«Il welfare è credere nel futuro»
Gianni Giannini di Doucal’s e l’arresto dovuto alla pandemia: «Prima del Covid pochi giovani erano disposti a restare in provincia. Ora sanno che si guadagna in qualità della vita»
L’azienda diffusa ha il suo cuore operativo in un casa colonica di fine ‘800 su un’altura di Montegranaro, cittadina di quasi 13 mila anime in provincia di Fermo. Dalla terrazza lo sguardo abbraccia il paesaggio marchigiano: mare, monti e colline. Gianni Giannini patron insieme con fratello Jerry e direttore creativo di Doucal’s — brand creato dal padre negli Anni ’70 che per dare un tocco british, allora in auge, andò a imparare la lavorazione Goodyear a Londra per poi tornare nella sua terra — dice che c’erano due strade possibili: «Creare un nuovo capannone industriale o restare nel borgo e non lasciarlo morire». Non ha avuto dubbi. «Abbiamo così assorbito gli opifici attorno, dove abbiamo trasferito l’ufficio stile, i magazzini e la produzione».
La missione è quella di «attrarre i giovani, rendendo moderno un lavoro antico, che si faceva nello stesso modo già novanta anni fa». Il trasferimento dei saperi da parte degli artigiani più anziani è fondamentale. Ma per stare al passo con i linguaggi attuali, dalla forma orale si è passati a quella digitale. L’azienda ha quindi introdotto occhiali virtuali, dotati di videocamera, che vengono indossati dagli artigiani durante le operazioni di taglio, giunteria e montaggio. «I filmati arrivano a un computer e in questo modo diventano lezioni per gli apprendisti che possono rivederle, perfezionare».
«Siamo una azienda famigliare di 70 persone. Vivendo in provincia, il rapporto di collaborazione è importante perché è difficile trovare giovani già specializzati. Prima del Covid in pochi erano disposti a restare qui per svolgere lavori apparentemente umili. Bisogna convincerli che ci si guadagna in qualità della vita, almeno dal mio punto di vista».
Per contrastare il diffuso senso di sfiducia nel futuro, nel 2019 Giannini ha lanciato il piano di welfare aziendale, che poi è diventato un paracadute in tempo di pandemia. Come la polizza con diaria per i ricoveri e una indennità nei casi più gravi.
«Mi piacciono le sfide: le chiacchiere — mi è stato insegnato — se le porta via il vento. Dicevano tutti che questo genere di cose non funzionano a causa di cavilli e lentezze nei rimborsi, ma noi abbiamo trovato una chicca marchigiana: quando il dentista ti fa il preventivo, se tutto è in ordine, ricevi i soldi in anticipo. Si tratta di un benefit di 300 euro annui che vale per viaggi, asilo, mensa. Oggi ne hanno già beneficiato circa 50 dipendenti».
Giannini confessa di stimare il modello di impresa umanistica portato avanti da Brunello Cucinelli in Umbria. «Stiamo attivando corsi di formazione di economia domestica e sulle tematiche finanziarie per tutti i dipendenti e vorremmo estenderli anche ai fornitori, un aiuto nella gestione del bilancio familiare».
L’idea — racconta l’imprenditore — gli è venuta dopo che si era ritrovato «a condividere i problemi di alcuni giovani caduti in situazioni gravi per incompetenza o leggerezza». Spiega che la produzione in azienda non si è quasi mai fermata: «Abbiamo messo tutto in sicurezza per andare avanti, perché qui tutti hanno bisogno di lavorare».
Il suo cruccio? «Il governo aveva annunciato che avrebbe contribuito alle spese di questo impegno. E invece niente, non possono essere messe in detrazione….».
L’auspicio? «Che la gente si lasci meno incantare dai brand d’immagine e guardi più ai contenuti. La storia artigianale di Doucal’s è documentata dalle migliaia di modelli esposti nel nostro Museo della calzatura che abbiamo inaugurato nel 2013 in occasione dei 40 anni del brand. Un racconto dell’evoluzione del gusto italiano dal 1973 ad oggi. Qui nasce l’ispirazione anche per le nuove collezioni, come il mocassino flessibile, quasi tascabile, della primavera estate 2021. Anticato a mano, ha le sfumature della natura per lui — dal beige all’ocra, dall’écru al panna, fino ai verdi— con il cuoio a fare da ponte con la collezione femminile che si tinge dei toni pastellati, rosa, verde acqua».
Ottocento i clienti nel mondo, 60 per cento all’estero (Europa e Russia), per 130 mila paia di scarpe prodotte ogni anno negli stabilimenti marchigiani. «Nonostante tutto, nei mesi di settembre e ottobre gli ordini stavano andando bene. Grazie al lavoro certosino dei venditori — i veri protagonisti di questi momenti difficili —, e al riposizionamento del brand per adeguarsi alla nuova geografia dello shopping dopo lo tsunami della pandemia. Non bastano più le grandi catene. Oggi bisogna ripensare a una distribuzione capillare tra i piccoli clienti delle province — vale anche per Nord Europa e Russia — che hanno accusato meno il colpo rispetto alle metropoli. Nei negozi, dove c’è professionalità si era tornati a lavorare bene». L’altro protagonista rilanciato dal lockdown è il web. «Abbiamo aperto il nostro e-commerce diretto, un’altra vetrina che va ad aggiungersi ai negozi monomarca di Milano e Parigi».