Sileoni (Fabi): fusioni, dare priorità al lavoro Mps? Con Carige e Bari
Tra i primi interlocutori del capo di Crédit Agricole Italia, Giampiero Maioli, dopo l’opa sul Creval ci sono stati i sindacati. Lando Sileoni, segretario generale della Fabi non è ostile all’operazione ma mette in guardia dai rischi che il risiko bancario comporterà in Italia.
Che cosa le ha detto Maioli?
«Che assumeranno giovani, che ci sarà un’attenzione particolare per il territorio e che l’impatto nelle zone dove opera Creval sarà positivo. Numeri di esuberi non ne ha fatti, verificheremo documenti alla mano come stanno le cose. Maioli ha sempre gestito in maniera costruttiva le risorse umane della sua banca, avrei preferito vederlo alla guida di una banca italiana. La sua lo è, ma il gruppo è francese».
Diffida dei francesi?
«Non mi convince che pur avendo una situazione analoga a quella nostra, in Francia gli sportelli non li chiudano mentre da noi la digitalizzazione è presa a pretesto per giustificare gli esuberi. Un argomento che spesso nasconde interessi economici molto forti».
Che effetti vede sui lavoratori dal risiko?
«Va monitorata la situazione di Mps. Non vedo bene che possa finire a Unicredit per di più con soldi pubblici, perché avrebbe impatti molto pesanti a livello territoriale e occupazionale che temo sarebbe difficile da gestire anche con il fondo esuberi, che pure copre fino a 7 anni di scivolo su base volontaria».
Allora che alternative ci sono per Mps?
«O prendersi altri due anni di tempo per cercare un partner, ma si deve trattare con la Ue, o creare un polo con Carige e Popolare di Bari, pulito da rischi legali e creditizi. Nascerebbe una banca pubblica da 2.300 sportelli che, sul modello di Poste, potrebbe usare dietro convenzioni servizi e prodotti di altre banche. Diventerebbe una banca-rete che non creerebbe bagni di sangue perché le tre banche non sono territorialmente sovrapposte, e senza esborsi dello Stato. Ma nel governo c’è divisione su questo, e anche dentro Pd e M5S».