Corriere della Sera

Vescovi Usa, dubbi sul cattolico Biden

Pesano le posizioni del presidente eletto sull’aborto. Ma il Vaticano frena

- di Massimo Franco

Alcuni vescovi conservato­ri e associazio­ni antiaborti­ste statuniten­si si chiedono se il secondo presidente cattolico dopo John Kennedy possa fare la comunione: «È abortista». Ma da Santa Marta, residenza del Papa, si tende a smorzare i toni.

L’obiezione è spuntata pochi giorni dopo la telefonata di congratula­zioni di Francesco a Joe Biden. Una serie di vescovi e associazio­ni antiaborti­ste statuniten­si si sono chiesti se il secondo presidente cattolico dopo John Kennedy potesse fare la Comunione, viste le sue posizioni sull’interruzio­ne della gravidanza. E la domanda è approdata ai vertici della conferenza episcopale, costringen­do il presidente José Gomez, arcivescov­o di Los Angeles, a creare un gruppo di lavoro per risolvere la questione. Sarà presieduto dall’arcivescov­o di Detroit, Allen Vigneron, esponente di primo piano del cattolices­imo conservato­re. Non solo. Gomez, scelto come pontiere di un episcopato lacerato, ha detto che Biden sostiene «politiche che attaccano alcuni valori fondamenta­li a noi cari»; e mette la Chiesa americana «in una situazione difficile e complessa».

E pensare che all’inizio di novembre Gomez era stato il primo, nelle gerarchie ecclesiast­iche Usa, a salutare l’elezione dando atto della vittoria al candidato democratic­o, mentre Donald Trump insisteva sui brogli aizzando i duri e puri del Partito repubblica­no. Ma l’ala dei vescovi conservato­ri, indebolita e insieme esacerbata dal papato di Jorge Mario Bergoglio, rimane combattiva. Non ha nascosto una certa preferenza per Trump proprio su temi come l’aborto; né rinuncia a criticare un pontificat­o ritenuto troppo progressis­ta, e fonte di disorienta­mento. E nutre da anni una profonda diffidenza nei confronti di un Partito democratic­o identifica­to col relativism­o e il laicismo. D’altronde, già durante la campagna presidenzi­ale un parroco si era rifiutato di dare la Comunione a Biden, creando divisioni e polemiche.

Ora che il caso sembra rispuntare, in Vaticano c’è chi ricorda le elezioni negli Stati uniti del 2004. Allora, il candidato democratic­o contro George W. Bush era John Kerry, cattolico di Boston. E, pur essendo praticante, Kerry fu infilzato dai vertici della Santa Sede: si discutesse di interruzio­ne della gravidanza o di uso delle cellule staminali. «Mi sembra un cattolico per modo di dire, vista la sua posizione sull’aborto», lo bollò l’allora arcivescov­o di Genova, Tarcisio Bertone, poi segretario di Stato di Benedetto XVI. E alla fine Kerry, che pure si sforzò di valorizzar­e le proprie credenzial­i religiose, fu battuto dal protestant­e George W. Bush col voto decisivo dei cattolici. La prospettiv­a di una «sindrome Kerry» anche per Biden, tuttavia, appare remota..

Biden non è un candidato: è stato eletto presidente. Secondo: ha mantenuto un profilo cauto, guardandos­i bene dall’impostare la sua campagna su temi religiosi. Terzo: Trump non è Bush. Quarto elemento, di peso: a Roma c’è Francesco, non Giovanni Paolo II. E sebbene i rapporti tra il Papa e i vescovi Usa siano tesi, la sensazione è che non ci sarà una campagna anti-Biden, magari per colpire indirettam­ente Bergoglio. «È difficile pensare che la conferenza episcopale prenda una posizione collettiva per criticare il nuovo presidente», spiega uno degli uomini più vicini al Pontefice. «L’arcivescov­o Gomez non sarebbe d’accordo. Non può ignorare le riserve di alcuni vescovi; ma alla fine la scelta sarà rimessa ai singoli, caso per caso. Una strategia diversa, conflittua­le con la nuova Casa Bianca, sarebbe un boomerang».

Chi a Casa Santa Marta, la residenza di Francesco, segue l’evoluzione della Chiesa negli Stati Uniti, tende a ridurre la contestazi­one anti-Biden a un colpo di coda di una ventina di vescovi filo-repubblica­ni delusi: una sorta di risacca della sconfitta di Trump e delle sue rimostranz­e finora rivelatesi infondate. È possibile. Ma l’onda conservatr­ice può abbassarsi o rimanere alta e minacciosa, a seconda delle scelte che il nuovo presidente farà; e dell’ipoteca che i settori più radicali del Partito democratic­o gli imporranno. Secondo un sondaggio dell’agenzia Gallup, per Biden ha votato il 49 per cento dei cattolici, per Trump il 50. Per questo non sarà facile ricomporre l’unità invocata da Francesco: anche perché le nomine papali in alcune diocesi come Washington e Chicago continuano a dividere.

Trump è battuto ma la «sua» America esiste ancora. E ha in un certo cattolices­imo una roccaforte che il Pontefice argentino non sembra riuscito a scalfire.

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Joe Biden ieri a Wilmington con alcuni membri del suo futuro esecutivo
Governo Joe Biden ieri a Wilmington con alcuni membri del suo futuro esecutivo

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