DA MOVIMENTO A PARTITO: I SEGNALI DEL CAMBIAMENTO
Caro direttore, nell’estate scorsa (Corriere della Sera, 23 agosto 2020), prima che si effettuasse il referendum sul taglio dei parlamentari, avevo segnalato un mutamento di «pelle» quasi radicale nel M5S: da movimento fondato sul principio della rappresentanza diretta garantito dalla piattaforma Rousseau a partito vero e proprio. Erano caduti, infatti, i pilastri su cui si reggeva l’identità del Movimento: il parlamentare come mero portavoce dei cittadini e senza vincolo di mandato, il divieto del doppio mandato in Parlamento, Regioni e Comuni, la possibilità di alleanze con i partiti tradizionali, e così via.
In questi giorni, si sono svolti i cosiddetti «Stati generali» dei pentastellati. Questo processo verso l’abbandono dell’alterità del M5S rispetto ai partiti tradizionali, ai partiti della Repubblica, si è manifestato ancora una volta. Innanzitutto, sembra che tutti siano «governisti», e anche coloro che dicono di non esserlo vorrebbero in realtà un governo diverso da quello attuale. Ciò vuol dire che tutte le componenti del Movimento sono pronte, oggi, a stringere alleanze con i partiti tradizionali. Di più: il processo verso una identità di partito è dimostrato anche dalla ventilata ricerca di una collocazione dei parlamentari europei del M5S entro un partito dell’Assemblea di Strasburgo. Così, almeno, Di Maio che è il dirigente più forte uscito dagli «Stati generali».
Non credo che questa ricerca sia da liquidarsi come meramente patetica o consolatoria. Il Movimento non si presenterebbe con il cappello in mano, ma farebbe valere politicamente il suo voto a favore dell’elezione della presidente Ursula von der Leyen. L’operazione è molto difficile per le persistenti ambiguità del Movimento avvertite un po’ dovunque; sarebbe tuttavia un segnale che il M5S vuole allontanarsi da un passato che ancora lo afferra.
Anche il governo Conte, basato sulla alleanza Pd e M5S risente di questa incertezza e di questa ambiguità, ma tutto, salvo imprevisti, si riversa ormai nella campagna elettorale della prossima primavera quando si dovranno rinnovare le assemblee elettive delle principali città, a partire da Milano, Roma, Torino, Napoli. Sono elezioni amministrative, ma le ragioni e i torti del governo Conte saranno inevitabilmente i temi duri della campagna elettorale. Due anni o quasi di governo interamente segnati dalla devastante pandemia: come sono stati e come saranno attraversati questi anni? Il richiamo che costantemente fa il partito di Zingaretti alla prioritaria tenuta e cura del Paese a fronte della tragedia del virus è continuo. Uguale impegno occorre che ci sia anche da parte del M5S. Combattere il Covid 19 con direttive univoche circa l’osservanza dei comportamenti collettivi richiesti dagli uomini di scienza (i «tecnici») è una forte spinta alla scoperta del bene comune rispetto al quale vanno al macero ogni asserita alterità e altre astruserie del genere. E così si svuota del tutto il bagaglio ingombrante dei pentastellati. Una buona cosa per la democrazia del nostro Paese.
A Strasburgo
Sembra che si profili anche la ricerca di una collocazione nel Parlamento europeo
Il voto
Le ragioni e i torti del governo Conte saranno i temi duri della campagna per le amministrative