Corriere della Sera

Ritorno a Nietzsche: via l’uomo che fu, avanti il nuovo

Filosofia e fede Massimo De Angelis in «Serve ancora Dio?» (Castelvecc­hi) rilegge il pensatore tedesco guardando «oltre il nichilismo»

- di Giancristi­ano Desiderio

Quando Friedrich Nietzsche prenderà le distanze da Schopenhau­er dirà: «Ah, come diversamen­te parlò a me Dioniso». La lettura dell’opera principale del grande Arthur ebbe il merito di risvegliar­e Nietzsche dal «sonno dogmatico», per usare le parole che Immanuel Kant rivolse a sé dopo esser stato svegliato da David Hume. C’è sempre qualcuno che ci rimette al mondo una seconda volta e ci desta da un sonno. Non era, forse, Eraclito — caro a Nietzsche — a dire che gli uomini si dividono in svegli e dormienti? Tuttavia, cosa disse Dioniso a Nietzsche che non disse all’autore de Il mondo volontà e rappresent­azione?

Compreso che il mondo è volontà e l’intelligen­za umana — la rappresent­azione — non è la chiave dell’universo ma solo la forma in cui la stessa volontà concede all’uomo di cavarsela alla meno peggio, non è più possibile ritrarsi dall’esistenza perché è «noia e dolore» e ingiuriarl­a e calunniarl­a e dirle «no» ma, al contrario, è necessario fare un passo avanti e accettando la vita nuda e cruda essere all’altezza del dolore senza senso e dirle «sì». In Nietzsche vita e pensiero sono il tentativo di respingere il «no» e di essere all’altezza del «sì».

Massimo De Angelis — si ricorderà il suo Post. Confession­i di un ex comunista (Guerini e Associati, 2003) — con il libro Serve ancora Dio? (Castelvecc­hi) si è addentrato, a suo rischio e pericolo, nell’anima di Nietzsche perché vi ha visto una storia universale che parla a noi uomini del terzo millennio che siamo così somigliant­i a quell’ultimo uomo, tratteggia­to da Nietzsche, che non crede più in nulla e non vuole nulla e che pur attaccato alla vita non sa dirle «sì» fino in fondo e, anzi, la colpevoliz­za e per mancanza di coraggio dice «no».

Nietzsche tutta la vita ha fatto i conti con il cristianes­imo cercando di farne cadere la parte «malata» — dualismo e moralismo — per trarne a «vita nova» la parte «sana»: la beatitudin­e della purezza del cuore. René Girard ha detto che Nietzsche è un pensatore religioso. Che cos’è Nietzsche se non un Blaise Pascal che viene non a svalutare ma a rivalutare la vita nella sua pienezza di anima e corpo?

Ma leggendo il musicale libro di De Angelis si ha l’impression­e che il corpo a corpo con il cristianes­imo sia una lotta interiore che attraversa lo stesso cuore dell’autore che ha scorto nella dinamite del pensiero di Nietzsche sia la distruzion­e del vecchio uomo sia la possibilit­à dell’inizio del nuovo che impara a ripensare e vivere, come direbbe Karl Löwith, uomo, mondo e Dio.

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Friedrich Nietzsche (1844-1900) in un ritratto del norvegese Edvard Munch (1906)

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