«Ospedali sotto stress È una fase delicata: ogni violazione si paga a caro prezzo»
Il presidente dell’Istituto superiore di Sanità avverte: le prime vaccinazioni non devono farci abbassare la guardia Brusaferro: presto per parlare di ritorno alla normalità
Professor Silvio Brusaferro, il 7 gennaio cosa succede? Riprenderemo la vita normale?
«Andiamoci piano. Come si può parlare di ritorno alla vita normale! Viviamo in una pandemia, il virus circola diffusamente nel nostro Paese e i servizi sanitari sono sotto stress». Il presidente dell’Istituto superiore di sanità, componente del Comitato tecnico-scientifico, parla da Udine dove il maltempo imperversa. Come i contagi.
E quindi cosa dobbiamo fare?
«Non è il momento di rilassarsi. Tutti i dati mostrano che l’epidemia non è finita, è ancora in una fase molto pericolosa. Abbiamo però imboccato la strada per controllarla grazie ai vaccini».
Descriva questa fase.
«L’andamento dell’Rt, che indica la velocità di riproduzione del virus, sta di nuovo risalendo e il numero dei nuovi positivi rimane elevato. Vediamo inoltre che lo stesso avviene negli altri Paesi europei dove le curve sono in crescita e questo mal comune deve metterci in guardia. Non possiamo illuderci di starne fuori. Dunque la situazione generale richiede grande attenzione».
Qual è la parola d’ordine?
«Evitare che la curva riparta e questo si può fare adottando con rigore e sistematicamente le misure di prevenzione che ormai gli italiani conoscono: mascherina, distanziamento, igiene delle mani, no assoluto agli assembramenti».
Ma come, arriva il vaccino e si pretendono ulteriori sacrifici?
«Appunto, il vaccino è un segnale positivo di grande speranza però per i prossimi mesi dovremo continuare a mantenere uno stretto controllo dei comportamenti individuali e sociali. Il ragionamento “vabbè, ora c’è il vaccino e allora posso riprendere a fare come prima” non è corretto. Al contrario, pensarla così finisce per favorire la circolazione del virus».
E allora come va intesa la vaccinazione?
«In questa prima fase serve a proteggere le categorie a rischio, vale a dire operatori sanitari e anziani delle residenze sanitarie. Nelle prossime settimane e mesi potremo progressivamente raggiungere tutte le fasce della popolazione».
Lei parla come se fossimo nel cuore dell’ondata, invece si sperava che al lockdown di Natale seguisse un periodo migliore. Non è così?
«Vorrei tanto rispondere con un messaggio più incoraggiante. I dati sull’impatto dell’epidemia relativi a questo periodo li vedremo a metà gennaio. Oggi i numeri quotidiani e l’incidenza sono ancora superiori ai 50 nuovi casi per 100.000 abitanti nei sette giorni, e il margine di resilienza del sistema sanitario è risicato. Quindi non è possibile fare a meno di misure di mitigazione».
Significa che gli ospedali non hanno smesso di soffrire?
«C’è stata una decrescita nell’occupazione dei posti letto ma ultimamente è rallentata e la capacità di reggere l’impatto dei ricoveri si è ridotta. Ecco perché è necessario evitare che la curva si rialzi».
Quando si potranno diradare le incertezze?
«Il monitoraggio del 15 gennaio sarà basato sui dati relativi a queste settimane e potremo capire meglio l’effetto delle chiusure».
Pensa che le regole siano state rispettate? Ha sentito le notizie su feste private con centinaia di persone a Capodanno?
«Ogni violazione purtroppo si paga a caro prezzo. Il virus non fa sconti».
È in dirittura d’arrivo una circolare del ministero che modifica la definizione di caso. Se per diagnosticare un positivo basterà il test antigenico la curva dell’epidemia cambierà?
«Ci vorrà qualche giorno perché la curva si assesti. Questi aggiustamenti hanno caratterizzato anche altre epidemie».
C’è molta attesa per la riapertura degli impianti sciistici che non avverrà prima del 18 gennaio. Quali sono i punti critici di questa attività?
«Il Cts ha esaminato i protocolli presentati dalle Regioni, sono stati chiesti approfondimenti. Molto dipenderà dal quadro epidemiologico».
La riapertura della scuola è un rischio?
«Va salvaguardata per il suo valore educativo e sociale. All’interno del sistema scolastico i protocolli adottati sono rigorosi ma bisogna tener conto che i rischi sono legati anche a tutto ciò che ruota attorno a questo mondo. Le scelte future non potranno prescindere dalla limitata resilienza del nostro sistema sanitario».
La capacità di reggere l’impatto dei ricoveri si è ridotta: bisogna evitare che la curva si rialzi