Gli anni di piombo riletti con sincerità
Costretto dagli eventi a un’edizione solo in streaming, il 38° Torino Film Festival non ha abdicato alle sue ambizioni di scouting verso un cinema vitale e non omologato, come Il buco in testa di Antonio Capuano, presentato ieri fuori concorso. Dopo la parentesi pop di Achille Tarallo, il regista torna alla commedia drammatica (ispirata a una storia vera), questa volta incentrata su una quarantenne (l’ottima Teresa Saponangelo) che scopriamo essere figlia del vicebrigadiere ucciso dagli autonomi a Milano nel 1977, in via de Amicis, quando lei era ancora nella pancia della madre. Cresciuta senza essersi mai davvero ripresa da quel trauma e con una rabbia in corpo che la rende indocile e ruvida, la donna si troverà a fare i conti non solo con il dramma del padre (si deciderà ad incontrare l’assassino del padre, tornato libero?) ma anche con le contraddizioni di un Sud — la scena è a Torre del Greco — che non riesce a liberarsi dalle proprie zavorre. A volte ti sembra che il regista voglia dire troppo (la storia dell’amica che abortisce) e forse spezza troppo la narrazione saltando avanti e indietro nel tempo, ma il quadro che ne esce è sincero e toccante, capace di non rifugiarsi in alcun lieto fine di comodo. E con il coraggio di ricordare che certe ferite del Paese non sono ancora state rimarginate.