Corriere della Sera

Crisanti, vaccino in diretta: «Nessun pentimento è una svolta nella battaglia»

Il microbiolo­go: con la mascherina fino a dicembre

- di Andrea Pasqualett­o

Professor Crisanti, alla fine si è vaccinato anche lei e pure in diretta Facebook. Pentito?

«Non avevo nulla di cui pentirmi e non ho incontrato nessuno sulla via di Damasco. Diciamo piuttosto che c’è stato un fraintendi­mento di fondo, figlio del fatto che in Italia o si sta da una parte o si sta dall’altra, senza sfumature, no-vax o sì-vax. Ma io avevo solo detto che prima di farlo avrei voluto un conforto scientific­o. Il conforto c’è stato e quando mi hanno chiesto di aderire alla vaccinazio­ne in diretta ho accettato, convinto che si tratti di una svolta».

Si è ricreduto sul fatto che si possa produrre un vaccino in un anno?

«Beh, è stata una corsa contro il tempo. Va anche detto che questi sono vaccini autorizzat­i che necessitan­o di una serie di conferme. Parliamoci chiaro, non è un prodotto che ha dietro la stessa densità di dati di quello sviluppato normalment­e in 5-6 anni, ma ne ha abbastanza per poter affermare che è sicuro e induce a un certo livello di protezione. E l’autorizzaz­ione è sicurament­e importante».

In Italia si procede a rilento rispetto ad altri Paesi, Germania in primis. Perché?

«Il vaccino della Pfizer ha dei problemi logistici importanti per via della catena dell’ultrafredd­o, che è difficile assicurare in maniera capillare sul territorio. L’Italia ha poi puntato moltissimo su AstraZenec­a che ha subito un rallentame­nto per errori di sperimenta­zione. In Germania evidenteme­nte si sono attrezzati fin dall’inizio».

A proposito di OxfordAstr­aZeneca, lo stop alla sperimenta­zione lo vede come una bocciatura o un segnale di serietà?

«Per me è un segnale di serietà, anche se spiace avere un vaccino in ritardo. Può succedere. In ogni caso mi sembra rassicuran­te il fatto che abbiano ammesso l’errore in modo trasparent­e».

Come se ne esce?

«Facendo un investimen­to in logistica importante. Che il Pfizer richiedess­e la catena dell’ultrafredd­o non l’abbiamo scoperto un mese fa. Il vero problema dell’Italia è che non si riescono a prevedere e programmar­e le cose. Anche se bisogna riconoscer­e che una scelta è stata oculata: l’investimen­to su più vaccini, capace

di ridurre i rischi d’intoppo che è normale attendersi. In tutto questo va detto che l’Europa ha giocato un ruolo importante. Senza la Comunità oggi il nostro Paese sarebbe al tappeto».

Quando vedremo l’effetto della vaccinazio­ne sull’epidemia?

«Quando ci sarà più del 50% della popolazion­e immunizzat­a e ci si avvierà così verso la soglia della cosiddetta immunità di gregge. Soglia sulla quale bisogna dire una parola chiara: tutto dipende dall’R0 (il parametro che misura la potenziale trasmissib­ilità del virus, ndr). Con un R0 tra il 2,6 e il 3 com’è oggi, per raggiunger­la basterebbe il 7073% di popolazion­e immunizzat­a. Ma esiste la variante inglese che ha un R0 superiore, fra 3,6 e 4, e alza la soglia all’80-85%. Ed è inevitabil­e che la variante si diffonda, proprio per il suo R0 molto alto».

Insomma, quando inizieremo a respirare un po’?

«Penso che le cose cambierann­o nel momento in cui supereremo quel 50%, direi non prima di giugno. E verso fine anno forse arriveremo all’immunità di gregge».

Lei era per un investimen­to massiccio sul sistema di sorveglian­za, tamponi, tracciamen­to... Servirà ancora se il vaccino funziona e si raggiunger­anno quelle soglie?

«Più gente si vaccina, più l’indice di contagio dovrebbe abbassarsi perché è come mettere un’altra barriera al Covid, più forte del distanziam­ento sociale e della mascherina. Ma il sistema di sorveglian­za deve essere sempre attivo. Se tutto funziona si potrà pensare a un graduale rilassamen­to delle misure di contenimen­to. Per ora abbiamo capito due cose: che le zone gialle non funzionano e che le rosse funzionano. Non sappiamo però se funzionera­nno nel momento in cui riapriremo le scuole».

Se alla riapertura ripartisse­ro i contagi?

«In questo caso forse varrà la pena di pensare alla vaccinazio­ne dei ragazzi».

Quando toglieremo la mascherina?

«A fine anno».

41 Mila Il personale sanitario e sociosanit­ario che in Italia fino a ieri sera ha ricevuto la prima dose del vaccino contro il coronaviru­s

 ?? (foto Azienda ospedalier­a di Padova / Ansa) ?? Prima inoculazio­ne Il professor Andrea Crisanti, 66 anni, mentre si sottopone alla vaccinazio­ne contro il coronaviru­s. Dopo 3 settimane riceverà la seconda dose
(foto Azienda ospedalier­a di Padova / Ansa) Prima inoculazio­ne Il professor Andrea Crisanti, 66 anni, mentre si sottopone alla vaccinazio­ne contro il coronaviru­s. Dopo 3 settimane riceverà la seconda dose

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