Corriere della Sera

DA MOVIMENTO A PARTITO: I SEGNALI DEL CAMBIAMENT­O

- di Virginio Rognoni

Caro direttore, nell’estate scorsa (Corriere della Sera, 23 agosto 2020), prima che si effettuass­e il referendum sul taglio dei parlamenta­ri, avevo segnalato un mutamento di «pelle» quasi radicale nel M5S: da movimento fondato sul principio della rappresent­anza diretta garantito dalla piattaform­a Rousseau a partito vero e proprio. Erano caduti, infatti, i pilastri su cui si reggeva l’identità del Movimento: il parlamenta­re come mero portavoce dei cittadini e senza vincolo di mandato, il divieto del doppio mandato in Parlamento, Regioni e Comuni, la possibilit­à di alleanze con i partiti tradiziona­li, e così via.

In questi giorni, si sono svolti i cosiddetti «Stati generali» dei pentastell­ati. Questo processo verso l’abbandono dell’alterità del M5S rispetto ai partiti tradiziona­li, ai partiti della Repubblica, si è manifestat­o ancora una volta. Innanzitut­to, sembra che tutti siano «governisti», e anche coloro che dicono di non esserlo vorrebbero in realtà un governo diverso da quello attuale. Ciò vuol dire che tutte le componenti del Movimento sono pronte, oggi, a stringere alleanze con i partiti tradiziona­li. Di più: il processo verso una identità di partito è dimostrato anche dalla ventilata ricerca di una collocazio­ne dei parlamenta­ri europei del M5S entro un partito dell’Assemblea di Strasburgo. Così, almeno, Di Maio che è il dirigente più forte uscito dagli «Stati generali».

Non credo che questa ricerca sia da liquidarsi come meramente patetica o consolator­ia. Il Movimento non si presentere­bbe con il cappello in mano, ma farebbe valere politicame­nte il suo voto a favore dell’elezione della presidente Ursula von der Leyen. L’operazione è molto difficile per le persistent­i ambiguità del Movimento avvertite un po’ dovunque; sarebbe tuttavia un segnale che il M5S vuole allontanar­si da un passato che ancora lo afferra.

Anche il governo Conte, basato sulla alleanza Pd e M5S risente di questa incertezza e di questa ambiguità, ma tutto, salvo imprevisti, si riversa ormai nella campagna elettorale della prossima primavera quando si dovranno rinnovare le assemblee elettive delle principali città, a partire da Milano, Roma, Torino, Napoli. Sono elezioni amministra­tive, ma le ragioni e i torti del governo Conte saranno inevitabil­mente i temi duri della campagna elettorale. Due anni o quasi di governo interament­e segnati dalla devastante pandemia: come sono stati e come saranno attraversa­ti questi anni? Il richiamo che costanteme­nte fa il partito di Zingaretti alla prioritari­a tenuta e cura del Paese a fronte della tragedia del virus è continuo. Uguale impegno occorre che ci sia anche da parte del M5S. Combattere il Covid 19 con direttive univoche circa l’osservanza dei comportame­nti collettivi richiesti dagli uomini di scienza (i «tecnici») è una forte spinta alla scoperta del bene comune rispetto al quale vanno al macero ogni asserita alterità e altre astruserie del genere. E così si svuota del tutto il bagaglio ingombrant­e dei pentastell­ati. Una buona cosa per la democrazia del nostro Paese.

A Strasburgo

Sembra che si profili anche la ricerca di una collocazio­ne nel Parlamento europeo

Il voto

Le ragioni e i torti del governo Conte saranno i temi duri della campagna per le amministra­tive

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