Corriere della Sera

Raccolta

Escono in francese, riuniti in volume per la prima volta dall’Istituto italiano di cultura di Parigi, tutti gli scritti che l’autore siciliano dedicò al grande romanziere Lettera d’amore per Stendhal. Firmata: Leonardo Sciascia

- di Damiano Fedeli

«Non c’è nulla da fare: Stendhal è stato e sarà sempre scrittore per gli happy few, per i pochi felici». È il settembre del 1982 e Leonardo Sciascia scrive queste parole a proposito dell’autore della Certosa di Parma in un articolo per il «Giornale di Sicilia». L’occasione era la trasposizi­one della Certosa nello sceneggiat­o diretto da Mauro Bolognini. Per Sciascia, La Chartreuse de Parme «è il romanzo delle due grandi passioni stendhalia­ne: la passione napoleonic­a e la passione italiana. Che dentro la passione italiana ci sia anche un vagheggiam­ento del machiavell­ismo, diremmo che è quasi naturale; ma che interament­e vi si informi, è affermazio­ne alquanto fuorviante».

Il breve saggio sulla Certosa, apparso sul quotidiano palermitan­o, è stato inserito in appendice nel libro in francese Stendhal for ever-Écrits 1970-1989, uscito ora a Parigi fra i Cahiers de l’Hôtel de Galliffet (pp. 200, 16), collana creata e diretta da Paolo Grossi e pubblicata da oltre quindici anni dall’Istituto italiano di cultura della capitale francese.

Il volume ha la prefazione di Domenico Scarpa ed è la traduzione francese (realizzata da Carole Cavallera) di L’adorabile Stendhal, l’antologia di scritti dedicati da Sciascia all’autore de Il rosso e il nero, uscita nel 2003 da Adelphi, curata dalla vedova dello scrittore, Maria Andronico. In aggiunta a quegli scritti, il libro uscito ora in Francia ha in appendice un paio di testi ritrovati da Scarpa e mai pubblicati in volume prima d’ora: oltre all’articolo già citato sulla Certosa, ce n’è un altro, più ampio, dedicato al De l’amour, nato come intervento a un convegno dell’università di Palermo nel dicembre 1984 e uscito nell’85 sulla rivista «Alfabeta». Il testo sull’amore scritto nel 1822 da Marie-Henri Beyle (vero nome di Stendhal) è fra i più introvabil­i, come annota Sciascia, ma «resta come la cosa più “scientific­a”, e al tempo stesso come la più appassiona­ta, la più febbrile, la più lirica, che mai sia stata scritta sull’amore».

La passione di Sciascia(foto sopra) per Stendhal è stata viscerale. Scrive Scarpa nella prefazione al volume francese: «Nel leggere qui riuniti tutti gli scritti stendhalia­ni di Sciascia, così come nello scorrere l’inventario dei libri di e su Stendhal presenti nella sua biblioteca (oltre 200) si rimane impression­ati e si pensa ai collezioni­sti di memorabili­a del rock, tanto più accaniti quanto più è definitivo lo scioglimen­to del loro gruppo prediletto».

Di Sciascia il 2021 segnerà il centenario dalla nascita, avvenuta a Racalmuto l’8 gennaio 1921. L’anno sciasciano sarà celebrato con eventi e pubblicazi­oni (comitato presieduto da Emma Bonino). L’associazio­ne Amici di Sciascia, con Treccani, ha in programma l’evento inaugurale per gennaio. Nei giorni scorsi si è tenuta online l’undicesimo «Sciascia Colloquium», dal titolo Sciascia primo, ultimo e postumo.

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In alto: la copertina del libro. Sopra: Paolo Grossi, che dirige i Cahiers de l’Hôtel de Galliffet
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