Corriere della Sera

Energia eolica, meno pale ma più alte: la battaglia sarda di Erg

- Fabio Savelli

Il (difficile) equilibrio tra la tutela del paesaggio e lo sviluppo di energie rinnovabil­i che portino a un maggiore rispetto dell’ambiente. Entrambe esigenze condivise da tutti che, però, stavolta finiscono per scontrarsi tra loro. Sul terreno della giustizia amministra­tiva.

Sul tavolo ballano 130 milioni di investimen­to e maggiore occupazion­e per 40 addetti, consideran­do gli indiretti, che in Sardegna contano più che altrove. Peccato che la scommessa di riconversi­one di un parco eolico nel sassarese da parte della multinazio­nale Erg, tra i comuni di Nulvi e Ploaghe, sia andato a sbattere contro la decisione del Tar della Sardegna. Meglio bloccare tutto, hanno decretato i giudici amministra­tivi. Ma il contenzios­o finirà inevitabil­mente per approdare al Con—

La vicenda

● La multinazio­nale Erg vorrebbe ridisegnar­e il parco eolico nel Sassarese tra i comuni di Nulvi e Ploaghe

● Il Tar della Sardegna ha bloccato l’operazione per tutelare i nuraghi della zona evitando di impattare sulla vista della vicina Basilica di Saccargia. Si va verso un ricorso di Erg siglio di Stato. Più importante tutelare i nuraghi della zona evitando di impattare sulla vista della vicina Basilica di Saccargia che rispettare gli obiettivi condivisi dal governo con la Commission­e Ue indicati nella nuova strategia energetica nazionale. Serve un forte innalzamen­to della produzione dell’energia dal vento anche in un’ottica di riduzione dell’impronta di carbonio e l’intervento della Erg, che garantisce un rendimento importante di lungo termine, andrebbe in questa direzione. L’azienda ha presentato un piano di «repowering», che i giudici chiamati ad esprimersi dopo i dinieghi del ministero dei Beni culturali, Soprintend­enza e Regione Sardegna, hanno giudicato troppo invasivo tale da non configurar­si come un intervento di riqualific­azione. Nei propositi di Erg

Il Tar ha sancito lo stop al «repowering»: si va verso un ricorso al Consiglio di Stato

che lamenta una burocrazia fatta di controlli senza senso che ritardano gli investimen­ti di anni rispetto alle politiche di altri Paesi — le pale eoliche si ridurrebbe­ro da 51 a 27 ma l’altezza di ognuna di esse triplicher­ebbe passando da 76 a 180 metri generando una potenza tre volte superiore.

La sindrome Nimby, non nel mio giardino, stavolta però non c’entra. Qui i comuni della zona sostengono l’investimen­to della Erg perché riceverebb­ero una commission­e dalla maggiore energia prodotta che aiuta le casse in difficoltà, ma inaugura un’inattesa conflittua­lità con la Regione autonoma. E anche i sindacati, in testa la combattiva Filctem Cgil, ritengono che sia deleterio bloccare tutto consideran­do che l’impianto c’è già e non si capisce perché dovrebbe deturpare il paesaggio se finora non è avvenuto.

Quel che però spaventa è che i piani di investimen­to di aziende come la Erg sono appesi alle valutazion­i di almeno una ventina di enti che determinan­o un orizzonte tra i cinque e i sette anni per l’approvazio­ne di un parco eolico. Così rischia di essere un proposito ottimistic­o quello di raggiunger­e i target di emissione.

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L’attuale parco eolico sardo
Le pale della discordia L’attuale parco eolico sardo

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