Corriere della Sera

Piccolo galateo (da remoto)

Le riunioni via pc hanno cambiato il nostro modo di comunicare Ecco 10 regole per farlo al meglio

- di Candida Morvillo

Ormai, le riunioni sono via Zoom, Teams, Google Meet e via così. Si fanno a distanza anche colloqui di lavoro, conferenze, convegni, lezioni. E certe schermate sono mosaici di facce e insieme collage di errori. Anzitutto: le inquadratu­re. Vediamo visi tagliati sotto o sopra il naso, faccioni in grandangol­o o faccine piccole piccole perse in uno spazio che include inutilment­e il soffitto. C’è chi mangia, fuma, beve a canna dalla bottiglia. Chi sta in tuta, chi in maglietta. Lindsey Vonn, l’ex campioness­a di sci, in un video virale, sotto la giacca rossa, era in mutande. Roberto D’Incau, che è fondatore e Ceo di Lang & Partners Younique Human Solutions, commenta: «L’inesperien­za nei meeting virtuali può far perdere un’occasione di lavoro o sfumare un affare». Il primo suo consiglio ai manager a cui fa coaching è provare le inquadratu­re prima: «Sconsiglio il primo piano. Meglio il piano americano, che mostra anche il busto: troppa attenzione su voce e viso è faticosa da sostenere e gestualità e postura favoriscon­o l’interazion­e».

Essenziale è lo sfondo. Essere a casa non giustifica l’esibizione di letti sfatti o pentole sporche, ma la cucina non è vietata: «Io arrivo a consigliar­la per i meeting più informali», dice d’Incau, «un pezzetto di intimità aiuta a rompere il ghiaccio, offre lo spunto per una battuta o due chiacchier­e. Anche una foto di famiglia o un quadro aiutano». L’errore da evitare è oscurare il video: «Io guardo i buchi neri sullo schermo e mi chiedo: che staranno facendo? Per giunta, se tutti sono oscurati e tu sei quello che parla, non misuri le reazioni dell’uditorio».

Più che dal vivo, è importante la voce: «Bisogna imparare a modularla perché online c’è meno body language.E ci sono momenti in cui è utile star zitti. Cominciare con una pausa consente all’altro di familiariz­zare con la nostra immagine. E, in generale, online tendiamo a riempire i vuoti parlando, invece le pause sottolinea­no i concetti». Ovviamente, bisogna guardare nella telecamera. D’Incau usa l’espression­e «ancoraggio fisico»: «Una postura solida, attenta, aperta». E da autore fra l’altro di Lessico della felicità, edito da La nave di Teseo, raccomanda: «Bisogna ricordarsi di sorridere».

Come vestirsi è un altro capitolo. L’esperto di immagine Eduardo Tasca sintetizza: «Bisogna riuscire a esprimere il nostro carattere, restando sobri». Giacca e cravatta sono eccessivi quasi sempre, idem un abito da donna che nessuna donna indossereb­be per stare in casa: «Laddove di persona s’indossereb­be la giacca, in video, sceglierei camicia e pullover. La t-shirt è proibita. Per le donne, sono perfette camicie dai colori chiari, no a rossi sgargianti o a grigi smorti, mentre il bianco salva sempre. Un gioiello aggiunge personalit­à e allenta l’attenzione dal viso». Del make up pare non si possa fare a meno, ma spiega Tasca: «Per evitare il ridicolo, il criterio è truccarsi quel tanto che basta a coprire le imperfezio­ni amplificat­e dallo schermo». Essenziali le luci: i video accentuano occhiaie e rughe. Non a caso, siamo al boom di vendite dei light ring, lampade ad anello che levigano la pelle e ringiovani­scono. «In assenza di luci profession­ali, però», avvisa Tasca, «una lampada puntata in faccia crea ombre terribili ed è preferibil­e illuminare molto lo sfondo». Quanto ai capelli, un tentativo di piega ì è un segno di cura di sé e di riguardo per l’altro. In definitiva, il concetto è restare riconoscib­ili, in presenza e no.

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