Palermo, «Traviata» in stile «queer»: Violetta si innamora di un transgender
La Traviata in stile queer al tempo del Covid mescola Verdi a una voce che al megafono invita la gente a restare a casa. Verdi viene contaminato dai rumori della città. Violetta e Alfredo vivono il loro amore tra suoni artificiali e interventi elettroacustici. Per il secondo anno, dopo il concerto dedicato agli immigrati, il Massimo a Capodanno assume il ruolo di «disturbatore culturale». L’evento è visibile in streaming fino al 7 gennaio sulla web tv del teatro. Violetta si innamora di un transgender. Alfredo è quasi pelato, vestito da donna, tutto di bianco, a metà strada tra un Pierrot al femminile e Klaus Nomi, il cantante tedesco che ha ispirato Ernesto Tomasini, con la differenza che «lui era un alieno teutonico e io una specie di vedova siciliana», dice ironicamente il protagonista della serata, insieme a Carmen Giannattasio. Lei canta da soprano, lui canta come sa, da cabarettista. I loro frammenti della Traviata «fluida» sono divisivi, provocano reazioni contrastanti sui social con commenti da Germania, Belgio, Messico, Israele, Colombia, Cina: da «povero Verdi» a «complimenti per il coraggio», da «bigotti» a «bigotto sarà lei». Il concerto è cominciato con il Te Deum di Haydn, quando ha virato sul jazz si è scatenata la sarabanda. Si cercava non una trovata scenica estemporanea ma una rispondenza anche provocatoria fra il travestitismo esteriore e interiore.
Ecco una canzone della Repubblica di Weimar su un uomo che vuole essere donna e una donna che vuole essere uomo. «Anche io mi sono travestito musicalmente — racconta il direttore Omer Meir Wellber — ho suonato la fisarmonica, ho cantato Maruzzella. Mi sono messo in gioco». Verdi è un pretesto per parlare d’altro, ma incoraggia a pensare l’amore come un canto libero e a ritenere naturale il mondo queer; una sorta di «gay pride» dove il canto sostituisce la sfilata, incoraggiando a fare «l’amore, ognuno come gli va», come cantava Lucio Dalla nella canzone L’anno che verrà.