L’annuncio di Pechino: «Sconfitta la povertà»
Pechino, telegiornale di lunedì 23 novembre: «Le ultime nove contee afflitte da povertà assoluta nella provincia sudoccidentale del Guizhou sono state ufficialmente depennate dalla lista». Breve pausa mentre scorrono immagini di campagne coltivate, villaggi con nuove abitazioni, scuole, autostrade e linee ferroviarie poggiate su pilastri che attraversano zone montuose. Poi il mezzobusto del tg statale aggiunge: «Le nove contee del Guizhou erano le ultime sacche di povertà in tutta la Cina». Un annuncio estremamente sobrio, per dire alle masse che il Partito-Stato ha mantenuto la promessa formulata nel 2012, all’alba dell’era Xi: sradicare la povertà assoluta entro la fine del 2020, per consentire di festeggiare il centenario del comunismo cinese, nel 1921, con la proclamazione della «società moderatamente prospera». Secondo le statistiche di Pechino, nel 2012 c’erano ancora 99 milioni di cinesi in povertà assoluta. Da ieri la categoria non esisterebbe più, perché nessun cinese ha meno di 4.000 yuan di reddito disponibile all’anno, la soglia fissata dal governo per essere classificato come non povero. Alcuni economisti sostengono che Pechino ha fissato l’asticella troppo bassa e che se si usasse un più realistico criterio di 5 euro al giorno, ancora 373 milioni di cinesi sarebbero considerati poveri. Ma resta il fatto che, in quarant’anni, più di 700 milioni di persone in Cina hanno finalmente avuto mezzi per vivere, non solo sopravvivere.