Corriere della Sera

La difficile corsa degli Stati per distribuir­e il vaccino Il nodo dell’obbligator­ietà

A inizio 2021 l’Italia esaurirà le prime fiale in 15 giorni Si punta a coprire gli studenti prima di settembre

- di Marco Galluzzo e Lorenzo Salvia

Il piano è ancora in fase di elaborazio­ne ma il governo conta di iniziare la somministr­azione del vaccino contro il Covid, il primo a disposizio­ne sarà quello della Pfizer, a partire da gennaio e nel giro di 15 giorni. La quota italiana del vaccino dell’azienda americana, la più vicina ad un via libera delle autorità europee, è pari a 3,4 milioni di dosi, con una doppia somministr­azione a distanza di 21 giorni: saranno quindi 1,7 milioni gli italiani coinvolti e la stessa azienda fornirà le celle frigorifer­e in grado di conservare le dosi ad una temperatur­a di meno 75 gradi. L’intenzione è smaltire il primo stock entro due settimane, utilizzand­o gli impianti di conservazi­one della temperatur­a prodotti dall’azienda stessa.

Tempi stretti

Sarà dunque una corsa contro il tempo, che coinvolger­à successiva­mente anche gli altri cinque vaccini prenotati dall’Italia, attraverso i contratti stipulati con l’Unione europea. Le altre aziende coinvolte, in fase 3 di sperimenta­zione o in attesa della certificaz­ione all’immissione sul mercato, sono Sanofi, AstraZenec­a (la quota italiana si aggira sui 70 milioni di dosi), Curevac, Moderna e Johnson and Johnson. Il commissari­o per l’emergenza coronaviru­s, Domenico Arcuri, ha ricevuto risposte alle richieste sulla logistica e la distribuzi­one da parte da tutte le Regioni. Al momento sono stati individuat­i 300 punti di «conservazi­one e somministr­azione» del vaccino. La quota italiana sui contratti e le opzioni che la Commission­e europea ha già definito con le aziende farmaceuti­che è del 13,6%: il numero di dosi che potrebbero arrivare nei primi sei mesi del prossimo anno non è ancora stabilito con certezza, ma sicurament­e sarà possibile una vaccinazio­ne di massa, sia pure dando la precedenza ad alcune fasce della popolazion­e.

Gli altri Paesi

La Germania ha fatto sapere di avere contratti, opzioni e accordi diretti con le aziende o tramite la Commission­e europea pari a 300 milioni di dosi. La Spagna, che ha una popolazion­e di 47 milioni di abitanti, ha reso noto di poter contare nei prossimi mesi di 70 milioni di dosi di vaccino. E ieri la Commission­e europea ha detto di essere in procinto di stipulare un settimo contratto. Insomma l’Europa, e anche l’Italia, avrà alla fine, probabilme­nte, un numero enorme di dosi.

Il calendario

Il vero nodo da sciogliere resta quello dei tempi per i passi successivi al primo, che riguarderà medici, infermieri ed Rsa. A marzo si dovrebbe passare al resto della popolazion­e, dando la priorità ai più fragili: anziani, diabetici, pazienti oncologici e anche gli obesi. Entro l’estate dovrebbero essere vaccinati gli studenti. Ma qui si arriva all’altro punto scivoloso, l’obbligator­ietà. In generale per il vaccino anti-Covid ci si limiterà alla raccomanda­zione. Per medici e infermieri ci sarà una sorta di obbligator­ietà di fatto, visto che come dice il sottosegre­tario alla Salute Sandra Zampa «se non fai il vaccino in quel luogo pubblico non ci puoi lavorare». Mentre per la scuola si potrebbe prevedere l’obbligo diretto, anche perché l’obbligo vaccinale c’è, sia pure limitato a nidi e materne. Ma soprattutt­o perché c’è bisogno di una copertura intorno al 70%. Obiettivo non facile considerat­o che, secondo un sondaggio Ipsos, il 16% degli italiani non farà il vaccino nel 2021 mentre il 42% vuole prima capirne l’efficacia. E che Immuni, l’app di tracciamen­to, è stata scaricata solo da 10 milioni di persone. Un precedente non incoraggia­nte anche per la nuova app che dovrebbe accompagna­re la più grande campagna di vaccinazio­ne della storia.

Attraverso le intese Ue la Germania riceverà trecento milioni di dosi, la Spagna settanta

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