«24 novembre 1945: le dimissioni di Ferruccio Parri»
Il 21 giugno del 1945 si insediava il governo presieduto da Ferruccio Parri. Antifascista condannato dal fascismo al confino a Ustica e a Lipari, cofondatore e leader del Partito d’Azione, Parri dopo la caduta del regime era stato tra i più decisi sostenitori della lotta contro le truppe tedesche per l’uscita dell’Italia dal conflitto e il rinnovamento democratico del paese. Durante i venti mesi di guerra partigiana, Parri era diventato una figura di spicco della Resistenza. Il governo Parri animato dalla volontà di guidare la nazione verso la ricostruzione morale e materiale superando le lotte dei partiti componenti il Cln e le diversità ideologiche, affrontò la situazione drammatica venutasi a creare nell’Italia postbellica con progetti tendenti a sostenere le piccole e medie aziende, a ridimensionare le imprese monopolistiche, a riformare il sistema fiscale con l’introduzione dell’imposta progressiva, a introdurre il cambio della moneta per colpire i profitti di guerra, a epurare i quadri statali compromessi con il fascismo. Sfiduciato dai partiti moderati della coalizione, che giudicavano troppo radicali quei provvedimenti, abbandonato da comunisti e socialisti, Parri il 24 novembre si dimise.Il Palazzo tornò quello di sempre. Gli uscieri e il vecchio personale burocratico-politico gioivano, perché, scriveva Carlo Levi nel romanzo L’Orologio, «non avrebbero dovuto più trepidare al pensiero di folli riforme, di insensati cambiamenti, di crudeli epurazioni, di ridicole pretese di efficienza». Lorenzo Catania, lorenzocata@tiscali.it
Il lettore racconta come, sfiduciato dai partiti moderati della coalizione e abbandonato da comunisti e socialisti, Parri si dimise il 24 novembre 1945