Mes, alta tensione nel governo
Cinque Stelle sempre più divisi. Zingaretti attacca: basta tirare a campare
Mercoledì la resa dei conti per il governo. Si andrà in Aula per il voto sulla riforma del Mes e cresce la tensione nella maggioranza e tra i ministri. Dario Franceschini avverte: così crolla tutto. Il segretario del Pd Nicola Zingaretti sferza l’esecutivo e attacca: «Basta tirare a campare». Ma i Cinque Stelle sono sempre più divisi. Domani previsto un vertice sui fondi Ue.
«Bisogna spendere bene i miliardi che arrivano dall’Europa. E bisogna correre». Nicola Zingaretti chiede una nuova fase e prova a mettere benzina in un motore che sembra imballato. Il segretario del Pd avverte che «non possiamo tirare a campare», ed è un segnale che approda sul tavolo di Palazzo Chigi, dove il presidente Giuseppe Conte, al quale viene imputata una risolutezza non sufficiente rispetto all’emergenza, presenterà la contestata cabina di regia. Il tutto mentre mercoledì il governo affronterà una prova delicata, con un drappello di senatori 5 Stelle intenzionati a non votare la riforma del Mes. Situazione che provoca l’ìra del Pd, che spinge per l’attivazione del fondo sanitario, e le ironie di Matteo Renzi, che non perde occasione per lanciare frecciate al Movimento.
L’Italia non ha ancora messo a punto i progetti per spendere i 209 miliardi che gli sono stati assegnati, a differenza di altri Paesi come Spagna, Francia, Portogallo, Slovenia, Repubblica Ceca e Germania. Provocando i malumori europei, come si evince dai giornali tedeschi: per la Welt «L’Italia gioca col fuoco» e per lo Spiegel siamo «il paziente a rischio dell’Europa».
Domani Conte varerà la struttura che dovrà guidare l’attuazione del piano. La cabina di regia sarà formata innanzitutto da una triade — il premier, il ministro dell’Economia e quello dello Sviluppo economico — criticata dal Pd e da alcuni ministri. Roberto Gualtieri prova a rassicurare: «Faremo una cosa simile a quella degli altri Paesi, una cosa di buon senso. La cabina di regia sarà elemento di supporto e coordinamento, avrà la funzione di aiutare non di espropriare i titolari delle rispettive funzioni di spesa e di attuazione».
Il 9 dicembre, il voto sulla riforma del Mes potrebbe infrangersi sulla defezione di diversi senatori dei 5 Stelle. Si parla di 6-8 irriducibili, che sembrano convinti a non votare la riforma del fondo.
Una situazione non facile, sulla quale provano a spendersi i ministri. La titolare dell’Interno Luciana Lamorgese spiega che «dobbiamo fare un’opera tutti insieme per poter uscire dalla crisi». Il ministro della Salute Roberto Speranza dice di credere «nell’alleanza fra centrosinistra e Cinque Stelle» e anche lui è sicuro che si troverà «una sintesi». Il titolare dell’Economia Roberto Gualtieri si aggiunge al coro: ««Sarebbe incomprensibile che l’Italia esercitasse un veto mentre si sta battendo contro veti di altri Paesi sul Recovery Plan». Anche il capo politico pro tempore Vito Crimi prova a rassicurare: «Sono convinto che ci sarà risoluzione unitaria di maggioranza. Il governo assolutamente non cadrà». Non ne è convinto Matteo Renzi: «Conte lo deve chiedere ai 5 Stelle se può stare sereno, perché è tutto legato a loro». Detto questo, la sua posizione è quella nota: «Dire di no per motivi ideologici è un errore. Andiamo avanti, checché ne dicano Salvini e Grillo».
In serata arriva anche l’appello di Luigi Di Maio a stoppare le polemiche: «Davanti a una crisi serve unità, credo sia da irresponsabili votare contro il presidente del consiglio mercoledì».
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