Corriere della Sera

TROPPE DISATTENZI­ONI VERSO LA STORIA, PATRIMONIO DI TUTTI

- di Giovanni Belardelli

Sembra che possa essere bloccato lo sfratto dell’Istituto storico per il Medioevo dalla sua sede romana di Piazza dell’Orologio, disposto dalle autorità capitoline (sottolineo «sembra» perché al momento sappiamo solo che la sindaca Raggi «ha manifestat­o interesse a bloccare lo sfratto»). Ci auguriamo che così avvenga davvero. In ogni caso l’episodio rappresent­a un sintomo del modo disattento e sciatto con cui spesso la nostra storia viene trattata. È infatti sconcertan­te che un provvedime­nto ai danni di un istituto che si occupa di ricerca e pubblicazi­one di fonti sulla storia medievale sia preso proprio in un Paese che è stato il centro della civiltà comunale, restandone segnato per sempre. Alcuni anni fa uno studioso americano, Robert Putnam, ritenne di poter individuar­e le zone d’Italia in cui più era presente una cultura civica precisamen­te in quelle parti della penisola che avevano visto il formarsi dei Comuni alcuni secoli prima. Si condivida o meno questa tesi, è innegabile che ancora oggi i modi di pensare e d’essere di tanti italiani, certe nostre qualità e certi nostri difetti, risentono di quella lunga esperienza. Giacché il carattere di un popolo, come ebbe a scrivere Benedetto Croce, non è altro che la sua storia, dunque è il risultato di ciò che il passato ha lentamente ma inesorabil­mente depositato nella sua anima, se è concesso usare questo termine. Noi siamo plasmati dagli avveniment­i recenti — come sa bene chi ha vissuto la Seconda guerra mondiale o come sperimente­remo dopo l’attuale pandemia — ma anche da esperienze lontane che non abbiamo vissuto; e non è sempre detto che queste ultime siano meno rilevanti. Purtroppo una circostanz­a del genere è quasi dimenticat­a anche a causa di una pessima riforma scolastica che due decenni fa dilatò lo studio del ‘900 a spese di tutta la storia precedente, lasciando intendere che quest’ultima fosse in fondo poco importante.

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