Trump, impeachment nel giorno di Biden
C’è il rischio che arrivi al Senato nel giorno dell’inaugurazione. Il nodo del processo a un ex presidente
È il momento della conta per i repubblicani. È il tempo degli avvocati per Donald Trump. Ma si avvicina anche l’ora del cambio alla Casa Bianca. Ieri sera, con un discorso in diretta tv, Joe Biden ha di fatto anticipato l’inizio della sua presidenza, fissato per le ore 12 di mercoledì 20 gennaio. Il senso è chiaro: il Paese è travolto dalla pandemia, la crisi economica è sempre più profonda. Questa settimana quasi un altro milione di persone ha chiesto il sussidio di disoccupazione. In totale i posti di lavoro bruciati dal Covid sono quasi 10 milioni.
Biden non ha voluto né potuto ostacolare l’impeachment. Ora, però, chiede innanzitutto ai democratici di sgomberare una corsia di emergenza al Senato. Bisogna subito ratificare le nomine dei ministri e approvare un massiccio pacchetto di aiuti, per almeno 1.500 miliardi di dollari. Ecco perché ora la prima mossa spetta a Nancy Pelosi. La Speaker democratica della Camera deve decidere quando trasmettere al Senato la risoluzione approvata mercoledì 13 gennaio. Il rischio è la sovrapposizione tra il giuramento del nuovo presidente e il processo al vecchio: un corto circuito politico.
Al momento c’è grande incertezza al Congresso. Ma per i democratici la soluzione più logica sarebbe far slittare di qualche giorno la fase finale dell’impeachment. È possibile che un rinvio sia comunque causato dagli avvocati di Trump. Il presidente in carica non ha ancora annunciato la composizione del suo team legale. Tuttavia la discussione è già cominciata: il Congresso può giudicare ed eventualmente condannare un ex presidente? È la domanda che potrebbe essere presentata dai difensori di Trump al tribunale federale di Washington.
Nel frattempo gli ultimi consiglieri rimasti a presidiare lo Studio Ovale stanno cercando di arginare la furia del boss. I media americani riferiscono che Pat Cipollone, capo dell’ufficio giuridico, lo avrebbe avvisato più o meno con queste parole: presidente, forse è già troppo tardi, ma deve prendere le distanze dall’assalto del 6 gennaio, altrimenti rischia di essere condannato dal Congresso e incriminato dalla procura Generale di Washington. Così, l’altro ieri, Trump si è esibito in un video pacificatore.
In parallelo «The Donald» scruta le mosse dei parlamentari. Il 13 gennaio, dieci deputati conservatori hanno votato per l’impeachment. Al Senato i margini sono più larghi. Per la condanna è necessario raggiungere il quorum dei due terzi: 67 «sì». Ciò significa che, dal punto di vista trumpiano, dovrebbero materializzarsi 17 «disertori». Potrebbe risultare decisivo l’atteggiamento di Mitch McConnell. Il leader dei Senatori repubblicani sarebbe «contento» per l’impeachment, ma ufficialmente ha fatto sapere di non aver ancora deciso.