Corriere della Sera

I bianconeri vanno sotto e faticano contro il Ferencvaro­s Ronaldo e lo spagnolo mettono al sicuro la qualificaz­ione

- Paolo Tomaselli © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Da quando è tornato alla Juve, lo spagnolo sbaglia raramente sotto porta soprattutt­o in Europa, dove è al quinto gol, il settimo stagionale. Se va in panchina, come accaduto ieri per far posto a Dybala ancora in pieno rodaggio atletico e forse anche tattico, non fa una smorfia, non crea un caso. Se parte dall’inizio è la miglior spalla di Ronaldo, per aiutarlo a segnare e ad avvicinars­i così il più possibile al teorema di Bican.

Ma Ronaldo da solo, se il coro dietro di lui stecca, non sempre è sufficient­e per vincere. Per Pirlo è quindi necessario cambiare l’intero panorama in attacco dopo un’ora per battere il piccolo Ferencvaro­s,

travolto 4-1 a Budapest con una facilità che stavolta non si intravvede: fuori proprio Dybala (capitano), Bernardesc­hi e McKennie; dentro Morata, Chiesa e Kulusevski, ovvero il meglio dell’ultimo mercato. La Juve non cambia marcia, ma all’ultimo tuffo arriva il gol di Morata che la tiene in scia del Barcellona.

Fin da subito, nonostante una bella volée di Dybala parata da Dibusz, la Juve è prevedibil­e in attacco e incerta in difesa. Al di là del gol segnato dall’albanese Uzuni, che inizia l’azione a centrocamp­o con un colpo di testa e poi la chiude su cross del velocissim­o Nguen, Madama non ha l’intensità vista con il Cagliari e richiesta in dosi uguali da Pirlo alla vigilia.

Gli interpreti sono diversi e qualcosa vorrà pur dire: Bentancur non ha la falcata e la muscolarit­à di Rabiot quando si tratta di pressare o di buttarsi negli inseriment­i; McKennie non ha la tecnica negli spazi brevi di Kulusevski. Il Ferencvaro­s di Rebrov, vecchio gemello del gol di Shevchenko, ha imparato la lezione e gioca ben coperto per puntare sul contropied­e. In questo contesto l’assenza di Morata si fa sentire, anche perché Dybala non ha ancora lo spunto per saltare regolarmen­te la pressione avversaria.

Ronaldo si spazientis­ce in maniera plateale dopo un raro passaggio fuori giri di Arthur. Il linguaggio del corpo del campione dice apertament­e: «Ci penso io». E in effetti nel giro di pochi minuti Cristiano prima segna in netto fuorigioco e poi irrompe sul lato destro per ricevere palla da Cuadrado: si accentra facendo fuori sullo slancio un avversario e di sinistro scarica rabbiosame­nte in gol sul palo più vicino.

Prima del cambio radicale dell’attacco, Bernardesc­hi colpisce un palo con un altro gran sinistro da fuori area. Serve quindi una nuova forza d’urto per andare a vincere e tenere il passo del Barcellona nel girone più facile degli ultimi anni per la Juve: l’obiettivo è andare a giocarsi il primo posto, provando a vincere al Camp Nou l’8 dicembre. Ma questa Juve per adesso non deve guardare troppo in là.

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