Facciata arancione (e 90 testimonial) per l’ospedale dedicato alle donne
Il primo ospedale «di genere» in Italia si tinge di arancione «per dare coraggio a tutte le donne che stanno lottando e ne hanno bisogno». Lancia il suo forte messaggio il presidio del Macedonio Melloni di Milano che ha i reparti «interamente dedicati al sesso forte, quello femminile», per dirla con le parole di Luca Bernardo, tra i promotori dell’iniziativa e direttore del dipartimento dell’età evolutiva. Ai medici della struttura si sono uniti novanta testimonial di vari settori, dallo spettacolo alla scienza, che in un video collettivo hanno espresso il loro punto di vista. Antoavesse nio Albanese ha citato un passo di Shakespeare, l’imprenditore Renzo Rosso gli ostacoli «che si possono sempre superare» e la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese il valore della giustizia «anche in relazione al rispetto tra esseri umani». A ruota parlano tantissimi altri: dal sostituto procuratore Francesco Ciardi
La direttrice sanitaria: il rosso della violenza è stemperato dal sole, la possibilità di uscirne
al magistrato Michele Corradino, da Belén a Eva Grimaldi, dal membro del Cts Alberto Villani al diabetologo Camillo Ricordi. «Secondo i dati dell’Onu dallo scoppio della pandemia la violenza domestica è aumentata del 20 per cento. Una donna su tre nel mondo l’ha subita, sono dati che vanno tenuti bene a mente», rilancia Marisa Errico, direttore medico del presidio ospedaliero. Il video è un simbolo forte e condiviso «e non a caso generatori sono i nostri reparti che si prendono cura delle donne da quando nascono a quando crescono e invecchiano». Nella giornata internazionale contro la violenza la parete del maestoso ospedale illuminata di arancio ha attirato l’attenzione: «È un colore simbolico: il rosso della violenza è stemperato dal giallo, il sole, la possibilità di uscirne chiedendo aiuto», spiega ancora Lucia Castellani, direttore sanitario Asst Fatebenefratelli Sacco. Da sottolineare una delle chiavi che emerge con potenza dal video: la responsabilità che abbiamo tutti noi come adulti di formare le nuove generazioni: «È compito preciso dei padri, delle madri e delle scuole educare le ragazze all’autostima e i ragazzi al valore del rispetto — ribadisce Bernardo —. La violenza domestica è un tema che ci riguarda tutti, certo non solo le donne». I giovani, comunque, fanno ben sperare: «Da quanto osservo nell’ambito del mio lavoro sono sempre più sensibili al tema — chiude il medico —. Arriverà da loro il basta definitivo al sopruso e alla prevaricazione».