Corriere della Sera

Crisi più vicina, Conte gioca la carta Recovery

Le mosse per evitare il voto in Parlamento

- di Monica Guerzoni

Il governo appeso a Renzi. A Palazzo Chigi sono convinti che il leader di Italia Viva questa volta andrà fino in fondo. E da domani ogni giorno è buono perché il senatore toscano ritiri i suoi ministri e apra la crisi. Eppure il Pd aspetta che sia Giuseppe Conte a costringer­e Renzi ad andare al vedo.

Il governo è appeso alle mosse di Matteo Renzi. A Palazzo Chigi hanno letto le ultime dichiarazi­oni del fondatore di Italia viva come la conferma che l’ex premier andrà «fino in fondo». Il che vuol dire che già da domani ogni giorno è buono perché il senatore toscano ritiri la sua delegazion­e e apra la crisi. Uno strappo che potrebbe portare a un «rimpastino», a un Conte ter o a un nuovo governo. «Renzi vuole aprire la crisi e solo dopo trattare il nuovo assetto», è l’idea che prevale tra i dem. Ma dentro Italia viva gli umori sono bellicosi: «Se le nostre ministre lasciano non c’è nessun ter, per noi con Conte è chiusa».

Il dopo, per Renzi, non è certo il voto anticipato, ma un altro premier, che nei suoi disegni avrebbe il volto di Dario Franceschi­ni, con Luigi Di Maio come vice. Il ministro degli Esteri si tiene lontano dal braccio di ferro e spera che Conte trovi una strada per ricucire con Renzi, perché, come ha confidato ai suoi, «il Paese non ci perdonerà mai di averlo abbandonat­o in piena emergenza». Nel Pd sperano che Conte in extremis tiri fuori una carta dal taschino. «La partita è nelle sue mani», concordano i ministri del Pd e si augurano che il premier si arrenda e apra all’odiato «rimpastino». Che poi tanto «ino» non sarebbe, se è vero che nell’entourage del capo del governo si sta valutando di sacrificar­e la ministra tecnica Luciana Lamorgese per offrire a Renzi gli Esteri spostando Di Maio all’Interno. Il premier appare immobile e asserragli­ato ai piani alti di Palazzo Chigi. Zingaretti e compagni lo difendono, ma le cose devono cambiare, nel senso di una maggiore concretezz­a e condivisio­ne. La prima contromoss­a di Conte è il tentativo di accelerare sul Recovery. Oggi stesso l’avvocato pugliese vedrà i capi delegazion­e per parlare di emergenza Covid e anche per ragionare della nuova governance del piano, che Conte aveva immaginato a tre (con Gualtieri e Patuanelli) e che potrebbe diventare a cinque, con Speranza per Leu e Rosato per Italia viva. Lunedì la bozza del piano, riveduta e corretta dopo le critiche e le proposte dei partiti, sarà consegnata dal Mef a Palazzo Chigi. Ed entro il 6 gennaio Conte presiederà il Consiglio dei ministri. Solo allora si capirà se l’incrocio vorticoso di telefonate, la moral suasion del Quirinale e la paura del voto avranno cambiato il quadro.

«Si sta discutendo — conferma le trattative un ministro —. Penso che Bonetti e Bellanova si dimetteran­no e Conte porterà la crisi in Parlamento. Ma speriamo ancora di evitarlo». L’unica certezza a Palazzo Chigi sembra questa. Se la delegazion­e di Italia viva non voterà il Recovery, per quanto molte proposte di Renzi siano state accolte dal ministro Roberto Gualtieri e dallo stesso Conte, il presidente si presenterà in Parlamento per verificare se ha ancora una maggioranz­a. Un proposito che Renzi, che si aspettava una chiamata da Palazzo Chigi per un faccia a faccia, ha preso come un guanto di sfida. «Così “Giuseppi” si è bruciato, ha fatto capire che è alla ricerca di responsabi­li per salvarsi — si sfoga un senatore vicinissim­o all’ex premier —. Alle lettere di Renzi non ha mai risposto». Il tempo è scaduto, o forse no. Al vertice di Italia viva c’è ancora chi spera che Conte risponda pubblicame­nte alle proposte (e alle critiche) di Renzi su Mes, Recovery, delega ai Servizi segreti. Sempre che non sia vero quel che i «big» di Iv si sono messi in testa: «Conte si è innamorato delle elezioni. Vuole farsi la sua lista e tenersi pronto per il voto anticipato».

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56 anni, è presidente del Consiglio dall’1 giugno 2018: il primo governo da lui guidato, a maggioranz­a Movimento Cinque Stelle e Lega, è durato fino al 20 agosto 2019 L’attuale è in carica dal 5 settembre 2019
In carica Giuseppe Conte, 56 anni, è presidente del Consiglio dall’1 giugno 2018: il primo governo da lui guidato, a maggioranz­a Movimento Cinque Stelle e Lega, è durato fino al 20 agosto 2019 L’attuale è in carica dal 5 settembre 2019

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