Corriere della Sera

Spiragli, ma non si apre Curva dei contagi in calo. Possibile via libera solo per congiunti e seconde case

Record di morti della seconda ondata e 23 mila casi. Il virus nel 12% dei test Gli scienziati: per l’immunità di gregge serve che si vaccinino in 42 milioni

- Alessandro Trocino

Virus, segnali positivi. Continuano a calare i contagi. Possibile via libera per congiunti e seconde case. Si cerca l’intesa europea per le feste.

La sintesi la fa il direttore della Prevenzion­e del ministero della Salute, Gianni Rezza, spiegando che i dati consentono «un cauto ottimismo», controbila­nciato dal numero di decessi in un giorno: 853, record della seconda ondata. Il bollettino del ministero della Salute segnala questa volta qualche elemento incoraggia­nte, a partire dal dato sui ricoveri. I nuovi casi sono 23.232 (il giorno precedente erano +22.930) su 188.659 tamponi: il tasso di positività scende al 12,3% dal 15,4 del giorno precedente, indicando un calo dell’andamento dei contagi. Confermato dal ministro Roberto Speranza: «Due settimane fa l’indice di contagiosi­tà Rt era a 1,7, ora è a 1,2 e sta continuand­o a scendere. È un segnale che le misure funzionano».

La conferenza stampa si apre con una riflession­e sul numero dei decessi, che continua a salire. È il dato che ha bisogno di più giorni per calare, dopo il contenimen­to del contagio. Una settimana fa — spiega il presidente del Consiglio superiore di sanità (Css), Franco Locatelli — i decessi erano 731, contro gli 853 di ieri. Prima di vedere un’inversione di tendenza bisognerà aspettare ancora 10-14 giorni.

Confortano invece i numeri dei ricoveri, passati dai 538 della scorsa settimana a 120. Per la prima volta dall’inizio della seconda ondata, calano i ricoveri per Covid nei reparti in area medica: ci sono 34.577 persone ricoverate, 120 meno di lunedì, quando erano 34.697. Stesso trend per le terapie intensive: ieri più 6, a fronte di 120 una settimana fa.

Il «cauto ottimismo» non implica, naturalmen­te, l’abbassamen­to della guardia, perché la terza ondata è dietro l’angolo. Anzi, non la terza, ma la seconda, perché come spiega Rezza la curva si abbassa o si alza solo grazie al rispetto delle misure di contenimen­to. Per questo, pur sottolinea­ndo le ragioni dell’economia, Rezza esclude la possibilit­à di consentire vacanze sulla neve: «Nel febbraio scorso abbiamo visto molti assembrame­nti e dagli ski resort partirono molte persone infette. Bisogna resistere ancora un po’, serve ancora qualche sacrificio».

Almeno fino ai vaccini. Se per il morbillo, a causa di un indice di contagiosi­tà molto alto, serve una copertura vaccinale della popolazion­e del 90-95 per cento, per il Covid potrebbe essere sufficient­e restare sul 60-70%. Tradotto, vanno vaccinati 42 milioni di italiani. «Una sfida importante», spiega Locatelli, che smentisce ritardi nel piano: «Ho letto che non ci sarebbe una strategia di pianificaz­ione. Nulla di più falso».

I due professori danno qualche elemento, che sarà utile per le scelte della politica, ma anche degli italiani.

Spiegano che non c’è una differenza sostanzial­e di contagiosi­tà tra asintomati­ci e sintomatic­i e che, probabilme­nte, una maggiore trasmissib­ilità di questi ultimi potrebbe derivare dalla tosse e altri sintomi che consentono una propagazio­ne più facile.

Non manca, naturalmen­te, l’argomento Natale. Locatelli spiega che il «tampone prenataliz­io», prima di tornare in famiglia, «non ha senso». Perché dà la fotografia dell’oggi, «mentre due o tre giorni dopo si può diventare contagiosi». E perché rischia di mandare in sovraccari­co i laboratori.

Detto questo, sul via libera agli spostament­i tra Regioni, scelgono la strada della prudenza: «Spostament­i illimitati a distanza e aggregazio­ni rappresent­ano un rischio per la diffusione del contagio».

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