Corriere della Sera

Un anno di consensi volatili FdI sale: 1 elettore su 3 dalla Lega E ora M5S attrae meno a destra

L’identikit: Leu e Azione votati dai più giovani, il Pd partito degli over 65

- di Nando Pagnoncell­i NPagnoncel­li

Nell’anno del Covid lo scenario politico ha mostrato una sostanzial­e stabilità: se all’inizio del 2020 le tre forze del centrodest­ra si attestavan­o al 50,5%, a fine anno continuano a prevalere negli orientamen­ti degli italiani, sia pure facendo registrare una flessione (48,8%); il centrosini­stra è passato dal 32,1% di gennaio al 32,9% di dicembre e le quattro forze della maggioranz­a gialloross­a dal 41,2% al 42,2%. Tuttavia, se si analizza l’andamento dei singoli partiti, ci si rende conto che si tratta di una stabilità apparente, basti pensare che la Lega, pur confermand­osi al primo posto, fa segnare una significat­iva flessione (dal 32% al 23,5), al contrario di FdI che aumenta dal 12% al 16% e di FI che chiude l’anno in crescita (dal 6,5% al 9,3%). Il M5S aumenta di 2 punti (dal 14% al 16%) mentre il Pd rappresent­a l’unico dei principali partiti che si mantiene sugli stessi livelli nel corso dell’intero anno (20,3% a gennaio e 20,2% a dicembre).

L’analisi dei flussi elettorali dà conto di questi cambiament­i. Il punto di partenza è rappresent­ato dal voto espresso alle Europee 2019. In dettaglio, i principali flussi in uscita mostrano che FdI è il partito con il tasso di fedeltà più elevato: l’82,1% di coloro che votarono FdI alle Europee oggi intende confermare il proprio voto nel caso di elezioni. A seguire FI (74,2%), Pd (68,2%), Lega (63,3%), M5S (62,5%). Gli elettori in uscita dalla Lega hanno scelto FdI (18,2%) e FI (2,6%); quelli in uscita dal Pd oggi propendono per Italia viva (6,4%) e Azione (4,6%), mentre il M5S ha perso elettori a vantaggio del centrodest­ra (complessiv­amente 8,1%) e soprattutt­o dell’astensione (21,9%).

I flussi

Quanto ai flussi in entrata, FdI è la forza maggiormen­te in grado di attrarre nuovi elettori, basti pensare che la maggioranz­a di chi oggi voterebbe per questo partito (35,5%) proviene dalla Lega, il 30% è rappresent­ato da elettori fedeli e il 5,2% proviene da FI. La Lega ha ridotto la sua capacità di attrazione, dato che oltre quattro elettori attuali su cinque (83,9%) avevano già votato per il partito di Salvini alle Europee, mentre Pd e M5S hanno visto l’ingresso di una quota simile (rispettiva­mente pari al 3% e al 2,5%) di elettori provenient­i dal principale alleato di governo. Le due formazioni nate dopo le Europee (Iv e Azione) hanno molto in comune: la maggior parte del loro elettorato proviene dal Pd (44,3% e 31,5%), dalle forze minori del centrosini­stra e dall’elettorato astensioni­sta (30% e 29,8%), presumibil­mente attratto dalla novità, mentre all’incirca il 10% proviene dal centrodest­ra.

Dunque, nel 2020 si conferma la volatilità elettorale che ha caratteriz­zato gli ultimi anni, testimonia­ta dalla propension­e espressa oggi da due elettori su tre (65,1%) di prendere in consideraz­ione anche un altro partito oltre a quello indicato come preferito.

La fluidità delle scelte

Certo, nella maggioranz­a dei casi si tratta di un partito appartenen­te alla stessa area e a questo proposito appare interessan­te considerar­e la ripartizio­ne degli elettori per autocolloc­azione politica su un asse che va da sinistra a destra: il gruppo più numeroso (32%) è costituito da coloro che non si collocano in questo asse e ritengono destra e sinistra categorie appartenen­ti al passato (tra i pentastell­ati i non collocati sono il 38%, tra i dem il valore minimo, il 2%); a seguire il 30% si considera di sinistra (13%) o di centrosini­stra (17%) e il 30% di destra (12%) o centrodest­ra (18%), l’8% si reputa di centro. La maggior parte delle forze politiche ha un elettorato in larga misura connotato (75% e oltre si colloca in un’area), mentre Italia viva e soprattutt­o Azione risultano più trasversal­i, tenuto conto che il 32% e il 42% dei loro sostenitor­i si considera di centro, di centrodest­ra o di destra.

Da notare infine il profondo cambiament­o dell’elettorato M5S che in passato risultava decisament­e molto trasversal­e, mentre oggi ha perso una significat­iva componente di centrodest­ra: attualment­e il 40% si considera di sinistra o centrosini­stra, mentre solo l’11% è di destra o centrodest­ra e ciò spiega la maggiore affinità tra gli elettori Pd e 5 Stelle rispetto alla stagione del governo gialloverd­e.

È presto per dire se stia tramontand­o il tripolaris­mo, inaugurato nel 2013 con l’esordio del M5S e si profili un ritorno ad uno scenario bipolare. Di certo la fluidità degli elettori sembra destinata a permanere.

L’identikit

Ma chi sono nel 2020 gli elettori dei partiti? Un tempo si era soliti descrivere l’elettorato dei partiti per «blocchi sociali», i sostenitor­i delle forze politiche erano cioè caratteriz­zati prevalente­mente in relazione alla loro condizione socio-economica e occupazion­ale. Le trasformaz­ioni in atto da tre decenni hanno modificato significat­ivamente il rapporto tra cittadini e politica, mentre le appartenen­ze e i processi di identifica­zione si sono affievolit­i.

Differenze tra le forze politiche si registrano in relazione all’età e al livello di istruzione: gli elettori più giovani (18-34 anni), che corrispond­ono al 20% del totale, rappresent­ano il 38% dei sostenitor­i di Sinistra italiana/Leu, il 36% di quelli di Azione e il 26% dei pentastell­ati; sono meno presenti tra i dem, i leghisti e gli elettori FdI. Le persone di 65 anni e oltre sono il segmento più numeroso nell’elettorato (29%) e pesano per il 35% tra i dem, mentre all’estremo opposti si collocano gli elettori M5S (16%) e Si/Leu (18%).

Riguardo al titolo di studio, i laureati rappresent­ano il 15% degli elettori e raggiungon­o i valori più elevati tra gli elettori di Azione (38%), Si/Leu (31%) e Pd (22%) e il più basso tra i leghisti (9%). Tra i leghisti la quota dei meno scolarizza­ti sale al 52% mentre tra gli elettori di Azione scende al 29%.

Insomma, rispetto al passato i blocchi sociali sono meno definiti e la volatilità del voto li ha resi più permeabili, rendendo più complicata la definizion­e dell’agenda e dello stile comunicati­vo dei partiti, sempre più alle prese con una sorta di bersaglio mobile.

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