Energia eolica, meno pale ma più alte: la battaglia sarda di Erg
Il (difficile) equilibrio tra la tutela del paesaggio e lo sviluppo di energie rinnovabili che portino a un maggiore rispetto dell’ambiente. Entrambe esigenze condivise da tutti che, però, stavolta finiscono per scontrarsi tra loro. Sul terreno della giustizia amministrativa.
Sul tavolo ballano 130 milioni di investimento e maggiore occupazione per 40 addetti, considerando gli indiretti, che in Sardegna contano più che altrove. Peccato che la scommessa di riconversione di un parco eolico nel sassarese da parte della multinazionale Erg, tra i comuni di Nulvi e Ploaghe, sia andato a sbattere contro la decisione del Tar della Sardegna. Meglio bloccare tutto, hanno decretato i giudici amministrativi. Ma il contenzioso finirà inevitabilmente per approdare al Con—
La vicenda
● La multinazionale Erg vorrebbe ridisegnare il parco eolico nel Sassarese tra i comuni di Nulvi e Ploaghe
● Il Tar della Sardegna ha bloccato l’operazione per tutelare i nuraghi della zona evitando di impattare sulla vista della vicina Basilica di Saccargia. Si va verso un ricorso di Erg siglio di Stato. Più importante tutelare i nuraghi della zona evitando di impattare sulla vista della vicina Basilica di Saccargia che rispettare gli obiettivi condivisi dal governo con la Commissione Ue indicati nella nuova strategia energetica nazionale. Serve un forte innalzamento della produzione dell’energia dal vento anche in un’ottica di riduzione dell’impronta di carbonio e l’intervento della Erg, che garantisce un rendimento importante di lungo termine, andrebbe in questa direzione. L’azienda ha presentato un piano di «repowering», che i giudici chiamati ad esprimersi dopo i dinieghi del ministero dei Beni culturali, Soprintendenza e Regione Sardegna, hanno giudicato troppo invasivo tale da non configurarsi come un intervento di riqualificazione. Nei propositi di Erg
Il Tar ha sancito lo stop al «repowering»: si va verso un ricorso al Consiglio di Stato
che lamenta una burocrazia fatta di controlli senza senso che ritardano gli investimenti di anni rispetto alle politiche di altri Paesi — le pale eoliche si ridurrebbero da 51 a 27 ma l’altezza di ognuna di esse triplicherebbe passando da 76 a 180 metri generando una potenza tre volte superiore.
La sindrome Nimby, non nel mio giardino, stavolta però non c’entra. Qui i comuni della zona sostengono l’investimento della Erg perché riceverebbero una commissione dalla maggiore energia prodotta che aiuta le casse in difficoltà, ma inaugura un’inattesa conflittualità con la Regione autonoma. E anche i sindacati, in testa la combattiva Filctem Cgil, ritengono che sia deleterio bloccare tutto considerando che l’impianto c’è già e non si capisce perché dovrebbe deturpare il paesaggio se finora non è avvenuto.
Quel che però spaventa è che i piani di investimento di aziende come la Erg sono appesi alle valutazioni di almeno una ventina di enti che determinano un orizzonte tra i cinque e i sette anni per l’approvazione di un parco eolico. Così rischia di essere un proposito ottimistico quello di raggiungere i target di emissione.