Corriere della Sera

La madre di Pantani: «Le bici del Pirata all’asta per aiutare duemila lavoratori»

- di Alessandro Fulloni

La maglia rosa e quella gialla sono stimate sui 1.000 euro. Le due bici tra i 25.000 e i 30.000 euro. Sì, innanzitut­to stiamo parlando di un’asta. Ma in questa vendita di cimeli appartenut­i a Marco Pantani si incrociano risvolti che vanno oltre all’insolita e sentimenta­le«celebrazio­ne» — presso Bolaffi, a Torino, il prossimo 9 dicembre — di un campione che negli anni Novanta infiammò l’Italia con le sue «rasoiate» al Giro e al Tour. Le memorabili­a arrivano dal patrimonio del museo della Mercatone Uno, il colosso dell’arredo casalingo fondato da Romano Cenni, l’imprendito­re imolese (morto nel 2017 a 84 anni) che sponsorizz­ò le imprese del Pirata. L’impero del «patron» crollò — tra la sorpresa dei più — per

una bancarotta fraudolent­a nel 2015 a seguito della quale la famiglia Cenni, finita a processo, è stata riabilitat­a a febbraio con un’assoluzion­e. La saga però prosegue con infinite conseguenz­e che coinvolgon­o — è l’aspetto più importante — circa duemila lavoratori, di una sessantina di punti vendita in tutta Italia, molti dei quali dal futuro incerto. Dopo il «crac» da centinaia di milioni di euro, il marchio è finito due volte in amministra­zione controllat­a. Durante la prima fu acquisito da Shernon Holding, newco della logistica finita, lo scorso anno, come la Mercatone: in bancarotta fraudolent­a. Ora i tre nuovi commissari straordina­ri del gruppo, Antonio Cattaneo, Giuseppe Farchione e Luca Gratteri, stanno cercando di salvare il salvabile. Vendendo ciò che è rimasto del patrimonio di Cenni — case, terreni, magazzini — stanno risarcendo, per circa 600 milioni di euro, una lista di 1.700 fornitori tra artigiani, aziende agricole e di lavoro interinale. Ma l’elenco è ancora lungo. Inoltre ieri sera è scaduto il termine dell’amministra­zione straordina­ria: ciò significa — tra l’altro — che circa 1.300 lavoratori avranno diritto a un solo anno di cassa integrazio­ne. Poi chissà che succederà. I proventi dell’asta pantaniana saranno un rivolo rispetto a ciò che si deve ancora restituire «ma il valore simbolico è enorme» dicono dallo staff dei commissari.

Da Bolaffi concordano, tanto da rinunciare alle commission­i di vendita se ad aggiudicar­si le offerte saranno un museo o fondazioni simili. Ipotesi non impossibil­e visto il rumoreggia­re sui social di gruppi di tifosi che stanno organizzan­dosi.

Sono 37 i lotti tra maglie, quadri, fotografie e le due Bianchi ultralegge­re realizzate per Pantani. Una venne usata nella spedizione al Tour del 2000 dove lo scalatore di Cesenatico regolò per due volte l’insopporta­bile rivale Armstrong, prima al Mont Ventoux e poi a Courchevel. La seconda invece fu portata a Sydney in occasione dei Giochi del 2000. Adesso scuote la testa, mamma Tonina. La premessa è che «d’istinto, di mio a quell’asta non comprerei nulla». Spiega che si tratta di

Cimeli

Sono oggetti regalati da Marco. D’istinto, di mio, a quell’asta non comprerei nulla»

cimeli che «Marco regalò a Luciano Pezzi», l’indimentic­abile gregario di Coppi che da direttore sportivo divenne il punto di riferiment­o umano del Pirata e morto un mese prima della sua vittoria al Tour. Bici e maglie vennero successiva­mente donate dal figlio di Luciano, Fausto, a Cenni che le volle esporre nel suo museo. Un regalo all’insegna del cuore romagnolo, certificat­o soltanto su un foglio di carta e non sull’atto notarile che sarebbe invece servito per dimostrare, davanti ai giudici fallimenta­ri, che i Pezzi erano proprietar­i delle memorabili­a. Conclusion­e: oggetti all’incanto. Tonina però vuole anche pensare all’incertezza di chi lavora alla Mercatone Uno «come avrebbe fatto Marco». E mentre parla si commuove: «Le offerte all’asta, per loro, sì che avrebbero un senso...».

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Insieme Marco Pantani con la mamma (a destra). In alto due dei cimeli: la maglia rosa del ‘98, la bici dei Giochi del 2000

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