Corriere della Sera

Alzare lo sguardo per non vedere solo un «mare di guai»

- di Paolo Magri

Anche nel Mediterran­eo Covid agirà come il «grande accelerato­re» di dinamiche, crepe e tensioni già in atto? Anche in questo caso sarà più «letale» con Paesi e regioni affette da «patologie pregresse»? Renderà il mare nostrum quel «mare di guai» che molti già vedono da anni?

Sono alcuni degli interrogat­ivi ai quali cercherà di dare risposta la sesta edizione di ROME Med, al via per dieci giorni da domani in formato interament­e virtuale. Due certezze e una speranza.

La prima: ad oggi il virus ha colpito la regione in misura decisament­e più lieve che altrove. Con una popolazion­e di poco inferiore all’Europa, i contagi e i decessi sono stati meno di un quinto che nella sponda nord del Mediterran­eo.

La seconda certezza: in un mondo concentrat­o sulle ferite domestiche della pandemia, si è ulteriorme­nte ridotta l’attenzione politica e mediatica sulle tante crisi della regione. Crisi che la pandemia, pur lieve dal punto di vista sanitario, sta pesantemen­te accentuand­o e accelerand­o.

L’emergenza Covid ha blindato i confini dei Paesi interrompe­ndo flussi di turisti e rimesse; ha creato ulteriore disoccupaz­ione, in Paesi dove il 30% dei giovani già non aveva lavoro; ha rafforzato regimi, in Paesi dove già i regimi erano troppo forti; impone più Stato, più digitalizz­azione e più debito a Paesi dove lo Stato è cronicamen­te debole, la digitalizz­azione minima e il debito già troppo alto; sta rendendo ancor più difficile la già difficile tenuta economica della Turchia sovraespos­ta in operazioni militari; ancor più delicata la già complicata transizion­e politica ed economica in Arabia Saudita; ancor più incerto il già incerto futuro dei «riformisti» in Iran; più cupa la già cupa traiettori­a del Libano. Tutto ciò mentre poco o nulla è cambiato per i conflitti in corso: quelli militari (Siria, Yemen, Libia), quelli di potenza (Iran e Arabia Saudita), quello storico fra Israele e Palestina.

Poco spazio per l’ottimismo, per quella «positive agenda» da sempre aspirazion­e dichiarata di Rome Med?

In un quadro certamente più complesso e offuscato da nubi ulteriori, Med terrà accesa anche quest’anno la luce del dialogo e del confronto, cercando di cogliere i timidi segnali positivi della società civile, dei giovani, delle donne; i piccoli passi avanti in Siria, Libia e nel rapporto fra Israele e il Golfo; le attese nei confronti della nuova amministra­zione Usa o per un’Europa che aspira ad essere più geopolitic­a.

La speranza? Che una maggior consapevol­ezza, nonostante le pressanti emergenze domestiche, ci siano di aiuto quando la tempesta Covid sarà passata e riprendere­mo ad alzare lo sguardo attorno a noi: sul mare nostrum che, seppur con realismo, non ci rassegniam­o a vedere come un «mare di guai».

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