Vince la Lazio, Juve qualificata E stasera Inter-Real Madrid
Il Real Madrid a San Siro con tante assenze La squadra nerazzurra non può più sbagliare se vuole gli ottavi Lo pretende Conte: «Come una finale, da vincere Se uno non regge la pressione, vada altrove»
Per giocare con i grandi bisogna dimostrare di esserlo diventati. Da troppi anni l’Inter si parla addosso, stasera contro il Real Madrid ha l’occasione di far vedere se davvero può ambire a qualcosa o se invece il processo di rieducazione alla vittoria è ancora una digestione in atto. Da otto stagioni non approda agli ottavi di finale, non battere gli spagnoli potrebbe significare dover sotterrare di nuovo la speranza di passare il turno. Un pareggio lascerebbe accesa una fioca lucina, avvierebbe però una serie di calcoli, con il rischio altissimo di dover poi contare su regali altrui. Al solito spaventa l’eventualità di retrocedere nel purgatorio dell’Europa League. Nel girone d’andata di Champions l’Inter ha raccolto meno di quanto meritava, guardare indietro però è un esercizio inutile, una perdita di tempo.
Svestiti i panni del tecnico paziente, Antonio Conte è tornato a mostrarsi nel suo abito più congeniale e preferibile, il condottiero dalla faccia cattiva. «Per noi è una finale, non abbiamo tante vie di scampo, dobbiamo vincere. Se vogliamo possiamo farlo».
Il successo in rimonta contro il Torino non ha però smorzato le critiche, semmai le ha amplificate. «Si cerca di negativizzare tutto. Quando giochi in squadre importanti devi sapere che o è tutto bello o è tutto brutto. Se qualcuno non regge questa pressione può andare in squadre medio piccole e vivere più tranquillo. L’unico modo per non finire in pasto a speculazioni e alle tante scemenze, che si sentono è rispondere sul campo», ringhia il tecnico.
C’è un fattore mancante: la mentalità vincente. Cambiano gli allenatori, i dirigenti, le presidenze, ma il salto l’Inter non lo fa. Da capire se è dovuto all’ultimo mercato, fatto più di necessità che di vere scelte, o a un vecchio tarlo nerazzurro difficile da estirpare, anche per uno come Conte che in carriera ci è riuscito praticamente ovunque. «Ci si aspetta tantissimo da parte nostra, ma il salto non lo abbiamo ancora fatto. Le chiacchiere stanno a zero, dobbiamo fare i fatti, tutti si devono assumere delle responsabilità: io, i giocatori e il club. Se non è ancora avvenuto non vuol dire che non avverrà».
Capitan Handanovic chiede di fare i conti a fine girone, «possiamo recriminare più degli altri, ma mancano tre gare poi tireremo le somme».
L’anniversario dell’ultimo successo in casa dell’Inter sul Real cade proprio il 25 novembre: era il 1998, 3-1 con doppietta di Roby Baggio. Stavolta gli spagnoli sono pieni di cerotti e mancanze. «Fa ridere sentire il Real Madrid piangere per le assenze, loro proprio non possono permetterselo», sintetizza Conte.
L’allenatore però sa di giocarsi molto. È alla quinta partecipazione in una coppa europea, uscire ai gironi come l’anno passato aumenterebbe i rimpianti per i successi mancati con Borussia e Shakhtar e ingrasserebbe le critiche. «Restano 3 gare e per qualificarci dovremo fare almeno 7 punti, se non vincerle tutte e tre. Abbiamo dimostrato di meritare qualcosa in più, ma se i risultati non sono arrivati dobbiamo guardarci dentro e migliorare». Quanto meno ci sarà Lukaku, assente all’andata, e la coperta calda della difesa titolare: dovrebbe garantire maggior protezione al reparto, capace di chiudere la porta solo in due occasioni. Oggi non sono ammessi errori: è ora di diventare grandi.
22 anni fa l’ultimo successo in casa dell’Inter sul Real Madrid. Era il 25 novembre 1998: finì 3-1 per i nerazzurri con doppietta di Baggio e rete di Zamorano