«No al Mes? Così si aiutano i nostri nemici»
Vertice di 60 parlamentari con gli emissari di Conte Ribelli ancora all’attacco. E nelle chat volano insulti
Cinque Stelle divisi tra lo spettro di guerre legali (interne) e i richiami alla responsabilità (anche agli alleati). La situazione nel Movimento è a dir poco magmatica. Il reggente Vito Crimi a Mezz’ora in più ribadisce che sulla risoluzione di mercoledì «la maggioranza ci sarà». Il capo politico, così come Luigi Di Maio, mette in chiaro però che «l’utilizzo del Mes non ha i numeri in Parlamento». Il ministro degli Esteri ribadisce ai suoi che questo atteggiamento «mette Conte in difficoltà» ed è pronto a strigliare anche gli alleati. «Basta provocazioni», è il senso del suo ragionamento, sottolineando al tempo stesso come in questa fase ci sia un deficit di dialogo tra l’esecutivo (in modo particolare Gualtieri) e una parte della maggioranza.
Ma il clima del Movimento rimane infernale. Barbara Lezzi invoca il voto su Rousseau per sbrogliare la matassa. I capigruppo con il placet di Crimi hanno riunito quasi 60 capicommissione per trovare una sintesi condivisa (tra loro anche otto firmatari della fronda). I pentastellati in assise telematica si sono anche confrontati con i consiglieri del premier Giuseppe Conte, ma sulle chat e nei social è continuata la battaglia. A far infuriare i frondisti il post della senatrice Alessandra Maiorino che ha definito il ribelle M5S «un analfabeta funzionale» e ha concluso il suo intervento con una triplice e lapidaria «inadeguatezza».
La frattura interna sul Mes non sembra ricomporsi. Anzi. I motivi (e i terreni) di scontro sembrano ampliarsi. Si è giunti alla minaccia incrociata di sanzioni. I big da giorni premono: «Così si mettono fuori dal M5S». Ma si rischia un doppio ricorso. Da un lato i governisti che in caso di no alla riforma potrebbero chiedere sanzioni per il mancato rispetto della linea del gruppo, dall’altro i ribelli potrebbero invocare il mancato rispetto del programma M5S. E la guerra si potrebbe spostare sul capo politico (che detiene il simbolo). I contendenti potrebbero dichiarare decaduto Vito Crimi — il suo mandato scadeva da statuto a fine febbraio ed è matematicamente impossibile che riesca ad eleggere il nuovo organo collegiale entro i termini posti da Grillo (fine anno, ndr) — con conseguenze da showdown. Ipotesi per ora lontane, anche perché viene fatto notare che chi ha sostenuto il no al referendum sul taglio dei parlamentari è stato al massimo sospeso. pacchetto continueranno a essere avanzati nei tavoli europei. Perché l’Europa ha fatto passi avanti, è cambiata, dopo lo shock della pandemia e ora non si può più tornare indietro ai tempi dell’austerity».
Crimi si è detto ottimista per il voto sulla risoluzione sul Mes, ma nelle chat dei parlamentari anche in queste ore prosegue lo scontro.
«Dobbiamo avere la maturità di guardare avanti, questa partita si inserisce in un quadro ben più ampio e l’obiettivo si chiama Recovery fund, indispensabile per il rilancio del Paese. Qualcuno, magari in buona fede, forse non ha capito che a tanti piacerebbe vederci fuori gioco».
In che senso?
Mercoledì l’Aula si esprime per dare un pieno mandato a Conte a trattare in Europa Non si può rischiare di indebolire il premier
«I 209 miliardi sono una cifra importante che fa gola a tanti. E ho la sensazione che tanti, chiaramente, preferirebbero non avere il Movimento di mezzo in questa partita. Ecco, non votando la risoluzione di mercoledì si finirebbe proprio per assecondare questo gioco».
Crimi dice anche che non è necessario mettere nero su bianco che non sarà utilizzato, che il Parlamento è a maggioranza contrario.
Se poniamo dei veti è a rischio anche la partita del Recovery Quei 209 miliardi fanno gola, a tanti piacerebbe metterci da parte
«Crimi dice ciò che è sotto gli occhi di tutti: in questo Parlamento il Mes, sanitario o meno, non ha i numeri. In questo senso la discussione è già superata. Quello che non possiamo fare è andare in Europa a porre un veto, che sarebbe un punto a nostro sfavore. Non possiamo mettere a rischio il Recovery fund, per il nostro Paese è troppo importante».
Alcuni parlamentari chiedono come in altri casi un passaggio su Rousseau.
«Non stiamo votando una legge, ma una semplice risoluzione, un atto parlamentare di indirizzo al governo».
Avete fatto il punto con tutti i capicommissione: avete trovato una sintesi?
«Stiamo lavorando tutti insieme per un testo che abbia il maggior gradimento possibile. Quello che chiedo ai nostri alleati è di avere responsabilità. Noi continuiamo a dire no all’utilizzo del Mes ma il voto di mercoledì non c’entra con questo. Quindi basta provocazioni».