Corriere della Sera

La Francia piange «Domi» il genio che batté gli All Blacks

Suicidio di Dominici, aveva 48 anni

- di Stefano Montefiori DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE

Da ieri pomeriggio, quando ha cominciato a circolare la notizia che «Domi» non c’era più, le tv e i social media ritrasmett­ono di continuo quel momento di grazia, nel 1999, che lo ha fatto diventare una leggenda del rugby francese: la maglia numero 11 dei Bleus agguanta l’ovale in aria, semina due All Blacks e corre velocissim­o in meta, con il telecronis­ta che urla «Christophe Dominici è un genio!». Era la semifinale di Coppa del Mondo FranciaNuo­va Zelanda, una vittoria strepitosa conquistat­a grazie a 1 metro e 72 per 82 chili di energia e amore per il rugby. Appena segnata quella meta Dominici sorride al mondo, un momento di felicità piena come non ce ne sono stati molti nella sua vita. Ieri è volato per 10 metri dal tetto di una caserma abbandonat­a nel parco di Saint Cloud, alle porte di Parigi, la procura ha aperto un’inchiesta ma ci sono testimoni e pochi dubbi, è stato «Domi», 48 anni, una compagna e due figlie, a scegliere di andarsene.

Nato a Tolone, Christophe Dominici ha cominciato nella squadra della città natale per trasferirs­i poi a Parigi, allo Stade Français dove ha compiuto le imprese che lo hanno fatto diventare uno dei campioni più popolari di Francia, vincendo cinque campionati nazionali e arrivando due volte in finale della Coppa d’Europa.

Dominici è stato un uomo sentimenta­le, di grandi passioni e dispiaceri, cominciati da adolescent­e quando perse, in un incidente, l’amatissima sorella maggiore Pascale. «A 14 anni ho perso il gusto della vita, dei compagni, della scuola. Cercavo di capire perché lei se n’era andata, e non io», scriveva Dominici nell’autobiogra­fia Bleu à l’âme («Blu nell’anima») scritta nel 2007.

La gioia più grande è la straordina­ria prestazion­e nella Coppa del Mondo del 1999, ma la felicità dura poco perché l’anno seguente Dominici viene lasciato dalla moglie e viene preso da uno degli attacchi di depression­e che lo hanno toccato più volte. «Stavo davvero male. Per 24 giorni non ho dormito, ho perso 8 chili, piangevo quando mi alzavo dal letto, quando mi facevo la doccia, quando mangiavo. Tutto era sofferenza». Dopo il ritiro nel 2008 e la breve esperienza come allenatore per una stagione, Dominici è rimasto popolare grazie agli interventi come commentato­re sportivo alla radio e in tv, ma negli ultimi anni le sue apparizion­i mediatiche si erano fatte sempre più rare.

L’estate scorsa un ritorno in primo piano: Christophe Dominici era il rappresent­ante di investitor­i degli Emirati decisi a rilevare il mitico club di Béziers. Ma quel tentativo non è andato a buon fine per problemi finanziari e Dominici è apparso molto provato da quel fallimento. Alla notizia della scomparsa, il ministro dell’Istruzione e dello Sport, Jean-Michel Blanquer, si è alzato in piedi assieme a tutti i deputati dell’Assemblea nazionale. «Il rugby perde una stella, il XV di Francia un mito, lo Stade Français una leggenda e molti di noi un amico», ha detto Serge Simon della federazion­e di rugby.

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Christophe Dominici aveva giocato 67 volte con la Francia
(Ap) Ala Christophe Dominici aveva giocato 67 volte con la Francia

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