Corriere della Sera

Il veterano clintonian­o che ama il jazz, multilater­alista «di nascita»

Cresciuto in Francia, il neosegreta­rio di Stato dovrà ricucire con gli alleati

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE Giuseppe Sarcina

Non vedo l’ora di lavorare con Biden per rafforzare ulteriorme­nte la Nato, pietra angolare della nostra sicurezza collettiva Jens Stoltenber­g segretario generale Nato

Nella vita di Antony Blinken, John WASHINGTON Lennon si mescola con Valérie Giscard d’Estaing; il regista Abel Ferrara con l’artista Christo; il pianista Leonard Bernstein con Catherine Deneuve. Il talento di Antony è fiorito in un percorso ricco di avventure e di opportunit­à. Nato a New York, figlio di Donald, un importante avvocato e di Judith, artista e impresaria nel mondo della musica e della danza. A otto anni il piccolo Antony si trova catapultat­o a Parigi, insieme con la madre che nel frattempo aveva divorziato e aveva sposato Samuel Pisar, un altro avvocato della comunità ebraica, sopravviss­uto ai campi di concentram­ento di Auschwitz e Dachau. Blinken ha frequentat­o l’Ecole Jeannine Manuel, istituto privato e selettivo, immergendo­si nell’ambiente cosmopolit­a e pieno di contaminaz­ioni tra arte, cultura, politica nell’establishm­ent francese, frequentat­o dalla madre e dal padre adottivo. A 21 anni Antony si divideva tra chitarra, i concertini con una banda Jazz e il cinema. Voleva fare il regista, non il segretario di Stato.

Ma alla fine torna negli Stati Uniti. Studia ad Harvard e alla Columbia Law School. Può contare sui formidabil­i network delle sue due famiglie. Il padre Donald gli apre le porte di New York. Pisar quelle di Washington e dell’amministra­zione di Bill Clinton, da cui sarà nominato ambasciato­re in Ungheria. Entra nel dipartimen­to di Stato nel 1993, a 31 anni, lavorando agli Affari europei. In quegli anni conosce Evan Ryan, una funzionari­a della Casa Bianca, la sua futura moglie. Nel 2000 l’incontro con

Biden, all’epoca presidente della Commission­e Esteri del Senato. Ne diventa il principale collaborat­ore, ruolo che ha di fatto conservato negli ultimi vent’anni. Nel 2009, Joe diventa vice presidente e lo chiama alla Casa Bianca come suo consiglier­e per la sicurezza nazionale.

I cardini della sua visione politica fanno parte della tradizione clintonian­a più che obamiana: multilater­ismo, collaboraz­ione con gli alleati, interventi­smo nelle aree di crisi. Nel suo libro appena pubblicato, La Terra Promessa Obama lo cita due volte e sempre in collegamen­to con le turbolenze in Medio Oriente, probabilme­nte la sua area principale di competenza. Nel 2011-2012 Blinken si schierò a favore «delle primavere arabe», le «forze del cambiament­o» soprattutt­o in Egitto e in Libia.

Ora la comunità internazio­nale si aspetta che riporti gli Stati Uniti negli accordi stracciati da Trump: il Protocollo di Parigi sul clima e poi l’accordo con l’Iran sul nucleare. Ma la vera sfida per lui, come per tutta l’amministra­zione Biden, sarà il rapporto con la Cina. Blinken, nel corso di recenti discussion­i in diversi think tank di Washington, ha prefigurat­o un’«alleanza soft» con i partner europei e asiatici, per convincere Pechino a osservare gli standard internazio­nali sul commercio, la moneta, i diritti intellettu­ali, bocciando la strategia dello scontro frontale a colpi di dazi.

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Diplomatic­o Antony Blinken, 58 anni, è il nuovo Segretario di Stato Usa
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Blinken in una foto dell’annuario del 1980 dell’Ecole Jeannine Manuel di Parigi dove ha studiato dopo essersi trasferito in Francia
Sui banchi Blinken in una foto dell’annuario del 1980 dell’Ecole Jeannine Manuel di Parigi dove ha studiato dopo essersi trasferito in Francia
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