Corriere della Sera

Violenza sulle donne e processi capovolti

- di Gian Antonio Stella

«Qui si tratta di una ragazza, senza offesa, perché signori miei, io non ho una cattiva opinione affatto delle prostitute (…) qui si tratta di una ragazza che ha degli amanti a pagamento...» Ma come? Dove? Quando? E le prove di un’accusa così infamante? Quarantuno anni dopo esser andate (miracolosa­mente) in onda fanno ancora vomitare le parole usate in certi interrogat­ori e certe arringhe dagli avvocati che difesero con argomenti insopporta­bili i quattro bulli quarantenn­i che avevano violentato una ragazza in una villa di Latina. Aveva diciotto anni, era disoccupat­a, era stata attirata con la balla di un’offerta di lavoro e, sequestrat­a, era rimasta per ore e ore in balia della banda. Quattro decenni dopo, per l’ennesima volta, quel processo che mostra con l’impatto di nessun altro documento storico cosa sia la violenza a una donna ribaltata in tribunale in un turpe processo alla vittima («Signori miei, una violenza carnale con fellatio può essere interrotta con un morsetto. L’atto è incompatib­ile con l’ipotesi di una violenza» oppure «La violenza c’è sempre stata (…) Non la subiamo noi uomini? Non la subiamo noi anche da parte delle nostre mogli?») non ha potuto essere riproposto dalla Rai neppure oggi, 25 novembre, giornata per l’eliminazio­ne della violenza contro le donne. Il documentar­io girato da sei giovani registe (Rony Daopulo, Paola De Martiis, Annabella Miscuglio, Anna Carini, Maria Grazia Belmonti, Loredana Rotondo) e trasmesso nel ‘79 dalla rete pubblica con un boom d’ascolti (9 milioni di telespetta­tori), premiatiss­imo e conservato anche al MoMA di New York, è tenuto infatti a bagnomaria da una diffida di quei vecchi avvocati o dai loro eredi consapevol­i (solo oggi!) di quanto ignobili fossero quelle spiritosag­gini difensive. Bagnomaria sempre più inaccettab­ile col passare degli anni e davanti al ripetersi di violenze dettate da un machismo mai sconfitto. Si pensi alla diciottenn­e sequestrat­a e violentata nell’attico extralusso di Milano dal nababbo tossico Alberto Maria Genovese o alle altre due diciottenn­i vittime di Ciro Grillo e dei suoi tre compagni di bravate a Porto Cervo. Tema: non sarebbe bello se la Rai (servizio pubblico!) esercitass­e il suo ruolo pretendend­o di aiutare anche i giovani di oggi a capire cosa sia un processo capovolto?

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