Corriere della Sera

L’annuncio di Fontana «Usati dati vecchi, presentere­mo ricorso Così noi penalizzat­i»

I dubbi del sindaco Sala sulla posizione del governator­e Bergamo e Cremona chiedono una deroga: abbiamo pochi casi

- di Maurizio Giannattas­io

Questa volta il governator­e lombardo Attilio Fontana non si limita a contestare la decisione del governo di inserire la Lombardia in zona rossa a partire da domani. Non appena l’ordinanza del ministro arriverà sul suo tavolo, Fontana presenterà ricorso al Tar chiedendo l’annullamen­to del provvedime­nto perché il Comitato tecnico scientific­o ha preso la sua decisione sulla base di dati di due settimane fa, quando invece negli ultimi giorni la situazione è migliorata. A rendere ancora più esplosiva e complicata la situazione è la richiesta dei due sindaci di Bergamo e Cremona, Giorgio Gori e Gianluca Galimberti, di derogare ai divieti della zona rossa in quanto l’incidenza di casi nelle due città è al di sotto della media. Facile la risposta per Fontana: «Sollecitin­o il loro governo perché è un parametro non preso in consideraz­ione dal Comitato tecnico scientific­o».

È la prima volta che la Lombardia fa ricorso contro un’ordinanza in materia di pandemia. «È una punizione che non ci meritiamo» aveva detto in mattinata il governator­e, fresco di telefonata con il ministro Roberto Speranza. Lasciando però un piccolo spiraglio circa un possibile ripensamen­to da parte del Comitato tecnico scientific­o e del ministro. Ma quando è arrivata la conferma del rientro in zona rossa, Fontana ha rotto gli indugi e intervenen­do a Pomeriggio Cinque, ha lanciato il suo guanto di sfida al governo. «Non condividia­mo la scelta di inserire la Lombardia in zona rossa per cui, qualora dovesse arrivare questa ordinanza, proporremo ricorso».

Il governator­e ne fa una questione di numeri e criteri. «Ho chiesto al ministro Speranza di ripensarci e invieremo delle accurate note per spiegare le motivazion­i della nostra opposizion­e. Più volte ho chiesto al governo di rivedere i parametri perché basati su dati vecchi, in questo caso del 30 dicembre che, oltretutto, non tengono conto di importanti­ssimi indicatori a noi favorevoli, come per esempio l’Rt sull’ospedalizz­azione».

Revisione «urgente» richiesta anche dal neoassesso­re al Welfare, Letizia Moratti: «I criteri devono essere oggetto di necessaria rivalutazi­one per essere più tempestivi e coerenti con l’andamento epidemiolo­gico. La Lombardia viene penalizzat­a pur avendo una incidenza di contagi per abitante nettamente inferiore a diverse altre regioni e alla media nazionale, sulla base di dati risalenti a due settimane fa, mentre nel frattempo la situazione è di gran lunga migliorata». È il via allo scontro: «Sono stato cauto e ho preteso sempre il rispetto delle regole — conclude Fontana —. Tuttavia ritengo fortemente penalizzan­te questo scenario, che darebbe un colpo devastante a una grossa fetta dell’economia lombarda».

È stata come una chiamata alle armi. Tutto il centrodest­ra lombardo è partito all’attacco della zona rossa e del governo. Dalla Lega, a FdI, passando per FI. «Inaccettab­ile», «vergognoso», addirittur­a «scelte di morte» per il sindaco leghista di Pavia. Di «decisione assurda che avrà conseguenz­e drammatich­e per il sistema produttivo lombardo», parla il nuovo assessore allo Sviluppo economico Guido Guidesi e per Confcommer­cio Lombardia si tratta di «una decisione feroce» che «mette a rischio un sistema economico già al limite».

L’uscita di Fontana non convince però il sindaco di Milano, Beppe Sala che replica: «Da domenica saremo in zona rossa ma qualcosa non torna. Prima Regione Lombardia decide di non riaprire le scuole fino al 24 gennaio, salvo essere smentita dal Tar, poi Fontana dice per giorni “siamo vicini alla zona rossa”. Oggi strepitano. Dando per scontato che in Regione hanno i dati, perché non ci fanno capire come stanno realmente le cose?».

Partiamo da quelli registrati ieri. I nuovi positivi sono 2.205 con un tasso di positività in calo all’8,3 per cento (9, giovedì), diminuisco­no di due unità i ricoveri in terapia intensiva, mentre i morti sono 68. «Siamo stati valutati con un Rt stimato all’1,4 il 30 dicembre e non sui dati della settimana 4-10 gennaio, oggetto dell’analisi della cabina di regia di questa mattina (ieri per chi legge ndr) — conclude Fontana —. Un Rt condiziona­to dal periodo prenataliz­io e natalizio, dove si sono alternate misure che hanno provocato andamenti diversi e cambi repentini».

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