Corriere della Sera

Il ritorno di Vanessa K

In arrivo Su Netflix il film «Pieces of a woman» di Mundruczó Kirby nella storia di una donna che sceglie di partorire in casa ma finisce per perdere la bimba «Sbagliato provare vergogna»

- Stefania Ulivi

Londinese fino al midollo. Ci è nata (di buona famiglia), ci ha studiato (nei posti giusti), ha costruito una gavetta corposa e meditata (tantissimo teatro con le compagnie che contano, e oculate partecipaz­ioni nelle serie che fanno curriculum). E ora Vanessa Kirby, 32 anni, è in pole position per la conquista della statuetta di miglior attrice ai prossimi Oscar grazie al ruolo di protagonis­ta nel film di un regista ungherese, Kornél Mundruczó, la sua prima opera internazio­nale in lingua inglese, girato in Canada ma ambientato a Boston. È Pieces of a woman (dal 7 gennaio su Netflix), presentato con successo a Venezia 77, meritatiss­ima Coppa Volpi per Vanessa che alla Mostra era presente anche con The World to Come di Mona Fastvold. Nel frattempo Kirby ha lavorato sul set più osservato e regolato del mondo, il nuovo Mission: Impossible 7 nei panni di White Widow (era già nell’episodio precedente del franchise e ci sarà per il prossimo), ancora riceve lodi per la sua principess­a Margaret delle prime due stagioni di The Crown (che le è valsa un Bafta) .

Insomma, è l’attrice del momento. Che, con perfetto british understate­ment, non si scompone. «Può sembrare strano trovarsi bene in un film come Pieces of a woman e in un blockbuste­r come Fast & Furious – Hobbs & Shaw o Mission: Impossible, ma è la mia forza. Non avrei pensato neanche io di trovarmi a mio agio in un film di azione, l’importante è andare al di là del genere e cercare l’anima del personaggi­o. Di fronte a ogni ruolo mi interrogo su cosa sia l’aspetto che mi tocca». Merito del palcosceni­co, sostiene. «Ho cominciato con il teatro e quando fai Shakespear­e,

Strindberg, Cechov ti metti alla prova con diverse sensibilit­à e sfide, come fossero generi a sé. Inconsciam­ente mi sono preparata a incrociare cose differenti anche sullo schermo. È una fortuna per me avere fatto questo tipo di esperienze, ti obbliga ogni volta a tirare fuori qualcosa di inedito». E quella con Mundruczó (premiato a Cannes nel 2014 per White God - Sinfonia per Hagen), è di quelle che non si dimentican­o.

Scritto dalla moglie sceneggiat­rice Kata Wéber, a partire da una loro esperienza personale, da cui già avevano tratto una pièce di successo, si concentra su una coppia di Boston, Martha e Sean (lui è Shia LeBeouf) alla vigilia del parto in casa della primogenit­a con l’aiuto di un’ostetrica, Eva (Molly Parker). Le cose non andranno come previsto, la bambina muore subito dopo la nascita lasciando una voragine di dolore in cui sembra impossibil­e non precipitar­e.

Un film che ha colpito Martin Scorsese: ha voluto salire a bordo come produttore esecutivo, ritrovando nel cast Ellen Burstyn (è la madre di Martha) che diresse in Alice non abita più qui. Anche per Kirby una folgorazio­ne: «Ho letto la sceneggiat­ura in un’ora e deciso subito che dovevo farlo. Cerco ruoli che mi mettano in crisi, che mi spaventino e questo è un argomento tabù che fa davvero paura. Non se ne parla. Io non ho figli, per prepararmi alle riprese ho incontrato tante donne che hanno vissuto esperienze simili, mi hanno parlato proprio di questo silenzio, della difficoltà di essere ascoltate, persino della vergogna che provano, il disagio sociale nei loro confronti. Volevo che il film fosse una testimonia­nza di questo: quando il tuo mondo va in frantumi e devi trovare la forza e il modo di rimettere insieme i pezzi». Lo sforzo di renderlo comprensib­ile anche a chi non l’ha vissuto: «Tutti noi abbiamo sentito questa responsabi­lità. Siamo consapevol­i che la loro è un’esperienza unica, quasi indicibile appunto, ma molte persone vivono traumi difficili da superare e condivider­e. Come si sopravvive a un dolore che ti toglie il fiato?».

La scena del parto è un unico pianoseque­nza lungo 24 minuti. Per l’attrice una prova estenuante: «Difficile, certo. Siamo riusciti a realizzarl­a nell’appartamen­to in un paio di giorni e quattro ciak. La mia fortuna è stata ritrovarmi circondata da persone brave e capaci — compresa un’ostetrica in qualità di consulente sul set, ndr —. Ma è stata l’esperienza più incredibil­e della mia carriera. Ora quando incontro una donna che ha partorito, sorrido. Mi sento più vicina».

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Premio
Coppa Volpi a Kirby all’ultimo festival di Venezia
L’album Premio Coppa Volpi a Kirby all’ultimo festival di Venezia
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Kirby nella serie «The Crown» è Margaret
Principess­a Kirby nella serie «The Crown» è Margaret
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Per Kirby altre due «Mission: Impossible», 7 e 8
Nel 2018 Per Kirby altre due «Mission: Impossible», 7 e 8
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Molly Parker (a sinistra) e Vanessa Kirby nel film «Pieces of a woman» diretto dal regista e sceneggiat­ore ungherese Kornél Mundruczó
Intensa Molly Parker (a sinistra) e Vanessa Kirby nel film «Pieces of a woman» diretto dal regista e sceneggiat­ore ungherese Kornél Mundruczó

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