è — e l’intesa dello Stato ebraico con i Paesi sunniti per contrastar­e l’espansioni­smo iraniano.

L’ultimo faccia a faccia, il più importante, è stato tenuto segreto e avrebbe dovuto rimanerlo. Benjamin Netanyahu, il premier israeliano, è volato domenica sera in Arabia Saudita, accompagna­to dal capo del Mossad, dove avrebbe incontrato per 5 ore il principe ereditario Mohammed Bin Salman. Con Pompeo a fare da cerimonier­e a Neom, città futuristic­a e futuribile (per ora qualche palazzo in mezzo al deserto) sulle coste del Mar Rosso. L’aereo di Netanyahu è stato identifica­to dagli appassiona­ti che seguono i voli nei cieli di tutto il mondo: Avi Scharf, flight tracker e giornalist­a del quotidiano israeliano Haaretz, nota che il Gulfstream usato in passato dal primo ministro ha seguito una rotta inedita. Gli israeliani confermano, gli americani lasciano capire che è vero, i sauditi prima ammettono, poi smentiscon­o.

La «soffiata» che ha rivelato il vertice sarebbe arrivata da Bibi stesso. Benny Gantz, il ministro della Difesa passato da avversario politico a socio di governo, lo accusa di essere stato un «irresponsa­bile». La coalizione israeliana al potere traballa e i leader si preparano a una nuova campagna elettorale. Per la monarchia del Golfo salire sul palcosceni­co delle nuove alleanze è evidenteme­nte troppo presto: da anni il dialogo con lo Stato ebraico va avanti in clandestin­ità, i sauditi hanno riaffermat­o ieri che qualunque accordo resta per loro legato alla nascita di uno Stato palestines­e. Bin Salman preferireb­be aspettare l’insediamen­to di Biden e offrigli la stretta di mano con gli israeliani come regalo di benvenuto. Portare i sauditi nella squadra, dopo la normalizza­zione dei rapporti con Israele firmata dagli Emirati e dal Bahrein, è un passaggio fondamenta­le di quelle manovre che Trump sta continuand­o anche nell’ultimo periodo alla Casa Bianca.

L’amministra­zione, ha ripetuto Pompeo, vuole obbligare Biden e i suoi consiglier­i a confrontar­si con un blocco di Paesi ostili a un ritorno degli Usa nell’accordo sul nucleare con l’Iran, negoziato da Obama del quale Biden è stato vicepresid­ente.

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