Spiragli, ma non si apre Curva dei contagi in calo. Possibile via libera solo per congiunti e seconde case
Record di morti della seconda ondata e 23 mila casi. Il virus nel 12% dei test Gli scienziati: per l’immunità di gregge serve che si vaccinino in 42 milioni
Virus, segnali positivi. Continuano a calare i contagi. Possibile via libera per congiunti e seconde case. Si cerca l’intesa europea per le feste.
La sintesi la fa il direttore della Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza, spiegando che i dati consentono «un cauto ottimismo», controbilanciato dal numero di decessi in un giorno: 853, record della seconda ondata. Il bollettino del ministero della Salute segnala questa volta qualche elemento incoraggiante, a partire dal dato sui ricoveri. I nuovi casi sono 23.232 (il giorno precedente erano +22.930) su 188.659 tamponi: il tasso di positività scende al 12,3% dal 15,4 del giorno precedente, indicando un calo dell’andamento dei contagi. Confermato dal ministro Roberto Speranza: «Due settimane fa l’indice di contagiosità Rt era a 1,7, ora è a 1,2 e sta continuando a scendere. È un segnale che le misure funzionano».
La conferenza stampa si apre con una riflessione sul numero dei decessi, che continua a salire. È il dato che ha bisogno di più giorni per calare, dopo il contenimento del contagio. Una settimana fa — spiega il presidente del Consiglio superiore di sanità (Css), Franco Locatelli — i decessi erano 731, contro gli 853 di ieri. Prima di vedere un’inversione di tendenza bisognerà aspettare ancora 10-14 giorni.
Confortano invece i numeri dei ricoveri, passati dai 538 della scorsa settimana a 120. Per la prima volta dall’inizio della seconda ondata, calano i ricoveri per Covid nei reparti in area medica: ci sono 34.577 persone ricoverate, 120 meno di lunedì, quando erano 34.697. Stesso trend per le terapie intensive: ieri più 6, a fronte di 120 una settimana fa.
Il «cauto ottimismo» non implica, naturalmente, l’abbassamento della guardia, perché la terza ondata è dietro l’angolo. Anzi, non la terza, ma la seconda, perché come spiega Rezza la curva si abbassa o si alza solo grazie al rispetto delle misure di contenimento. Per questo, pur sottolineando le ragioni dell’economia, Rezza esclude la possibilità di consentire vacanze sulla neve: «Nel febbraio scorso abbiamo visto molti assembramenti e dagli ski resort partirono molte persone infette. Bisogna resistere ancora un po’, serve ancora qualche sacrificio».
Almeno fino ai vaccini. Se per il morbillo, a causa di un indice di contagiosità molto alto, serve una copertura vaccinale della popolazione del 90-95 per cento, per il Covid potrebbe essere sufficiente restare sul 60-70%. Tradotto, vanno vaccinati 42 milioni di italiani. «Una sfida importante», spiega Locatelli, che smentisce ritardi nel piano: «Ho letto che non ci sarebbe una strategia di pianificazione. Nulla di più falso».
I due professori danno qualche elemento, che sarà utile per le scelte della politica, ma anche degli italiani.
Spiegano che non c’è una differenza sostanziale di contagiosità tra asintomatici e sintomatici e che, probabilmente, una maggiore trasmissibilità di questi ultimi potrebbe derivare dalla tosse e altri sintomi che consentono una propagazione più facile.
Non manca, naturalmente, l’argomento Natale. Locatelli spiega che il «tampone prenatalizio», prima di tornare in famiglia, «non ha senso». Perché dà la fotografia dell’oggi, «mentre due o tre giorni dopo si può diventare contagiosi». E perché rischia di mandare in sovraccarico i laboratori.
Detto questo, sul via libera agli spostamenti tra Regioni, scelgono la strada della prudenza: «Spostamenti illimitati a distanza e aggregazioni rappresentano un rischio per la diffusione del contagio».