«Normalità? È troppo presto»
Allarme di Brusaferro. Il governo sui vaccini a rilento: «Serve uno scatto poderoso»
Gli ospedali sotto stress, la curva dei contagi sale e il numero dei nuovi positivi resta elevato. Per Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di Sanità, «non si può parlare ancora di normalità». E avverte: «Ogni violazione si paga a caro prezzo». Le vaccinazioni procedono a rilento: solo 52 mila iniezioni. Il governo spinge per un cambio di passo. Per scongiurare la terza ondata si potrebbe decidere di prorogare fino a metà mese alcune restrizioni, anche nelle regioni gialle. Sulla scuola ancora dubbi per la riapertura del 7 gennaio.
La curva epidemiologica continua a salire e anche nelle regioni gialle le riaperture previste per il 7 gennaio non sembrano più scontate. Già martedì, quando l’Istituto superiore di Sanità esaminerà l’andamento del contagio da Sars-CoV-2, il governo potrebbe decidere di prorogare alcune restrizioni, almeno fino alla scadenza del Dpcm previsto per il 15 gennaio. Ci sono sei regioni che potrebbero cambiare fascia già venerdì 8 gennaio, altre sono in una situazione di rischio. Con la riapertura delle scuole e la mobilità che torna libera, c’è il timore che la situazione si aggravi ulteriormente e per questo si sta valutando come e dove intervenire. Ieri il ministro della Salute Roberto Speranza ha fissato al 18 gennaio la riapertura degli impianti sciistici, rinviando di due settimane la data fissata d’accordo con i gestori. Ora si esaminano le scadenze per gli altri settori.
L’indice Rt: tra 1,25 e 1,50
Secondo i criteri fissati dal ministero della Salute, le regioni che hanno un Rt superiore all’1,25 rischiano di passare in fascia arancione, quelle che vanno oltre l’1,50 potrebbero entrare in fascia rossa. Naturalmente devono essere tenuti in considerazione tutti i parametri del monitoraggio e dunque nulla è ancora deciso, ma i contatti tra gli esperti dell’Istituto superiore di Sanità e i delegati dei governatori mirano proprio a stabilire che cosa dovrà accadere dall’8 gennaio: da valutare le misure necessarie per scongiurare che anche i sacrifici fatti dai cittadini in queste ultime due settimane natalizie possano essere vanificati.
Le sei regioni a rischio
Il bollettino del 29 dicembre evidenziava come «Veneto, Liguria, Calabria hanno un Rt puntuale maggiore di 1 anche nel valore inferiore, compatibile quindi con uno scenario di tipo 2, mentre Basilicata, Lombardia e Puglia lo superano nel valore medio, e Marche, Emilia-Romagna e Friuli-Venezia Giulia lo sfiorano». Ecco perché gli esperti suggerivano di «considerare di applicare le misure previste, per i livelli di rischio attribuiti, anche oltre le scadenze attuali» e nelle conclusioni sottolineavano quindi «la necessità di mantenere nel tempo la linea di rigore delle misure di mitigazione adottate nel periodo delle festività natalizie».
Il cambio di fascia
«I dati di questi giorni — conferma il segretario del Comitato tecnico-scientifico, Fabio Ciciliano — risentono di quanto accaduto dal 15 dicembre in poi, con gli affollamenti per lo shopping natalizio. È evidente che già con il prossimo bollettino, quindi l’8 gennaio, dovremo analizzare la situazione e validare eventuali cambi di fascia con regioni che possono entrare in arancione o addirittura in rosso. Ma non è scontato che questo possa essere sufficiente per tenere sotto controllo l’andamento dei contagi». E dunque il ministro degli Affari regionali è al lavoro per far scattare dal 10 gennaio il regime previsto per le fasce arancioni. Misure di contenimento per evitare che nella settimana che precede la stesura del nuovo Dpcm ci possano essere allentamenti troppo incisivi sulla curva dei contagi.
Stop a bar e ristoranti
L’idea che sta prevalendo in queste ore è quella di prorogare in tutta Italia — dunque anche in quelle regioni che dovessero rimanere in fascia gialla — alcune restrizioni già adottate durante le festività natalizie. Tra le opzioni che si stanno esaminando c’è quella che prevede, almeno per un’altra settimana e dunque fino al 15 gennaio, la chiusura dei bar e dei ristoranti anche a pranzo, consentendo soltanto l’asporto e la consegna a domicilio. Una misura contro la quale la Fipe — la Federazio
ne pubblici esercizi — si prepara però a dare battaglia perché ritenuta «afflittiva per chi sta già pagando un prezzo altissimo».
Il divieto di spostamento
L’altra possibilità incide invece sulla libertà di spostamento. Potrebbe essere mantenuto il divieto di oltrepassare i confini regionali, oppure l’obbligo di rimanere tutti nel proprio Comune di residenza, come già è previsto dalla fascia arancione. In questo caso rimane comunque la deroga di spostarsi per «comprovate esigenze» che sono i motivi di lavoro, salute e urgenza. Senza escludere l’eventualità di lasciare la possibilità a due persone di andare a trovare parenti e amici. Anche in questo caso la proroga potrebbe valere una settimana in modo da arrivare alla scadenza del
Dpcm e rivalutare l’intero sistema di misure e regole da far entrare in vigore.
Dallo sport agli spettacoli
Una situazione che sembra allontanare la possibilità di far riaprire le palestre e le piscine, ma anche i cinema e i teatri. Si tratta in ogni caso di settori diversi che stanno trattando con il Comitato tecnico-scientifico le nuove linee guida e dunque non è escluso che alla fine si possa decidere — comunque dopo il 15 gennaio — di prevedere la riapertura delle palestre con la sola possibilità di far svolgere le lezioni individuali. Più complicato appare invece il via libera per le sale, soprattutto perché c’è il timore di non poter evitare le file e gli assembramenti agli ingressi.