Netanyahu-Bin Salman, il summit «segreto»
È il suo ultimo viaggio in Medio Oriente e — notano gli analisti israeliani — il primo della campagna elettorale come possibile candidato per le presidenziali da qui a quattro anni. Mike Pompeo ha insistito in tutte le tappe sulla dottrina che il Dipartimento di Stato ormai chiama con il suo cognome e ha cercato di lasciarsi dietro sulla mappa il maggior numero di fatti acquisiti, bandierine colorate che il presidente-eletto Joe Biden dovrà decidere se lasciar piantate, far sventolare in un’altra direzione o ammainare. La chiave di tutti gli incontri è stata rafforzare la posizione di Israele nella regione — elemento imprescindibile per gli evangelici americani, quale Pompeo è — e l’intesa dello Stato ebraico con i Paesi sunniti per contrastare l’espansionismo iraniano.
L’ultimo faccia a faccia, il più importante, è stato tenuto segreto e avrebbe dovuto rimanerlo. Benjamin Netanyahu, il premier israeliano, è volato domenica sera in Arabia Saudita, accompagnato dal capo del Mossad, dove avrebbe incontrato per 5 ore il principe ereditario Mohammed Bin Salman. Con Pompeo a fare da cerimoniere a Neom, città futuristica e futuribile (per ora qualche palazzo in mezzo al deserto) sulle coste del Mar Rosso. L’aereo di Netanyahu è stato identificato dagli appassionati che seguono i voli nei cieli di tutto il mondo: Avi Scharf, flight tracker e giornalista del quotidiano israeliano Haaretz, nota che il Gulfstream usato in passato dal primo ministro ha seguito una rotta inedita. Gli israeliani confermano, gli americani lasciano capire che è vero, i sauditi prima ammettono, poi smentiscono.
La «soffiata» che ha rivelato il vertice sarebbe arrivata da Bibi stesso. Benny Gantz, il ministro della Difesa passato da avversario politico a socio di governo, lo accusa di essere stato un «irresponsabile». La coalizione israeliana al potere traballa e i leader si preparano a una nuova campagna elettorale. Per la monarchia del Golfo salire sul palcoscenico delle nuove alleanze è evidentemente troppo presto: da anni il dialogo con lo Stato ebraico va avanti in clandestinità, i sauditi hanno riaffermato ieri che qualunque accordo resta per loro legato alla nascita di uno Stato palestinese. Bin Salman preferirebbe aspettare l’insediamento di Biden e offrigli la stretta di mano con gli israeliani come regalo di benvenuto. Portare i sauditi nella squadra, dopo la normalizzazione dei rapporti con Israele firmata dagli Emirati e dal Bahrein, è un passaggio fondamentale di quelle manovre che Trump sta continuando anche nell’ultimo periodo alla Casa Bianca.
L’amministrazione, ha ripetuto Pompeo, vuole obbligare Biden e i suoi consiglieri a confrontarsi con un blocco di Paesi ostili a un ritorno degli Usa nell’accordo sul nucleare con l’Iran, negoziato da Obama del quale Biden è stato vicepresidente.