Scandalo sui bonus alle famiglie In Olanda salta il governo Rutte
Soldi chiesti indietro ingiustamente. Il premier: «Il nostro è un fallimento orribile»
Una cosa va detta: Mark Rutte, premier olandese in sella dal 2010 e da ieri dimissionario, non è tipo da due pesi e due misure. Ha sempre proclamato il rigore di bilancio in Europa, capofila dei Paesi «frugali», e lo ha sempre praticato in casa (il debito pubblico dell’Olanda nel 2020 è arrivato al 60% del Pil, quello dell’Italia al 160%). La sua amministrazione fiscale non è stata da meno: ha accusato di frode circa 26 mila famiglie per aver incassato i sussidi all’infanzia tra il 2013 e il 2019 e ha chiesto indietro gli aiuti, decine di migliaia di euro, lasciandole in profonda difficoltà. Ma le richieste di rimborso sono risultate illegittime, come emerso un mese fa da un’inchiesta parlamentare intitolata «Ingiustizia senza precedenti». Lo scandalo ha portato alle dimissioni il governo olandese, in piena pandemia (l’Italia non è l’unico Paese in crisi, e in Europa c’è anche l’Estonia), a due mesi dalle elezioni già in programma per il 17 marzo.
Rutte ha parcheggiato la sua bicicletta ai piedi della scalinata che lo ha portato dal re Willem-Alexander, a cui ha presentato le sue dimissioni e quelle dei suoi ministri. Poco dopo in una conferenza stampa il premier ha spiegato che «lo Stato di diritto deve proteggere
i suoi cittadini da un governo onnipotente e ha fallito in modo orribile». Ha promesso che le famiglie a cui è stata chiesta ingiustamente la restituzione degli assegni saranno indennizzate: «Deve essere organizzato un risarcimento economico per i genitori. Non si può sbagliare di nuovo». Riceveranno ora almeno 30 mila euro. Il premier uscente ha anche annunciato che sarà «introdotto un nuovo sistema di indennità». L’amministrazione aveva preteso i rimborsi per piccoli vizi formali come firme mancanti o timbri poco leggibili. Il fisco ha ammesso che almeno 11 mila persone sono state sottoposte a revisione per le origini etniche o la doppia nazionalità. Orlando Kadir, un avvocato che difende 600 famiglie, ha parlato di «profilazione su base etnica».
Intransigente e rispettoso delle regole — durante il lockdown per due mesi non ha fatto visita in casa di riposo alla madre 96enne e ha passato con lei solo l’ultima notte prima che morisse come consentito dalle regole olandesi — il premier si è assunto la responsabilità dello scandalo anche se, ha spiegato, «non ho avuto alcun coinvolgimento diretto ma ovviamente un coinvolgimento indiretto». Motivo per cui ha detto di «poter continuare come leader del partito, ma alla fine spetterà agli elettori». Rutte ha guidato tre governi di coalizione dal 2010. Nelle elezioni del 2017 ha sconfitto il leader di estrema destra, populista e antieuropeista, Geert Wilders, mantenendo il Partito popolare per la Libertà e la Democrazia(Vvd) prima forza del Paese.
L’Olanda resterà confinata in lockdown almeno fino al 9 febbraio. Il premier ieri in conferenza stampa ha rassicurato gli olandesi: il governo dimissionario «continuerà a lavorare per combattere contro il Covid-19» finché non sarà formato un nuovo esecutivo dopo le elezioni di marzo.
Deve essere organizzato un risarcimento per i genitori Lo Stato di diritto deve proteggere i cittadini da un governo onnipotente Penso di poter continuare come leader del partito, ma spetterà agli elettori decidere