Jolovan, «ribelle» a Singapore Nei guai per un volto che ride
Processato per «assembramento illegale»: ma alla protesta era da solo
Nei guai per un sorriso. E che guai: Jolovan Wham, un giovane di Singapore, sarà processato per avere mostrato uno «smiley», il faccino stilizzato che sorride, disegnato su un cartello di fronte a una stazione di polizia.
L’attivista, che intendeva mostrare il suo appoggio a due ragazzi finiti nei guai per lo stesso motivo, è stato incriminato per «assembramento illegale», anche se era da solo ed è rimasto in strada soltanto per i secondi necessari a scattare una foto. Ora rischia una multa di 7 mila euro prevista dalla legge sull’ordine pubblico della città-Stato. Venerdì tornerà di fronte ai giudici e conoscerà il verdetto. «Se Singapore ha fama di essere uno dei luoghi più avanzati nel mondo — ha dichiarato Wham — è bene aprire gli occhi. Molti qui vivono nella paura di esprimere quello che pensano riguardo la politica o, più semplicemente, le questioni sociali».
Ex colonia britannica, Singapore ha raggiunto la piena indipendenza nel 1965 dopo una breve e burrascosa unione con la Malesia. Oggi è uno dei più importanti centri finanziari mondiali ed è vista come un esempio di «buon governo» ispirato dalla prevalente cultura di origine cinese. Vera e propria «democrazia confuciana», la repubblica che sorge sulla punta estrema della Penisola malese ha un’idea dell’ordine che rasenta il fanatismo. Il sistema giudiziario è efficiente e rigoroso. Sono considerate infrazioni masticare gomme, fumare o bere alcolici nei luoghi pubblici. Oltre alla pena di morte per i reati più gravi, altre offese alla legge prevedono punizioni corporali come la fustigazione. L’attivista che ha mostrato la faccina sorridente senza permesso è solo uno degli esempi della rigidità con cui le autorità trattano le «devianze» sociali. Jolovan Wham si è fatto un punto d’onore nel far emergere le incongruità con cui i cinque milioni di cittadini, dalle origini più diverse (cinesi, malesi, indiani), sono governati in uno Stato di diritto dove il diritto si occupa anche del grado di pulizia di strade e toilette.
Una «democrazia asfissiante» la definiscono i (pochi) coraggiosi che hanno l’ardire di sfidare convenzioni e leggi che, ai nostri occhi, sembrano talvolta riflettere un’idea sadica di giustizia. «Faccio tutto questo — dice ancora Wham — perché credo sia importante attirare l’attenzione del mondo sui metodi draconiani e insopportabili con cui a Singapore si mantiene l’ordine sociale».
Se il riferimento è alla faccina, è evidente che il problema è nella totale mancanza di senso dell’umorismo.