Immobile il martello biancoceleste
Doppietta del centravanti e rete di Parolo, la Lazio batte lo Zenit e vede gli ottavi di Champions
Tra inchieste giudiziarie e liti, problemi pubblici e polemiche intestine, c’è una Lazio che ne viene sempre fuori bene: la guida Inzaghi e in campo funziona a meraviglia, tanto che non perde da otto partite (cinque le ha vinte), ha risalito la classifica in campionato e ha in mano la qualificazione agli ottavi di Champions.
L’ultimo sigillo lo ha messo piegando ed eliminando lo Zenit, un 3-1 netto e con poche sofferenze, che permette ai biancocelesti di volare via nel girone assieme al Borussia Dortmund del fenomeno Haaland, autore di un’altra doppietta. Adesso l’unica minaccia — ma lontana quattro punti — è il Bruges, che i romani affronteranno nell’ultimo turno.
Impermeabile al caos, la Lazio dovrà comunque risolvere la grana Peruzzi, perché la pace con Lotito ancora non c’è stata e anzi il club manager ha svuotato l’ufficio: è offeso con il presidente per le parole che ha usato nei suoi confronti per la gestione del caso Luis Alberto, vuole andarsene. Milinkovic-Savic, invece, si è negativizzato: è in arrivo a Roma dalla sua Serbia.
A metà primo tempo la contesa con lo Zenit sembrava già chiusa grazie ai gol di Immobile (lampo al 3’ con lieve deviazione) e Parolo (altra conclusione da fuori area al 22’, a conferma di una condizione eccellente a dispetto dell’età). Due colpi che disegnavano la superiorità della Lazio, la quale aveva conservato fino a quel momento il completo controllo della gara benché i russi avessero cercato di metterla in difficoltà con una formazione molto offensiva, con tre trequartisti alle spalle del gigantesco Dzyuba.
Era proprio quest’ultimo, al cospetto del quale Acerbi sembrava quasi gracile, a riaprire la partita con una girata di sinistro nell’angolo basso; proprio il difensore della Nazionale aveva la colpa di avergli permesso di controllare e piazzare la palla, tutto davvero troppo facile. Un colpo estemporaneo, ma sufficiente a rimettere tutto in gioco. Anche perché la Lazio cominciava a divorarsi gol in contropiede: prima Luis Alberto, quindi Parolo, a tempo scaduto Lazzari, tutti ispirati da Correa.
Ma a inizio ripresa, sull’ennesimo assalto di Correa, Immobile andava a guadagnarsi e trasformare il rigore che chiudeva anzitempo la sfida, perché da quel momento in avanti la Lazio non si distraeva più e lo Zenit non aveva la forza di creare alcunché di pericoloso. Anzi era ancora la squadra di Inzaghi a sfiorare la rete, però Muriqi per ora non è Immobile e probabilmente non lo diventerà mai: solo davanti alla porta, il kosovaro riusciva a non segnare.