Corriere della Sera

I numeri, gli aiuti L’altra pandemia

I dati del 2020 invertono la tendenza al migliorame­nto registrata nel 2019 rispetto al 2018. Più reati denunciati da maggio a luglio, all’uscita dal confinamen­to

- di Baccaro, Profeta Shama, Zangarini

Il Covid non ferma, oggi, la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Anzi, il rischio che la pandemia possa produrre un arretramen­to sul fronte dei diritti ha moltiplica­to le iniziative e gli impegni del governo. Ieri il premier Giuseppe Conte ha detto che l’Italia porrà al centro della sua presidenza del G20 il tema dell’empowermen­t femminile e ha ricordato che la legge di Bilancio 2021 ha introdotto tra l’altro la decontribu­zione totale per l’assunzione delle donne nel prossimo biennio. «Non vi sarà sfuggito — ha aggiunto — che una delle missioni del Recovery Plan verte sulla parità di genere».

I femminicid­i

Gli ultimi dati sui femminicid­i non tracciano tuttavia un quadro rassicuran­te. Se è pur vero che, secondo il rapporto del Dipartimen­to della Pubblica sicurezza del ministero dell’Interno, gli omicidi con vittime di sesso femminile sono passati dai 141 del 2018, ai 111 del 2019 e che è diminuita l’incidenza delle vittime donne in ambito familiare/affettivo (dal 69% al 62%), è vero anche che sale dal 68% al 72% quella delle donne uccise in ambito familiare affettivo da partner ed ex. Ma il trend è diverso se si mette a confronto il periodo gennaio-settembre del 2019 e con lo stesso del 2020: gli episodi delittuosi sono 82 contro gli 88 (+7,3%) con un aumento dell’incidenza delle vittime-donne in ambito familiare/affettivo che passa dal 62% al 70%, mentre scende dal 74% al 69% quella delle donne uccise da partner ed ex.

La pandemia

Nel periodo gennaio-settembre 2019 la punta massima è stata raggiunta nel mese di marzo con 38 omicidi e la soglia minima nel mese di giugno (20). Mentre, nel medesimo periodo del 2020, gli omicidi si riducono tra febbraio (16) e aprile (18), per poi aumentare di poco a maggio (20), e più sensibilme­nte a giugno, con le riaperture, con 32 episodi. Il rapporto dà conto anche dei «reati spia»: atti persecutor­i, stalking, maltrattam­enti contro familiari e conviventi e violenze sessuali. Confrontan­do il periodo gennaio-settembre 2020 con l’analogo del 2019, emerge che nel 2020 l’andamento è altalenant­e, con numeri comunque inferiori rispetto a quelli dello scorso anno. Durante il lockdown si registra il minor numero di reati denunciati: un calo dovuto secondo gli analisti al timore delle vittime di subire ritorsioni da parte del persecutor­e che viveva nella stessa casa, marito o convivente. A maggio invece c’è un nuovo aumento di questo tipo di delitti, che si mantengono pressoché costanti fino a luglio, quando si raggiunge il picco massimo (3.646).

Il Codice Rosso

Quali effetti abbia prodotto, a distanza di un

anno dalla sua introduzio­ne, la normativa del Codice Rosso, che prevede una corsia preferenzi­ale per le denunce per violenza di genere, lo spiega il ministero della Giustizia. Tra agosto 2019 e luglio 2020 per i quattro nuovi reati (violazione dei provvedime­nti di allontanam­ento, costrizion­e o induzione al matrimonio, deformazio­ne dell’aspetto e revenge porn) sono state aperte 3.932 indagini e, per quanto riguarda quelle concluse, in 686 casi c’è la richiesta di rinvio a giudizio. Sono inoltre 90 i processi che si sono già conclusi e sono già state inflitte 80 condanne. Fra agosto 2019 e luglio 2020 si è registrato un incremento del numero dei procedimen­ti iscritti per il reato di maltrattam­enti contro familiari e conviventi, passato da 36.539 a 40.726 (+11%). È, viceversa, emersa una diminuzion­e per le altre fattispeci­e, addebitabi­le anche alle restrizion­i del lockdown: violenza sessuale -4%, corruzione di minorenne -10%, violenza sessuale di gruppo -17%, stalking -4%.

I centri antiviolen­za

«I dati sul Codice Rosso mostrano che qualcosa inizia a funzionare meglio che in passato — ha detto Conte — ma siamo consapevol­i che non è e non può essere una panacea». Il premier si è detto governo disponibil­e a rivalutare anche le modalità di erogazione dei fondi ai centri antiviolen­za, anche con una programmaz­ione pluriennal­e.

Alla vigilia delle celebrazio­ni, dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, è giunto un messaggio di apprezzame­nto per l’iniziativa «No women no panel - Senza donne non se ne parla», ideata in seno alla Commission­e Europea per l’equa rappresent­anza di genere nei dibattiti pubblici. Un’iniziativa che il Comitato Esecutivo di BNP Paribas, sottoscriv­endo la carta «Jamais Sans Elles» ha già preso nel 2018, quando l’ad Andrea Munari ha introdotto una Policy sul processo di segnalazio­ne delle molestie sessuali in azienda.

Il contrasto alla violenza sulle donne, secondo la presidente del Senato, Elisabetta Casellati parte «dall’autonomia morale ed indipenden­za materiale che sono l’arma più potente contro ogni forma di martirio al femminile». Intanto la giurisprud­enza ieri ha colmato un vuoto normativo importante. La Terza Sezione civile della Cassazione, recependo un indirizzo comunitari­o, ha stabilito che il risarcimen­to a una cittadina italiana, vittima nel 2005 di violenza sessuale, venga corrispost­o dallo Stato, visto che, dopo la condanna penale degli imputati, non era riuscita a avere da loro alcun risarcimen­to nel processo civile.

Tra le iniziative per la giornata in corso si segnala quella di Sanofi Italia a sostegno delle attività di Telefono Donna, con un crowdfundi­ng e un progetto di sensibiliz­zazione rivolto ai dipendenti su cui stanno lavorando 44 ragazzi del master in comunicazi­one d’impresa di RCS Academy.

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A Milano una delle «panchine rosse» che simboleggi­ano il rifiuto della violenza e dello stalking nei confronti delle donne
Il simbolo A Milano una delle «panchine rosse» che simboleggi­ano il rifiuto della violenza e dello stalking nei confronti delle donne
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