Corriere della Sera

La fine della contessa Vacca Agusta: 20 anni fa la morte divenne un reality

La tragedia a Portofino l’8 gennaio 2001. Il primo caso che portò la cronaca nera nei salotti tv

- di Marco Imarisio

Sono passati già vent’anni, ma è ancora oggi. Dalla porta appena socchiusa filtravano le voci e le figure di due uomini a quel tempo piuttosto noti. Seduto ai bordi del letto, Maurizio Raggio parlava con il suo amico Emilio Fede, direttore del TG4, che lo aveva raggiunto da Milano. Stavano trattando l’intervista esclusiva di un’altra persona, Susanna Torretta, donna del mistero, amica del cuore della contessa scomparsa, che verrà poi declassata a semplice conoscente.

Quello era il piatto forte dell’accordo in via di definizion­e nel segreto di una stanza al primo piano dell’hotel Splendido mare di Portofino, meta di sceicchi e nababbi che deve il nome a Gabriele D’Annunzio. Un colpo giornalist­ico che avrebbe poi dovuto essere condito con speciali, approfondi­menti, tutti concordati con un certo rigore, scrivendo su un foglio l’ora e il giorno della messa in onda. «Vedrai che ascolti che facciamo» gongolava Fede, tutto sommato con buone ragioni.

La triste storia della contessa Francesca Vacca Agusta, vita intensa alle spalle e davanti un presente di solitudine e infelicità, scomparsa l’8 gennaio del 2001 precipitan­do in mare dalla terrazza di Villa Altachiara, dimora esclusiva ma con una reputazion­e da toccare ferro, inaugura l’epoca della cronaca nera come un reality show, dove vengono condivisi in pubblico sentimenti, dolori e finzioni, da esprimere comunque in favore di telecamera. Fu il debutto di qualcosa che è arrivato fino ai giorni nostri, la vita e anche la morte in diretta. C’erano i fidanzati, gli amanti, un tesoro di eredità da cercare, c’era il jet set frequentat­o dalla povera donna, e una dimora considerat­a maledetta. C’era persino l’intrigo incarnato dal penultimo compagno, l’enigmatico Maurizio Raggio, che si arrabbiava molto quando lo si definiva faccendier­e, ma insomma non si capiva bene come campasse, amico e confidente della famiglia Craxi, sospettato di aver trasportat­o tesori dell’ex leader socialista all’estero, dettaglio da lui rivendicat­o con la faccia tosta che lo aveva reso celebre.

C’era tutto, e non c’era niente. Perché alla fine il delitto che inaugurò la stagione dei delitti mediatici, non era tale. Sotto effetto di whisky e sonniferi, la contessa scivolò in giardino e precipitò. Era da sola in casa con il suo nuovo fidanzato, il messicano Tirso Chazaro. Il suo corpo venne ritrovato diverse settimane dopo al largo di Tolone. Ci vollero mesi per stabilire una verità che con il senno di poi sembrava evidente, o almeno appariva chiara l’impossibil­ità di dimostrare qualcos’altro, senza testimoni, senza alcuna pezza d’appoggio a tesi diverse dal tragico incidente.

L’occasione era ghiotta. E venne colta, soprattutt­o dagli addetti ai lavori. Gli inquirenti aprirono una inchiesta per omicidio volontario, senza lesinare su dettagli ambigui, come i segni di colpi «inferti» alla testa della salma, che era rimasta in balia di acqua e scogli per oltre un mese. A Portofino ricordano con una punta di malizia la mattina del 5 febbraio, quando i dirigenti del Ris di Parma si esibirono in una discesa in corda doppia dalla sommità della scogliera assieme ad altri consulenti dell’accusa. Le telecamere del TG1 riprendeva­no la scena da una pilotina appostata al largo della baia. Fu in quella occasione che nacque una compagnia di giro composta da esperti e psicologi di vario genere, usa a ritrovarsi sui luoghi dei delitti più o meno celebri, e soprattutt­o nei salotti televisivi.

Ma a dettare i toni di una vicenda sono sempre i protagonis­ti. Negli ultimi anni, sono pochi coloro che hanno scelto riserbo e silenzio, avendone indietro spesso una forma sottaciuta di rispetto mediatico. Non fu certo quello, il caso della disputa intorno alla defunta contessa. Parlavano tutti, e più volte al giorno. Mettevano in scena sentimenti e dettagli inediti con inedita naturalezz­a. Raggio sapeva come utilizzare la stampa, tutto sommato era passato indenne attraverso Mani Pulite, il suo rivale messicano rispondeva con la stessa moneta, piangendo a richiesta. Erano uomini di mondo. E chi non lo era, come Susanna Torretta, l’unica che per altro non bussava a soldi, lo sarebbe ben presto diventato, posando per Capital e sbarcando all’Isola dei famosi.

Si arrivò al paradosso di due diverse cerimonie funebri per la stessa persona, nello stesso giorno, a poca distanza l’una dall’altra, con reazioni in diretta dei protagonis­ti a ogni pater ave gloria e chiacchier­e in libertà all’interno della cappella mortuaria. Finì come doveva, nel nulla. Soppiantat­o da veri e tremendi delitti, il presunto mistero perse d’interesse. Negli anni ottennero ben poco risalto i tentativi dei personaggi di quella che ormai era stata declassata a telenovela di riaprire le indagini accusandos­i l’uno con l’altro.

Vent’anni dopo non è rimasto che il contorno. La morte della contessa ha inaugurato un format poi adottato in altri settori della vita privata e pubblica. E tutti noi non abbiamo mai smesso di starci dentro.

Compagnia di giro

Per la prima volta prese forma una compagnia di giro fatta di esperti, inquirenti e giornalist­i

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A sinistra la contessa Francesca Vacca Agusta, classe 1942, origini genovesi, con il compagno di allora, il playboy Maurizio Raggio, oggi 61 anni, ristorator­e di Portofino considerat­o il tesoriere del Psi durante l’esilio ad Hammamet di Bettino Craxi. Sopra, una puntata di «Porta a Porta» dedicata alla tragedia e una foto che ritrae Tirso Chazaro e Susanna Torretta ai funerali della contessa
(Foto Ap, Agi e Ansa) Insieme A sinistra la contessa Francesca Vacca Agusta, classe 1942, origini genovesi, con il compagno di allora, il playboy Maurizio Raggio, oggi 61 anni, ristorator­e di Portofino considerat­o il tesoriere del Psi durante l’esilio ad Hammamet di Bettino Craxi. Sopra, una puntata di «Porta a Porta» dedicata alla tragedia e una foto che ritrae Tirso Chazaro e Susanna Torretta ai funerali della contessa
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