La madre di Pantani: «Le bici del Pirata all’asta per aiutare duemila lavoratori»
La maglia rosa e quella gialla sono stimate sui 1.000 euro. Le due bici tra i 25.000 e i 30.000 euro. Sì, innanzitutto stiamo parlando di un’asta. Ma in questa vendita di cimeli appartenuti a Marco Pantani si incrociano risvolti che vanno oltre all’insolita e sentimentale«celebrazione» — presso Bolaffi, a Torino, il prossimo 9 dicembre — di un campione che negli anni Novanta infiammò l’Italia con le sue «rasoiate» al Giro e al Tour. Le memorabilia arrivano dal patrimonio del museo della Mercatone Uno, il colosso dell’arredo casalingo fondato da Romano Cenni, l’imprenditore imolese (morto nel 2017 a 84 anni) che sponsorizzò le imprese del Pirata. L’impero del «patron» crollò — tra la sorpresa dei più — per
una bancarotta fraudolenta nel 2015 a seguito della quale la famiglia Cenni, finita a processo, è stata riabilitata a febbraio con un’assoluzione. La saga però prosegue con infinite conseguenze che coinvolgono — è l’aspetto più importante — circa duemila lavoratori, di una sessantina di punti vendita in tutta Italia, molti dei quali dal futuro incerto. Dopo il «crac» da centinaia di milioni di euro, il marchio è finito due volte in amministrazione controllata. Durante la prima fu acquisito da Shernon Holding, newco della logistica finita, lo scorso anno, come la Mercatone: in bancarotta fraudolenta. Ora i tre nuovi commissari straordinari del gruppo, Antonio Cattaneo, Giuseppe Farchione e Luca Gratteri, stanno cercando di salvare il salvabile. Vendendo ciò che è rimasto del patrimonio di Cenni — case, terreni, magazzini — stanno risarcendo, per circa 600 milioni di euro, una lista di 1.700 fornitori tra artigiani, aziende agricole e di lavoro interinale. Ma l’elenco è ancora lungo. Inoltre ieri sera è scaduto il termine dell’amministrazione straordinaria: ciò significa — tra l’altro — che circa 1.300 lavoratori avranno diritto a un solo anno di cassa integrazione. Poi chissà che succederà. I proventi dell’asta pantaniana saranno un rivolo rispetto a ciò che si deve ancora restituire «ma il valore simbolico è enorme» dicono dallo staff dei commissari.
Da Bolaffi concordano, tanto da rinunciare alle commissioni di vendita se ad aggiudicarsi le offerte saranno un museo o fondazioni simili. Ipotesi non impossibile visto il rumoreggiare sui social di gruppi di tifosi che stanno organizzandosi.
Sono 37 i lotti tra maglie, quadri, fotografie e le due Bianchi ultraleggere realizzate per Pantani. Una venne usata nella spedizione al Tour del 2000 dove lo scalatore di Cesenatico regolò per due volte l’insopportabile rivale Armstrong, prima al Mont Ventoux e poi a Courchevel. La seconda invece fu portata a Sydney in occasione dei Giochi del 2000. Adesso scuote la testa, mamma Tonina. La premessa è che «d’istinto, di mio a quell’asta non comprerei nulla». Spiega che si tratta di
Cimeli
Sono oggetti regalati da Marco. D’istinto, di mio, a quell’asta non comprerei nulla»
cimeli che «Marco regalò a Luciano Pezzi», l’indimenticabile gregario di Coppi che da direttore sportivo divenne il punto di riferimento umano del Pirata e morto un mese prima della sua vittoria al Tour. Bici e maglie vennero successivamente donate dal figlio di Luciano, Fausto, a Cenni che le volle esporre nel suo museo. Un regalo all’insegna del cuore romagnolo, certificato soltanto su un foglio di carta e non sull’atto notarile che sarebbe invece servito per dimostrare, davanti ai giudici fallimentari, che i Pezzi erano proprietari delle memorabilia. Conclusione: oggetti all’incanto. Tonina però vuole anche pensare all’incertezza di chi lavora alla Mercatone Uno «come avrebbe fatto Marco». E mentre parla si commuove: «Le offerte all’asta, per loro, sì che avrebbero un senso...».