Le Winx (in carne e ossa) nuove eroine della tv
Eragazze sono cresciute, sono diventate delle donne (in carne e ossa) e sono andate a vivere all’estero. Papà Iginio Straffi sapeva che questo momento sarebbe arrivato, e adesso che la versione live action del suo più celebre cartoon sta per debuttare — Fate: The Winx Saga disponibile dal 22 gennaio, su Netflix — si sente come un genitore che accompagna le sue creature all’altare.
«Dicevo da tempo che questa sarebbe stata l’evoluzione naturale per la mia serie animata. Negli anni sono arrivate diverse proposte, ma non erano mai quelle giuste», spiega Straffi, ceo di Rainbow e produttore esecutivo di questo progetto. «Brian (Young, autore anche di The Vampire Diaries, ndr.) è uno sceneggiatore di grande professionalità: ha trovato il taglio ideale... diciamo che ho aspettato ci fosse un genere con le caratteristiche che fossero più giuste possibili, per me».
Il risultato, è una serie fantasy pensata per un pubblico più adulto rispetto al cartone animato, quello dei teenager, con atmosfere a metà strada tra Harry Potter — che viene citato anche dalle protagoniste, le cinque fate che frequentano Alfea, il collegio di magia di Otherworld: lì dovranno imparare a governare i propri poteri magici — e Twilight: tra una magia e l’altra, c’è ampio spazio per le relazioni d’amore e di amicizia. Sedici anni dopo il debutto delle sue fatine, Straffi è orgoglioso di vedere questa evoluzione di quel gruppo di giovani donne su cui per primo aveva scommesso, «e quando non era così popolare farlo. All’epoca l’operazione era molto ambiziosa e ardita: nei cartoni di allora l’universo ruotava attorno ai maschietti. E mi sembrava assurdo. Ho scelto di andare controcorrente, al punto che tante tv non volevano trasmettere la serie, dicendomi: ma i maschi cambieranno subito canale. Abbiamo aperto una strada che era inesplorata e che adesso è un’autostrada. Anzi, adesso mi sembra ci sia un abuso». E spiega che un agente americano, parlando di un nuovo progetto, ha chiesto di cambiare il protagonista, «dicendomi che se fosse stata una ragazza sarebbe stato più semplice vendere lo show. Non è valso fargli notare che si basava su un successo letterario in cui il protagonista è un maschio».
Insomma, il vento è cambiato, almeno in tv. E per Straffi il merito è anche delle sue fate, «icone femministe: sono figure autosufficienti che non hanno bisogno dei maschi. Abbiamo ribaltato la fiaba tradizionale: qui le ragazze non solo salvano i maschi ma poi se ne fregano delle convenzioni, sono autodeterminate e con una grande personalità». D’accordo anche Brian Young, autore del live action: «È uno show femminista, parla di una gang di ragazze, personaggi forti, e della loro amicizia. Per uno scrittore questo, unito al fantasy, rappresenta una miniera di storie da cui attingere, un potenziale enorme», racconta, assicurando che la magia più grande è stata veder nascere l’amicizia tra le cinque protagoniste: Abigail Cowen (Bloom), Hannah van der Westhuysen (Stella), Precious Mustapha (Aisha), Eliot Salt (Terra), Elisha Applebaum (Musa). «Sembravano amiche al campus estivo — riprende —. L’atmosfera era quella giusta visto che il mio obiettivo era raccontare anche le emozioni tipiche di quell’età: tutti ricordiamo il legame speciale che si crea con il primo gruppo di amici e i primi amori sono qualcosa che ci definiranno per sempre».
Il trucco è stato scrivere trattando i teenager non da ragazzini. «Il mondo delle Winx mi ha dato la possibilità di sviluppare molte strade, pensando a chi ha amato il cartoon ma anche a chi non lo ha visto». Con l’aiuto delle fatine, può riuscire la magia.