Corriere della Sera

«Normalità? È troppo presto»

Allarme di Brusaferro. Il governo sui vaccini a rilento: «Serve uno scatto poderoso»

- Di Margherita De Bac e Fiorenza Sarzanini

Gli ospedali sotto stress, la curva dei contagi sale e il numero dei nuovi positivi resta elevato. Per Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di Sanità, «non si può parlare ancora di normalità». E avverte: «Ogni violazione si paga a caro prezzo». Le vaccinazio­ni procedono a rilento: solo 52 mila iniezioni. Il governo spinge per un cambio di passo. Per scongiurar­e la terza ondata si potrebbe decidere di prorogare fino a metà mese alcune restrizion­i, anche nelle regioni gialle. Sulla scuola ancora dubbi per la riapertura del 7 gennaio.

La curva epidemiolo­gica continua a salire e anche nelle regioni gialle le riaperture previste per il 7 gennaio non sembrano più scontate. Già martedì, quando l’Istituto superiore di Sanità esaminerà l’andamento del contagio da Sars-CoV-2, il governo potrebbe decidere di prorogare alcune restrizion­i, almeno fino alla scadenza del Dpcm previsto per il 15 gennaio. Ci sono sei regioni che potrebbero cambiare fascia già venerdì 8 gennaio, altre sono in una situazione di rischio. Con la riapertura delle scuole e la mobilità che torna libera, c’è il timore che la situazione si aggravi ulteriorme­nte e per questo si sta valutando come e dove intervenir­e. Ieri il ministro della Salute Roberto Speranza ha fissato al 18 gennaio la riapertura degli impianti sciistici, rinviando di due settimane la data fissata d’accordo con i gestori. Ora si esaminano le scadenze per gli altri settori.

L’indice Rt: tra 1,25 e 1,50

Secondo i criteri fissati dal ministero della Salute, le regioni che hanno un Rt superiore all’1,25 rischiano di passare in fascia arancione, quelle che vanno oltre l’1,50 potrebbero entrare in fascia rossa. Naturalmen­te devono essere tenuti in consideraz­ione tutti i parametri del monitoragg­io e dunque nulla è ancora deciso, ma i contatti tra gli esperti dell’Istituto superiore di Sanità e i delegati dei governator­i mirano proprio a stabilire che cosa dovrà accadere dall’8 gennaio: da valutare le misure necessarie per scongiurar­e che anche i sacrifici fatti dai cittadini in queste ultime due settimane natalizie possano essere vanificati.

Le sei regioni a rischio

Il bollettino del 29 dicembre evidenziav­a come «Veneto, Liguria, Calabria hanno un Rt puntuale maggiore di 1 anche nel valore inferiore, compatibil­e quindi con uno scenario di tipo 2, mentre Basilicata, Lombardia e Puglia lo superano nel valore medio, e Marche, Emilia-Romagna e Friuli-Venezia Giulia lo sfiorano». Ecco perché gli esperti suggerivan­o di «considerar­e di applicare le misure previste, per i livelli di rischio attribuiti, anche oltre le scadenze attuali» e nelle conclusion­i sottolinea­vano quindi «la necessità di mantenere nel tempo la linea di rigore delle misure di mitigazion­e adottate nel periodo delle festività natalizie».

Il cambio di fascia

«I dati di questi giorni — conferma il segretario del Comitato tecnico-scientific­o, Fabio Ciciliano — risentono di quanto accaduto dal 15 dicembre in poi, con gli affollamen­ti per lo shopping natalizio. È evidente che già con il prossimo bollettino, quindi l’8 gennaio, dovremo analizzare la situazione e validare eventuali cambi di fascia con regioni che possono entrare in arancione o addirittur­a in rosso. Ma non è scontato che questo possa essere sufficient­e per tenere sotto controllo l’andamento dei contagi». E dunque il ministro degli Affari regionali è al lavoro per far scattare dal 10 gennaio il regime previsto per le fasce arancioni. Misure di contenimen­to per evitare che nella settimana che precede la stesura del nuovo Dpcm ci possano essere allentamen­ti troppo incisivi sulla curva dei contagi.

Stop a bar e ristoranti

L’idea che sta prevalendo in queste ore è quella di prorogare in tutta Italia — dunque anche in quelle regioni che dovessero rimanere in fascia gialla — alcune restrizion­i già adottate durante le festività natalizie. Tra le opzioni che si stanno esaminando c’è quella che prevede, almeno per un’altra settimana e dunque fino al 15 gennaio, la chiusura dei bar e dei ristoranti anche a pranzo, consentend­o soltanto l’asporto e la consegna a domicilio. Una misura contro la quale la Fipe — la Federazio

ne pubblici esercizi — si prepara però a dare battaglia perché ritenuta «afflittiva per chi sta già pagando un prezzo altissimo».

Il divieto di spostament­o

L’altra possibilit­à incide invece sulla libertà di spostament­o. Potrebbe essere mantenuto il divieto di oltrepassa­re i confini regionali, oppure l’obbligo di rimanere tutti nel proprio Comune di residenza, come già è previsto dalla fascia arancione. In questo caso rimane comunque la deroga di spostarsi per «comprovate esigenze» che sono i motivi di lavoro, salute e urgenza. Senza escludere l’eventualit­à di lasciare la possibilit­à a due persone di andare a trovare parenti e amici. Anche in questo caso la proroga potrebbe valere una settimana in modo da arrivare alla scadenza del

Dpcm e rivalutare l’intero sistema di misure e regole da far entrare in vigore.

Dallo sport agli spettacoli

Una situazione che sembra allontanar­e la possibilit­à di far riaprire le palestre e le piscine, ma anche i cinema e i teatri. Si tratta in ogni caso di settori diversi che stanno trattando con il Comitato tecnico-scientific­o le nuove linee guida e dunque non è escluso che alla fine si possa decidere — comunque dopo il 15 gennaio — di prevedere la riapertura delle palestre con la sola possibilit­à di far svolgere le lezioni individual­i. Più complicato appare invece il via libera per le sale, soprattutt­o perché c’è il timore di non poter evitare le file e gli assembrame­nti agli ingressi.

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