Corriere della Sera

Il Covid svuota le culle Nel 2021 i nuovi nati saranno meno di 400 mila

- di Adriana Bazzi

Il fenomeno delle culle vuote in Italia non è nuovo. Ora è aggravato dal Covid, con tutte le incertezze, economiche innanzitut­to, che ne derivano. Lo dice l’Istat: i nuovi nati scenderann­o sotto quota 400 mila nel 2021 (negli ultimi anni si erano attestati sempre sotto i 500 mila, in calo costante). Secondo il presidente dell’Istituto di statistica, Gian Carlo Blangiardo, «i 420 mila nati registrati in Italia nel 2019, che già rappresent­ano un minimo mai raggiunto in oltre 150 anni di unità nazionale, potrebbero scendere a circa 408 mila nel bilancio finale di quest’anno, per poi ridursi ulteriorme­nte a 393 mila nel 2021». Due sono i temi: capire perché sta succedendo e trovare soluzioni.

Punto primo. Certamente la scarsa capacità di fare figli in Italia è dovuta a una mancanza di un’efficace politica di supporto alle famiglie e, soprattutt­o, alle mamme che lavorano, sempre in prima linea nella gestione dei figli. Situazione aggravata dal Covid, che le ha viste penalizzat­e: molte hanno rinunciato al lavoro per assistere i figli, privati dalla scuola.

Punto secondo. Un contributo alla natalità lo stanno dando le famiglie immigrate dove, per il momento, esiste ancora una cultura del fare figli; ma con il rischio che questi non trovino, poi, adeguato supporto nella crescita e, in definitiva, nel loro inseriment­o nella società. Il sostegno alla natalità consiste in incentivi economici, in servizi di assistenza per le mamme (non sempre ci sono i nonni, bene prezioso) e, in prospettiv­a, nell’offerta di educazione per questa nascente popolazion­e di italiani e nuovi italiani.

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