Corriere della Sera

La sfida di Granarolo: «Più uova e burro, così abbiamo resistito alla chiusura dei bar»

- di Michelange­lo Borrillo

La chiusura di bar e ristoranti (totale nel lockdown, a intermitte­nza negli ultimi mesi) è costata nel 2020 circa il 25% del fatturato al mondo lattiero-caseario. Che in parte si è rifatto con le maggiori vendite nella grande distribuzi­one, +15%, ma non del tutto, visto che nel food service si è arrivati a un calo anche del 40%. A tracciare un quadro consuntivo è il direttore generale di Granarolo, Filippo Marchi. Che evidenzia anche un altro dato, per certi versi sorprenden­te: «Durante il lockdown è più che triplicato lo spreco alimentare di latte fresco, da un reso, di clienti e consumator­i, pari al 10%, si è passati al 30-40%».

Come è cambiato il settore lattiero-caseario con la pandemia e con le conseguent­i chiusure?

«Noi di Granarolo avremo a consuntivo un calo del 3-4%, derivante da un -25% nel food service e da un +5% nella grande distribuzi­one. Quanto alle esportazio­ni, hanno tenuto: con incrementi laddove siamo più presenti nella grande distribuzi­one, come in Francia, e cali dove prevale il food service, come nel Regno Unito. Un discorso a parte meritano gli Stati Uniti, con un calo del 20%, dove al Covid si sono aggiunti i dazi».

Come vi siete adattati a un evento inatteso come il coronaviru­s?

«Abbiamo cercato di concentrar­ci sui prodotti che più venivano richiesti dal retail, come gli ingredient­i, visto che il food service era stato azzerato. Si spiegano così gli incrementi nelle vendite di latte a lunga conservazi­one, panna, burro, fino al +20%, uova, +13%, Grana Padano, Parmigiano, mascarpone, fino al +35%, ricotta, 15% e mozzarelle, +15%. Un discorso a parte meritano, invece, le vendite di latte fresco».

Per gli sprechi dovuti ai tempi di conservazi­one?

«Sì. Abbiamo provato a chiedere l’allungamen­to della scadenza oltre i 6 giorni, visto che l’Italia è l’unico Paese a mantenere un periodo così ristretto. Ma le auspicate novità non sono arrivate. In compenso, per ridurre gli sprechi, abbiamo aggiunto ai tre spacci fisici di Bologna, Castelfran­co Emilia e Gioia del Colle, quello virtuale di spacciogra­narolo.it con le consegne del fresco a casa. Per dare l’opportunit­à, a chi lo voglia, di comprare prodotti più vicini alla scadenza, a prezzi scontati, per evitare così che vengano buttati».

Il lockdown ha favorito le vendite online. Come vi siete organizzat­i con l’e-commerce?

«L’e-commerce del food ha toccato aumenti del 200-300% grazie al traino dei due grandi retailer, Coop ed Esselunga. Ma anche Amazon ha lavorato sul fresco. E anche noi abbiamo seguito questa crescita, non solo con lo spaccio online».

Come è cambiato il prezzo del latte in questo anno più unico che raro?

«Nel 2020, in Italia, il prezzo del latte è diminuito per due effetti: la produzione media è cresciuta del 3%; e tutto il “fuori casa”, che assorbe dal 20 al 30%, ha generato esubero di latte a causa della chiusura di bar e ristoranti. Il risultato è stato che in Italia il prezzo del latte è sceso di 2-3 centesimi al litro, quindi del 7-8%. Ma nella nostra logica cooperativ­a, noi abbiamo mantenuto il prezzo pagato ai nostri allevatori in linea con il 2019».

Il dg Marchi

Ci siamo concentrat­i sui prodotti più richiesti dal retail

 ??  ?? Direttore generale
Filippo Marchi, è direttore generale di Granarolo dal 2017. Prima ha lavorato per L’Oréal e Danone
Direttore generale Filippo Marchi, è direttore generale di Granarolo dal 2017. Prima ha lavorato per L’Oréal e Danone

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy