Corriere della Sera

PAURA PER LE DONNE DIFESE IN IRAN DA NASRIN SOTOUDEH

- di Viviana Mazza

Dall’Iran è arrivata nei giorni scorsi una buona notizia: il rilascio temporaneo di Nasrin Sotoudeh. Avvocata impegnata per i diritti umani nota in tutto il mondo, era stata incarcerat­a nel giugno 2018 e condannata nel marzo 2019 a 33 anni di carcere (di cui 12 almeno da scontare) per «propaganda contro il sistema» e altre accuse. Nel video del 7 novembre diffuso sui social, il volto di Nasrin è coperto dalla mascherina ma si vede la gioia negli occhi di questa madre 57enne, mentre riabbracci­a il figlio adolescent­e. Il sindaco di Firenze, Dario Nardella, oggi le conferirà le chiavi della città, che saranno consegnate a suo nome all’attivista del Movimento Donne Iraniane Sabri Najafi. In un audio, Sotoudeh ringrazier­à per il riconoscim­ento ricevuto «nell’adempiment­o dei suoi doveri profession­ali». Anche la sua condanna è legata a questi doveri, sottolinea con preoccupaz­ione un comunicato dell’Onu, che chiede alle autorità di Teheran che il rilascio temporaneo per motivi di salute sia reso permanente. Sotoudeh ha il Covid: lo ha reso noto il marito Reza Khandan tre giorni dopo il rilascio. Anche lui «positivo», teme che se la moglie facesse dichiarazi­oni che non piacciono alle autorità, potrebbe tornare in carcere o vedersi negate le cure. Una delle ragioni per cui Sotoudeh è stata condannata è aver difeso le donne che si sono battute contro l’obbligo del velo in Iran. Il 9 novembre la Corte Suprema ha rifiutato la revisione del processo di Saba Kord Afshari, 22enne che deve scontare 15 anni di carcere per aver «diffuso corruzione e prostituzi­one» manifestan­do senza hijab. Un’altra ragazza, Nasibeh Shamsaie, che si era tolta il velo sul monte Damavand e poi è fuggita in Turchia, rischia la deportazio­ne per ingresso illegale e falsificaz­ione di documenti. Sotoudeh ha fatto da avvocato a prigionier­i politici che nessuno voleva difendere. Ora ci sono giovani che rischiano di finire sul patibolo per le manifestaz­ioni del 2017 e 2019. «I sogni di Nasrin sono lontani dall’essere realizzati», nota Najafi. «Spero che le tante città italiane che le stanno dando riconoscim­enti possano anche fare qualcosa di concreto».

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