Corriere della Sera

La Gran Bretagna dopo la Brexit? Un piccolo regno del Nord Europa

- di Sergio Romano

Il nazionalis­mo scozzese esiste nella sua forma più moderna dalla fine della Grande guerra quando un presidente degli Stati Uniti di origine scozzese (Woodrow Wilson) e la scomparsa di tre grandi imperi (austro-ungarico, russo e ottomano) risvegliar­ono i sentimenti identitari di molti popoli, più o meno oppressi da una maggiore potenza. Da allora la

Scozia potè contare sulla simpatia di molte personalit­à pubbliche fra cui, sino alla sua recente scomparsa, Sean Connery, l’interprete di James Bond in una serie cinematogr­afica di grande successo.

Ma i legami con l’Inghilterr­a restavano molto forti. Ogni gruppo etnico delle Isole Britannich­e (il terzo, dopo inglesi e scozzesi, è quello dei gallesi) ha la propria storia nazionale; ma tutti sono stati lungamente uniti da un comune sentimento di orgoglio. Insieme hanno costruito l’Impero britannico, insieme hanno vinto due grandi guerre mondiali e insieme, nelle intenzioni dei loro europeisti, avrebbero dato un prezioso contributo alla costruzion­e di una nuova Europa. Quando nel settembre del 2014 fu chiesto agli scozzesi di votare sulla loro indipenden­za dalla Gran Bretagna, il «no» vinse con il 55,30%.

Ma Brexit ha completame­nte modificato il quadro. Uscendo dalla Ue, Londra rinuncia a portare con sé nell’Europa di Bruxelles il prezioso patrimonio storico del Regno Unito. Diventa un piccolo Stato dell’Europa settentrio­nale, una sorta di pensionato della

Grande politica mondiale e molto più simile ai regni scandinavi (Danimarca, Norvegia e Svezia) di quanto possa assomiglia­re ai più ambiziosi Stati dell’Europa continenta­le. Una parte consistent­e della Scozia non vuole condivider­e questo destino e il prossimo referendum sarà probabilme­nte alquanto diverso da quello che lo ha preceduto sullo stesso tema. Anche l’Italia, più di venti anni fa, ha vissuto una vicenda che ha qualche affinità con quella angloscozz­ese. Il 15 settembre 1996 Umberto Bossi, leader della Lega, pronunciò a Venezia un discorso con cui proclamava la secessione della Padania dalla Repubblica italiana. I confini del nuovo Stato erano molto imprecisi, ma Bossi fece del suo meglio per inventare una patria padana e persino un culto in cui i fedeli avrebbero celebrato le loro cerimonie nelle acque del Po. Il progetto piacque per breve tempo a qualche secessioni­sta anti-meridional­e, ma ebbe l’effetto di suscitare forti preoccupaz­ioni nei ceti sociali che avevano manifestat­o qualche simpatia per la Lega nella sua fase iniziale. La borghesia commercial­e e industrial­e del Nord capì che la scissione avrebbe pregiudica­to i suoi rapporti con l’Europa centr0sett­entrionale e l’avrebbe privata di quello che sarebbe divenuto, qualche anno dopo, il «mercato unico». Da quel momento la Padania divenne nella storia nazionale italiana un aneddoto a piè di pagina. Il referendum scozzese, invece, potrebbe celebrare il ritorno sulla carta geografica di un vecchio Stato europeo.

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