«I centri commerciali? Come farli ripartire»
Una perdita di 95 miliardi di euro di fatturato e un taglio per oltre 700 mila posti di lavoro è ciò che potrebbe rischiare (secondo gli ultimi dati Censis) il settore retail a seguito delle restrizioni imposte durante la seconda ondata da coronavirus.
«La preoccupazione è sulla gestione dei centri commerciali in questo periodo» ha affermato Marco Balducci, ceo di Ceetrus Italia, società di real estate, di oltre 40 anni, appartenete alla famiglia Mulliez con attività che coinvolgono anche la progettazione, la promozione, la commercializzazione, fino alla consulenza e gestione di centri commerciali e retail park sia di proprietà che per conto di terzi. «Ceetrus in Italia gestisce ed è proprietaria di una cinquantina di centri commerciali e siamo presenti in tutto il territorio nazionale. In Italia abbiamo 150 dipendenti e il comparto centri commerciali rappresenta più di un migliaio di proprietà immobiliari, l’indotto crea circa 600 mila posti di lavoro e rappresentiamo il 4% del pil annuo. La situazione attuale è molto complicata» ha aggiunto Balducci che rileva una «diversità di trattamento per quello che riguarda il commercio» pur riconoscendo che «le misure per la difesa della salute pubblica sono assolutamente condivise da tutta l’associazione» ma allo stesso tempo «un trattamento come quello che stiamo vivendo in questo periodo crea delle differenze troppo importanti nell’ambito commercio tra centri commerciali, altre attività commerciali e il web.
Questa situazione crea due tipi di impatti. «Uno di brevissimo termine di tipo economico: le perdite di fatturato nei centri commerciali si aggirano intorno ai 400 milioni a settimana» e i ristori del governo sono per Balducci, seppur utili, insufficienti a colmare le perdite. L’appello di Ceetrus alle istituzioni è di sostenere le attività che esercitano all’interno dei centri commerciali. Ci sono poi danni a lungo termine. «I nostri mall sono luoghi sicuri, igienizzati, controlliamo costantemente che non si creino assembramenti, gestiamo i flussi di persone in ingresso anche attraverso strumenti tecnologici, misuriamo la temperatura ad ogni ingresso. Non riusciamo a capire dunque perché siamo discriminati nei confronti del resto del commercio». Anche questo aspetto porta due conseguenze: «da una parte il danno di immagine ai centri commerciali, e dall’altra un vantaggio per i colossi di internet non facilmente recuperabile». È necessario pianificare una strategia a lungo termine secondo Balducci, per quando finirà il blocco dei licenziamenti perché «se il commercio va in crisi va in crisi il lavoro».