«Inseguono i nostri senatori ma nessun rischio di fughe Il voto? Se non ci sono altre vie»
Tajani (FI): pronti al confronto, non vuol dire sostegno a Conte
La parola d’ordine è e resta «fare presto». Perché secondo Antonio Tajani, vicepresidente di Forza Italia, oggi il centrodestra non può fare molto di più che stare a guardare «quello che succederà. Assistiamo a una guerra tutta interna alla sinistra. Più che essere come sempre responsabili — votando gli scostamenti, i risarcimenti ai cittadini quando andavano nella direzione giusta, facendo proposte su Recovery plan, sul piano vaccinale, cose che abbiamo fatto e continueremo a fare — non possiamo».
Responsabili fino a che punto? C’è chi scommette che qualcuno di FI possa davvero entrare nel gruppo dei responsabili pronti a soccorrere il governo Conte.
«La nostra linea è chiarissima: non sosterremo un governo delle sinistre, non abbiamo nulla in comune con loro, abbiamo valori e progetti diversi. Siamo nel centrodestra e ci muoviamo di concerto come è sempre stato. A quanto risulta a me, non ci sono problemi fra i nostri senatori. Vengono corteggiati, certo, ma non mi sembra proprio che ci siano rischi di fughe. Dicevano che ci saremmo spaccati nel voto sul Mes: beh, mi pare che oltre a un paio di parlamentari in dissenso non siamo andati».
E nei vostri alleati centristi, come l’Udc?
«Hanno partecipato ai nostri vertici, a tutte le riunioni. In ogni caso, se mai dovesse accadere che Conte trovi qua e là i 161 voti per la fiducia, mi chiedo come possa un governo reggersi su due senatori a vita e tre transfughi...».
Non sarebbe legittimo?
«Un esecutivo così non avrebbe vita facile e prospettive: bisogna avere la maggioranza anche nelle commissioni, governare richiede numeri certi e forze politiche convinte. Con tutto il rispetto, una cosa è il gruppo del Maie, altra un partito come Italia viva. Ma questi saranno affari loro, se ce la faranno».
Forza Italia si muove insieme agli alleati Anche l’Udc è presente a tutti i nostri vertici
Maggioranza larga
«Un esecutivo di unità al momento è fuori dal dibattito, non ha senso fare proposte»
Lei crede che il governo abbia i numeri?
«Io ne dubito fortemente, al momento mi dicono che siano a 150/152. Tra l’altro, lo ha detto Salvini stesso, ci sono senatori che dal M5S potrebbero passare alla Lega. Martedì sapremo. Se ce la faranno, vedremo che maggioranza sarà e come e quanto potrà andare avanti».
Altrimenti?
«Altrimenti la parola passerà al capo dello Stato».
Lega e Fratelli d’Italia chiedono le elezioni. Voi no?
«Anche noi abbiamo detto che sarebbe la via maestra, ma bisogna capire se ci sono le condizioni per farle o no. È un’ipotesi qualora non si trovassero altre vie».
Ma perché non proponete voi un governo allargato alle forze che vorranno starci, di unità nazionale?
«Che chiediamo a fare una cosa che nessuno dice di voler fare? Lo esclude il Pd, lo esclude il M5S. Al momento è fuori dal dibattito. Non è nemmeno chiaro se il governo ha la fiducia o no, non ha senso fare proposte. Martedì vedremo che strada ha preso la crisi».
Ma la vostra disponibilità al confronto c’è ancora o no?
«Una cosa è il sostegno a governi di sinistra, che escludiamo, altra la collaborazione istituzionale: ci siamo sempre stati, ci saremo tanto più se non avranno i numeri, per il bene del Paese».